“Cristianamente riprendiamo a dialogare” contesta i contenuti della lettera aperta inviata dal sindaco di Tricarico Vincenzo Carbone al presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte. Di seguito la nota integrale di “Cristianamente riprendiamo a dialogare” e il testo della lettera aperta del sindaco di Tricarico inviata al premier Conte, già pubblicata.
È un eufemismo definire sconcertante la lettera aperta che il Sindaco del comune che fu di Rocco Scotellao invia al presidente del Consiglio Giuseppe Conte: in un battito di ciglia ha azzerato la storia e la cu!tura non solo di Tricarico, ma dell’Italia intera. Rivolgersi al capo del governo definendolo “uomo del sud”, tirare in ballo la “questione meridionale”, scendere nel più bieco vittimismo e sentimentalismo patetico nell’accennare alle case abbandonate a agli occhi dei figli “che rivedremo forse solo a Natale”. Ben oltre l’indecenza la conclusione del sindaco “erede” di Scotellaro che ha l’ardire di rivolgersi alla massima autorità del governo italiano definendolo un vecchio amico. Un sindaco che invita il Presidente del Consiglio a trascorrere un giorno a Tricarico “senza fare nulla di importante” è una offesa e un disonore per tutti i tricaricesi, ma è una vergogna per tutti gli italiani. Il sindaco dell’avantitutta mostra di non avere i rudimenti essenziali per essere un amministratore giacché, in una contingenza non proprio lineare per la situazione italiana, fra coronavirus, prescrizione, consiglio europeo, probabile recessione, si permette di invitare il Premier Conte a “raccontarci il passato ed entusiasmarci per il futuro, con un bicchiere di vino in mano”. Difficile trovare parole per esprimere lo sdegno ed anche la profonda vergogna che proviamo, come tricaricesi prima ancora che come consiglieri comunali: certo che ci si entusiasma per il futuro con uno o probabilmente tanti bicchieri di vino aspettando l’alba, che arriverà nuova sì, come tutte le albe, ma maleodorante a causa dei postumi di una sbronza, che seppure rientra nelle abitudini di molti certamente non attiene alla persona rispettabile e saggia del Premier Conte. E se il sindaco “erede” di Scotellaro con questa turpe lettera aperta ha dato dimostrazione di quale sia il suo rispetto per la politica e per le istituzioni, ha anche dato ulteriore prova di quale sia il suo livello di cultura, in ambito storico-letterario. La chiusa finale “È così che avrebbe fatto Rocco Scotellaro” cancella con un colpo di spugna, imbevuta naturalmente nel vino, il valore dell’azione politica del sindaco Scotellaro, relegandone l’impegno per elevare la qualità della vita dei Tricaricesi con annesse lotte contadine, ad un deplorevole trascorrere il tempo con “un bicchiere di vino in mano”. Infine, pur non avendo noi l’ardire di proclamarci dotti conoscitori della letteratura del ‘900 e non solo, pur non avendo noi accesso ai sacri altari custoditi da vestali e sacerdoti di Scotellaro che finalmente questo sindaco ha ricollocato sui piedistalli dei loro sepolcri imbiancati, lo invitiamo a farsi spiegare da tutti questi illustri personaggi il significato della poesia letta da Conte, soprattutto la seconda strofa: ” Abbiamo il collo/duro, la faccia/di terra, abbiamo/e le braccia/di legna secca/colore di mattoni. ” Ben altra cosa dall’avere il volto paonazzo all’alba…
Riceviamo e pubblichiam la lettera inviata dal sindaco di Tricarico, Vincenzo Carbone al Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte.
Egregio Avvocato Giuseppe Conte,
Sono il Sindaco di Tricarico (Matera) e mi permetto di scrivere queste poche righe per esprimerLe l’immensa gratitudine mia e di tutti i miei concittadini per quanto accaduto in occasione del “tavolo CIS” tenutosi a Palazzo Chigi.
Il ricordo dell’illustre nostro poeta Rocco Scotellaro, che Lei ha inteso fare declamando i versi di “Noi non ci bagneremo sulle spiagge”, ci riempie di gioia e di orgoglio e sottolinea l’importanza della figura di Scotellaro nel panorama letterario italiano del ‘900.
Gli scritti di Scotellaro raccontano di una terra afflitta dalla povertà e dall’emigrazione che, a distanza di circa 70 anni, sono spaventosamente attuali e reali.
Lei Signor Presidente, come uomo del Sud, può facilmente immaginare cosa si prova a camminare tra case ormai abbandonate ed a guardare negli occhi i nostri figli che rivedremo forse solo a Natale.
E’ questa la realtà dentro la quale noi amministratori lucani ci dimeniamo ogni giorno, impotenti di fronte ad uno spopolamento e a un declino che oramai pare irreversibile.
Sappiamo quanto Le stia a cuore la “Questione Meridionale” e sono tangibili i Suoi sforzi nel tentativo di interrompere questo atavico vortice negativo che porta alla scomparsa dei nostri fantastici borghi.
Ci piacerebbe ospitarLa un giorno a Tricarico ma senza fare nulla di importante.
Come vecchi amici raccontarci il passato ed entusiasmarci per il futuro, con un bicchiere di vino in mano aspettando “Sempre nuova è l’alba”.
E’ così che avrebbe fatto Rocco Scotellaro.