Sulla crisi al Comune di Matera si registra l’intervento del consigliere comunale Gaspare L’Episcopia, che riportiamo di seguito.
La situazione in cui oggi la città si ritrova è indiscutibilmente complicata. Nel corso degli ultimi tempi, insieme ad altri consiglieri della maggioranza, ho posto al governo cittadino delle questioni di carattere politico la cui risoluzione ritenevo necessaria per un proficuo prosieguo dell’attività politico/amministrativa della civitas. I toni utilizzati e le azioni poste in essere, non sempre sono state “ortodosse” ma avevano un unico intento, ovvero quello di dare nuovo slancio e nuova linfa al governo della città. La proposta di rivedere lo staff del sindaco, di una giunta con soli 6 assessori, di reinquadrare le attività poste in essere dai dirigenti, percorreva esattamente questa prospettiva. D’altra parte però, io insieme ai miei “critici colleghi” non siamo stati in grado di includere in queste iniziative anche altri consiglieri che da più parti avvertivano la stessa insofferenza. Troppo spesso, invece, abbiamo posto veti e contro-veti che non hanno di certo agevolato la ridefinizione del quadro politico ma hanno snaturato la bontà dell’azione posta, allontanando, di fatto, le parti in causa. Il sindaco dal suo canto, non ha captato i segnali di insofferenza della città, non ha apprezzato l’azione politica da noi portata avanti che ha permesso comunque di far passare, senza colpo ferire, importanti provvedimenti in consiglio comunale come il bando dei rifiuti, non ha carpito l’opportunità che la definizione di una giunta politica avrebbe concretamente dato quella sterzata necessaria per una proficua gestione della “cosa pubblica” preferendo tirare la corda e bleffando con il finto azzeramento della giunta nel mese di dicembre, non ha percepito la necessità di coinvolgere realmente la città facendosi rintanare nelle stanze del mal consiglio circondato da mietitori di odio, da sparvieri in attesa di divorare la carcassa, non fidandosi invece della caratura culturale che ha contraddistinto la sua storia come uomo e come politico. Anche la città, la società civile, ha tenuto in quest’ultimo periodo comportamenti poco consoni. Ha alzato i toni della discussione esasperando la già complicata situazione, comprensibilmente perché si rendeva conto che molte cose non funzionavano. La minoranza consiliare ha solcato, da parte sua, vittima troppo spesso di personalismi e di giacenti propositi di vendetta e di rivalsa, il terreno della discordia in attesa di minare alla struttura della compagine di governo ma ha anche cercato di evitare che il governo e la maggioranza commettesse leggerezze imperdonabili. Come è facilmente desumibile tutti i soggetti coinvolti, politici e non, hanno commesso errori di valutazione arroccandosi troppo spesso sulle proprie posizioni vantando, ognuno per proprio conto, di essere nel giusto e di possedere la reale soluzione ai problemi legati alla città. In tutti i casi prospettati la verità nuda e cruda risiede nella constatazione che il sentimento che ha animato le diatribe sopravvenute è l’amore incondizionato nei confronti della città di Matera. Da questo puro e profondo sentimento io voglio partire e ripartire. La mia famiglia mi ha insegnato che per avere una vita dignitosa bisogna lasciare il passo, bisogna andare avanti morendo anche alle proprie pretese e alle proprie convinzioni cercando di capire l’altro costruendo ponti di pace e non di odio. Questo stesso appello oggi lo vorrei rivolgere all’unica persona in grado di essere il garante, di essere il costruttore di pace, di ricreare sinergie, di ridare lo slancio necessario alla città per il percorso della candidatura come Capitale Europea della Cultura. Per fare questo, caro sindaco, lei ha una sola strada percorribile ovvero quella di includere e non di escludere. L’unica soluzione è quella di ritrovarsi, magari davanti ad un caffè in Piazza Vittorio Veneto, e discutere sui programmi, sulle soluzioni, sulle visioni d’insieme. Abbiamo l’irripetibile opportunità di ricostruire tutti insieme, dalle ceneri della divisione, un percorso nuovo che tenga conto di tutte le forze politiche, tutte, compreso il Movimento 5 stelle. Possiamo dimostrare a tutta la comunità nazionale ed internazionale che non a caso la città di Matera è stata la prima città del sud Italia a liberarsi, da sola, dalla occupazione nazi-fascista, che il materano riesce ad adeguarsi, ad adattarsi alle situazioni, a cambiare, a sotterrare l’ascia delle diatribe e ad imbracciare l’arma della costruzione, a ricreare dalla roccia, immodificabile, panorami nuovi e scenari inaspettati. Caro sindaco non è e non sarà mai una questione personale. Deve avere il coraggio, come uomo, di guardare avanti, può essere il primo sindaco in grado di conciliare le diverse anime della città. I cittadini in campagna elettorale hanno creduto questo, non tradisca la loro fiducia, l’unica strada percorribile è quella di andare avanti senza guardarsi indietro. Per queste ragioni, al fine di non lasciare queste considerazioni come lettera morta comunico che domattina presenterò all’ufficio di Presidenza del Consiglio Comunale formali dimissioni da Presidente della Commissione Politiche Sociali con la speranza che questo gesto possa rientrare nell’ottica di una proficua ricostruzione e possa servire al sindaco per ridare lo slancio necessario a ridefinire la strada che la città vorrà intraprendere e per ristrutturare a tal fine l’assetto del nuovo governo.
Ma questo Lepiscopia le rilegge le idiozie che scrive ? Comunque in conclusione i 6 dissidenti sono diventati 5.