Pubblichiamo la lettera che il senatore Giovanni Barozzino di SEL ha inviato al presidente della Giunta Regionale di Basilicata Pittella sulle crisi sociali lucane.
Presidente Pittella,
È di solo qualche giorno fa la notizia dell’ultimo studio europeo che classifica la Basilicata tra le regioni più povere d’Europa, con un Pil pro-capite pari al 69% della media europea.
Di per sé i numeri rischiano però di assuefarci, se non fosse per le drammatiche situazioni che coinvolgono non solo bilanci e statistiche, bensì le sofferenze di uomini e donne in carne e ossa. Parliamo di uomini e donne che non hanno un lavoro, che non lo hanno mai avuto o lo hanno perso a causa di una crisi produttiva senza precedenti.
La fotografia del nostro paese, nonostante le rassicurazioni che spesso arrivano dai piani alti di una politica sempre più distante dalle difficoltà di chi deve misurare, quotidianamente, il proprio scivolamento verso la povertà – relativa o assoluta – è la fotografia di un paese reale molto lontano dalla fiaba della ripresa, e basterebbe uscire dai palazzi di cristallo in cui spesso si è chiusi per comprenderne il portato.
Nel quadro nazionale la situazione lucana, così come descritto dallo studio europeo citato come incipit alla presente, assume i contorni di un surplus di drammaticità, quest’ultima appena celata e occultata dalla ripresa produttiva all’interno dello stabilimento Sata di Melfi. Registriamo tassi di disoccupazione giovanile che hanno superato da un pezzo quelli che venivano definiti, solo qualche anno fa, livelli minimi per la tenuta democratica; assistiamo a una fuoriuscita oramai quotidiana di padri e madri di famiglia dai processi produttivi; assistiamo a una emigrazione di ritorno da far impallidire anche le stagioni in cui le percentuali di ‘fuga’ di giovani e meno giovani ci facevano gridare al disastro. Giovani che scappano non per fare fortuna, non per arricchirsi, ma sempre più spesso per pura sopravvivenza. Parliamo di tremila giovani che ogni anno lasciano questa nostra terra (immagina cosa significano, presidente, in una piccola regione come la nostra, tremila giovani che ogni anno vanno via senza farvi ritorno?)
Di fronte a queste drammaticità forse finisce anche il senso della polemica, perché dovrebbe essere compito della politica tutta provare a lavorare a un piano straordinario e allo stesso tempo strutturale per permettere, a chi rischia di uscire definitivamente dallo spazio dell’esercizio della cittadinanza, di ritrovare la propria dignità. Straordinario perché ‘straordinaria’ è la situazione venutasi a determinare con una delle più gravi crisi che ha colpito non solo il nostro paese – e, con esso, in maniera ancora più pesante il Mezzogiorno e la Basilicata – ma l’intero occidente capitalistico. Strutturale perché, come molti hanno osservato, nella straordinarietà delle dimensioni, questa crisi è anche costituente un nuovo ordine sociale.
È arrivato il momento, presidente, di istituire un tavolo istituzionale – dal sottoscritto più volte invocato – in cui, ciascuno nel suo ruolo e per la sua funzione, possa apportare idee e proposte provando a fornire risposte alle tante, troppe emergenze in corso. Un tavolo in cui si provi a mettere temporaneamente da parte anche le legittime diversità esistenti tra noi e al quale non dovranno, né potranno mancare, i rappresentanti sociali che, quotidianamente, misurano il disagio delle lucane e dei lucani.
Serve urgente una garanzia di accesso a un reddito di quante e quanti oggi ne rimangono sprovvisti, vedendo deteriorare la propria condizione materiale ma anche venendo colpiti in quella dignità che mai dovrebbe essere messa in discussione.
Qualche giorno fa un Comitato costituito da associazioni, sindacati, partiti e singoli cittadini ha consegnato al consiglio regionale – con il sostegno di oltre duemila firme – una proposta di legge regionale per la istituzione di un Reddito Minimo Garantito: una misura di tipo universalistico e su base individuale che nel suo configurarsi come misura strutturale, ha il merito di unire la necessità a dare risposta a quante e quanti oggi non hanno accesso ad alcuna forma di reddito, al tentativo di legare la Basilicata – e il paese intero – a quella Europa in cui, fatta eccezione per l’Italia e per la Grecia, simili forme di sostegno esistono da decenni.
La discussione sulla necessità d’istituire un reddito ‘di cittadinanza’ è finalmente fuoriuscita dalle stanze di ristretti circoli per approdare al dibattito nazionale, declinandosi così come necessità d’interventi strutturali che riconfigurino il welfare state del XXI secolo. La Basilicata, su questa strada, è stata forse un’antesignana, con una proposta di legge già presentata oltre due anni fa e su cui, i comitati promotori – in virtù della sottoscrizione di quella proposta di oltre cinquemila lucani – sono già stati ‘auditi’ dalla IV Commissione regionale. A quella proposta si aggiunge quella degli scorsi giorni di cui sopra.
Di fronte ai numeri della drammaticità sociale che ci circonda, la Basilicata potrebbe trovare il coraggio di passare da regione antesignana a regione laboratorio, anche in virtù della limitata platea in termini assoluti su cui provare a sperimentare misure innovative di welfare in grado di fuoriuscire dalla umiliazione in cui le persone – e con esse le famiglie – vengono gettate da crisi occupazionali ataviche che oggi incrociano anche la crisi globale.
Spesso Lei presidente ha parlato di un tempo del coraggio. Il coraggio è una categoria delicata da maneggiare, almeno quanto delicato è lo stato di depressione in cui sono gettate le lucane e i lucani. Però le questioni delicate vanno affrontate di petto. Ecco perché Le chiedo di assumere una iniziativa che, partendo dalle proposte già consegnate al consiglio e su cui si sono espressi i lucani sottoscrivendole, si dia attuazione a misure universali e strutturali che ci permettano di uscire dal medioevo sociale in cui la nostra regione e le sue genti sono gettate.
Sen. Giovanni Barozzino – Sinistra Ecologia Libertà