Riceviamo e pubblichiamo la lettera del potentino Vincenzo De Lorenzo inviata al presidente del Consiglio dei Ministri, Giuseppe Conte.
“Egregio Presidente del Consiglio dei Ministri,
le condizioni attuali di emergenza sanitaria ed economica a causa del Coronavirus hanno tenuto e continuano a tenere Lei e il suo Governo impegnati nel contenere le conseguenze devastanti di questo drammatico evento su tutta la popolazione. Per tale motivo, assumo che lei conosca quanto la pandemia e il forzato, necessario isolamento a casa abbia già colpito e rischi di approfondire enormemente il livello di sofferenza fisica, sociale e psicologica, nonché economica, che le persone con grave disabilità fisica, intellettiva, sensoriale, e dunque più fragili dal punto di vista dell’autonomia personale, già sperimentano nelle loro esistenze quotidiane.
Mi rivolgo a lei come persona con una disabilità fisica che comporta la mia non autosufficienza, e dunque il ricorso costante ad una figura di assistenza per tutte le funzioni fisiologiche (mangiare, bere , dormire , andare in bagno, muoversi) e comunicative, disabilità che tuttavia non mi ha impedito, laddove ho potuto godere di adeguata assistenza, di condurre da 53 anni una vita degna, in cui fossero preservati gli scambi con l’esterno, la realizzazione di azioni significative, la costruzione di legami affettivi, la progettazione di piani futuri, l’immaginazione.
Da molti anni mi batto per il rispetto dei diritti di noi persone con disabilità, perché le leggi vengono promulgate ma trovano scarsa applicazione a causa di una macchina burocratica lenta e farraginosa. A questo proposito, le indicazioni del primo programma d’azione biennale per la promozione dei diritti e l’integrazione delle persone con disabilità, adottato con d.p.r. del 4 ottobre 2013 sottolinea che “le persone con disabilità non devono più chiedere il riconoscimento dei loro diritti, bensì sollecitare la loro applicazione e implementazione, sulla base del rispetto dei diritti umani. “
La richiesta che rivolgo a Lei, Egregio Presidente, e con lei, al Ministro del Lavoro e delle Politiche sociali, e alla Regione Basilicata, si applica alla iniziativa sperimentale nota come Bando PRO.VI, Progetto di Vita Indipendente (Atti di riferimento n.13A2.2016/D. 00169 del 29/04/2016 e n.13A2.2017 del 08/11.2017).
La richiesta che Le porgo è di fatto una denuncia di quanto l’iniziativa, per come essa è stata implementata dalla Regione Basilicata, secondo un Avviso pubblico con termine di scadenza, sottopone la persona con disabilità ad un’avvilente e onerosa attesa, che peraltro risulta prolungarsi laddove (come accaduto esattamente nell’ultima edizione del bando, ed è attuale nel momento stesso in cui Le scrivo) le domande non abbiano esaurito i fondi disponibili.
Alla percezione di abuso e vittimizzazione generati da richieste burocratiche sorde alla sofferenza e dignità umana cui una persona disabile adulta come me (e /o i suoi familiari) è sottoposta da decenni, dalla ripetizione di documentazione utile a “certificare” patologie e condizioni anche per persone, come me, per le quali queste non mutano nel tempo, si aggiunge pertanto la realtà di una emorragia di tempi, e di attese, motivati dalla necessità che siano espletate “scadenze”, stilate ed esaurite “graduatorie”, colmati e compensati ritardi e omissioni d’altri, potenziali beneficiari da un lato, dimentichi o troppo scoraggiati per sottoporre la domanda, o amministrazioni inefficaci nel far circolare capillarmente le informazioni, dall’altro.
E’ per i motivi sopra esposti che ritengo di doverle chiedere un concreto sostegno.
Personalmente, sono giunto allo stremo della sopportazione, fisica, economica e psicologica, pur avendo forti risorse interne di resilienza maturate anche nell’ambito della mia formazione (sono io stesso uno psicologo).
Le chiedo una svolta significativa perché le pratiche di accesso e fruizione dei contributi del Fondo per le non autosufficienze trasferite dallo Stato a ciascuna Regione si rendano uniformi sul territorio e conformi alla opportunità che la persona con disabilità realizzi effettivamente un suo Progetto, collocato entro tempi certi e concordato con i Servizi: questa ambizione può facilmente rendersi attuale laddove si adottino, per tutte le Regioni, pratiche di candidature della domanda “ a sportello”
L’assistenza all’handicap grave non può essere soggetta ad una tempistica dettata dalla burocrazia (o dal fallimento della burocrazia). La nostra quotidianità deve avere occasione di rinnovarsi e sperimentarsi in forme nuove secondo i tempi di vita e di immaginazione della persona, non degli Uffici o delle Amministrazioni, permettendo di svolgere le diverse funzioni giornaliere, rendendoci la vita più ‘normale’, nelle nostre abitazioni o in strutture a noi dedicate, devono avere la certezza di ottenere il giusto compenso e vivere a loro volta in maniera dignitosa, senza dover chiedere ciò che invece spetta loro.
La saluto cordialmente, in attesa di un suo riscontro”.