Espedito Moliterni referente Regione Basilicata della Società Italiana di Igiene: “I no vax, gli operatori sanitari e il valore etico delle vaccinazioni”. Di seguito la nota integrale.
Negli ultimi due anni, fortemente caratterizzati dall’emergenza pandemica da COVID 19, che ha inciso in modo significativo sulla vita di noi cittadini ed in cui, fra l’altro, la sostenibilità dei sistemi sanitari è stata messa a dura prova, la prevenzione ha rappresentato uno dei più efficaci strumenti per fronteggiare non solo l’emergenza sanitaria, ma anche quella sociale ed economica.
In tale contesto, le vaccinazioni hanno svolto un ruolo di primissimo piano nella lotta alla pandemia e, per i conseguenti benefici anche in campo sociale ed economico, il ruolo della profilassi vaccinale risulta fondamentale per ripensare alla prevenzione come un sistema di “investimento” in salute e non solo.
I vaccini si collocano senza dubbio tra gli interventi più efficaci e sicuri a disposizione della Sanità Pubblica per la prevenzione delle malattie infettive. Difatti, grazie alla loro introduzione, lo scenario epidemiologico delle malattie infettive per le quali è disponibile la vaccinazione è radicalmente mutato in pochi decenni, portando alla drastica riduzione della loro incidenza e alla scomparsa di autentici flagelli, come il vaiolo e la poliomielite.
Ma veniamo all’attuale emergenza pandemica.
L’impatto positivo dei vaccini anti Covid è stato dimostrato da due nuovi studi: uno internazionale guidato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) in collaborazione con il Centro Europeo per la Prevenzione ed in controllo delle malattie (ECDC) e uno studio italiano dell’Istituto Superiore di Sanità ( ISS).
Lo studio OMS, che si riferisce al periodo da gennaio a novembre 2021, rileva come la vaccinazione abbia evitato il 51% delle morti attese nella regione Europea tra i soggetti di età maggiore di 60 anni nei primi 11 mesi di campagna vaccinale. Questo valore è in linea con i risultati dello studio ISS che, anche considerando una popolazione più ampia (soggetti di età maggiore di 12 anni) e criteri più conservativi di efficacia afferma che nei primi nove mesi i vaccini anti Covid hanno evitato oltre 22mila decessi fino a settembre 2021. Lo studio mostra inoltre come siano stati evitati in Italia 445mila casi, 79mila ricoveri e quasi 10mila ammissioni nelle terapie intensive.
Delle 22mila morti evitate il 71% è negli over 80, la prima fascia di età a raggiungere alte coperture oltre a quella a maggior rischio di morte per Covid, il 18% nella fascia 70-79, l’8% nella 60-79 . Senza i vaccini il tasso di ricoveri ordinari atteso sarebbe stato di 1592 ogni 100mila abitanti negli over 80, 871 per la fascia 70-79, 595 per i 60-79 e 214 per gli under 60, mentre quelli osservati sono stati rispettivamente 886, 618, 421 e 163.
Questi importanti ed autorevoli studi dimostrano come le persone vaccinate abbiano un rischio molto più basso di avere conseguenze gravi dall’infezione ed inoltre appare evidente che l’estesa campagna vaccinale abbia favorito le aperture con il conseguente miglioramento degli indici economici e sociali.
Quanti altri morti sarebbero stati evitati, quanti altri ricoveri in meno avremmo registrato, quante attività economiche non avrebbero chiuso se ci fosse stata una maggiore adesione alla vaccinazione?
E’ mai possibile che i cosiddetti No Vax continuino a confutare dati così chiari ed esaustivi come quelli che ci provengono dall’Organizzazione Mondiale della Sanità e dall’Istituto Superiore di Sanità?
E’ mai possibile che i cosiddetti No Vax continuino a negare i benefici delle vaccinazioni, così come la storia sanitaria degli ultimi due secoli ci insegna?
E’ mai possibile che i cosiddetti No Vax non comprendano il valore etico delle vaccinazioni, in quanto strumento di benessere del singolo e della collettività?
Io spero che si ravvedano; non possono rimanere indifferenti al valore sociale delle vaccinazioni che, ad esempio, garantiscono tutti coloro che non possono vaccinarsi per motivi di salute, ma che riescono comunque ad essere protetti grazie alle estese coperture vaccinali del resto della popolazione.
Non possono ignorare che la straordinarietà dello strumento è data dal fatto che esso, a fronte di un modesto impiego di risorse economiche, comporta rilevanti benefici in termini di immunità individuale e immunità collettiva.
Non possono trascurare il semplice assunto che una popolazione sana risulta essere uno dei principali fattori di crescita economica e sociale di un Paese, in quanto incrementa la produttività grazie a una maggior forza lavoro, un maggior consumo e quello che sta accadendo con la pandemia da COVID 19 ne è la dimostrazione.
Dunque, i vaccini rappresentano un grande valore dal punto di vista umano, etico e sociale. Essi infatti sono in grado di venire incontro al bisogno di salute della popolazione e il riconoscimento del loro valore deve essere condiviso tra tutti coloro che operano nel sistema sanitario ed i cittadini.
Questa condivisione è indispensabile per garantire la consapevolezza dell’indiscutibile validità dell’intervento vaccinale e la sua accettabilità sociale. È dunque importante promuovere lo sviluppo di una vera e propria “cultura vaccinale”, atta a sviluppare nel cittadino una maggiore consapevolezza circa le potenzialità delle vaccinazioni e a contrastare invece il diffondersi di fuorvianti falsità e pericolosi pregiudizi.
E’ proprio in ossequio alla precitata “ cultura vaccinale” che nel nostro territorio è stata scritta una delle più belle pagine di intervento di Sanità Pubblica: la partecipazione alla campagna vaccinale ha visto la partecipazione di personale medico, infermieristico, amministrativo, pur non appartenente ai Dipartimenti di Prevenzione, che hanno sapientemente coordinato il lavoro, di volontari della Protezione Civile, delle Forze dell’Ordine, di medici ed infermieri in pensione, dei Sindaci che hanno organizzato campagne vaccinali nei loro Comuni, dei Medici di Medicina Generale e dei Pediatri di Libera Scelta: uno sforzo corale che ha dato ottimi risultati in termini di coperture ed il cui modello organizzativo si auspica che possa essere ripetuto per campagne di somministrazione di altri vaccini, con particolare riferimento a quelli destinati agli adolescenti ed adulti.
Va rilevato e ribadito con forza che tutti gli operatori sanitari e non che hanno partecipato alla campagna vaccinale e i cittadini che hanno aderito ad essa hanno dimostrato che con la scienza, la solidarietà e la partecipazione si favorisce il benessere della società.
A coloro che, fino a questo momento hanno ritenuto di non vaccinarsi, un appello ad aderire alla campagna vaccinale: è in gioco non solo la salute, ma l’intero sistema sociale ed economico.