Le Province di Potenza e Matera saranno trasformate in enti di secondo livello. A confermarlo è un “codicillo”, passato quasi inosservato, alla Legge di Stabilità, approvata venerdì scorso alla Camera, che impedisce le elezioni nelle 52 Province i cui mandati scadranno nella primavera 2014 e nelle 20 commissariate dal 2012. Sulla vicenda si registra un nota di Vittorio Prinzi, consigliere provinciale di Potenza. Di seguito la nota integrale
Siamo alla vigilia della discussione in Parlamento del disegno di legge che prevede la trasformazione delle Province in enti di secondo livello; la discussione riprenderà una volta approvata la legge di stabilità e potrebbe concludersi entro l’anno.
Stando al disegno di legge, le Province diventeranno enti di secondo livello e subiranno una fortissima riduzione delle funzioni: resterebbero la pianificazione territoriale, il coordinamento ambientale, la viabilità, ma non gli altri ambiti. Le scuole, per esempio, passeranno ai Comuni.
Registro intanto – sottolinea Prinzi – che tra le prime dichiarazioni il neo Governatore Pittella ha annunciato la volontà di mettere in discussione la riforma che da noi ha portato alla soppressione delle Comunità Montane e all’istituzione delle Aree Programma manifestando il proposito di prediligere le Unioni dei Comuni che da noi hanno già qualche esperienza attraverso la gestione in forma consortile di alcuni servizi (smaltimento rifiuti, polizia locale, strutture sportive). Condivido la valutazione non positiva sull’esperienza sinora svolta dalle Aree Programma. L’idea a livello nazionale è che per ora si debba approvare questa trasformazione dell’ente Provincia, il tema delle funzioni sarà affrontato dopo. Dovranno decidere Comuni e Regioni chi si fa carico di cosa. Al momento, dunque, non è dato sapere chi prenderà in carico le altre funzioni e in che modo. Voglio ricordare – dice Prinzi – che alla Provincia di Potenza abbiamo contribuito a superare il rischio di arroccamento intorno ad una sterile quanto inutile difesa dello status quo, superando lo steccato di un dibattito Province sì, Province no, a partire da un interrogativo: quale Basilicata senza Province? Le Province, come non devono essere condannate come capro espiatorio di tutti gli sprechi e i costi della politica (i fatti e le cifre, come è noto, dicono ben altro), così oggi non possono e non devono costituire una palla al piede, a ben vedere, pur meno pesante di tante altre, per una riforma costituzionale che tenda ad uno Stato più efficiente e meno costoso e persegua un riassetto istituzionale ed amministrativo delle autonomie locali. Per me – conclude Prinzi – il punto di partenza della riforma della governance territoriale e quindi degli enti sub-regionali è che la politica e le istituzioni sono al servizio delle persone e dei territori e gli enti locali deve essere più vicini ai cittadini. In un momento in cui tutti danno addosso alla politica e ai politici (a torto o a ragione), dobbiamo avere il coraggio di difendere la partecipazione democratica e non confondere i costi della politica, certamente da ridurre, con i costi della democrazia, che regolati e contenuti il più possibile, vanno difesi e sostenuti da una società civile e democratica”.
Mi trovavo in un luogo dove la Regione non esisteva. Tutti i servizi che componevano la funzione pubblica, dallo Stato centrale, erano assegnati alle Province che le di stribuiva ai Comuni. La buracrazia, cosi come la conoscevo, era rodotta quasi a zero. Molti enti conosciuti come Inps Inail e simili erano scomparsi perchè assorbiti dai Comune, mentre lo Stato centrale, a cui le Province e i comuni dovevano dar conto, oltre ad assicurare i servizi insostituibili, fungeva da organo di controllo. Ho avuto cosi, nella mia città, la sensazione di trovarmi a stretto contatto con lo stato, beneficiando di quei servizi diretti che fino a qualche tempo fa erano impensabili. Per strada ho percepito, in molti cittadini, la gioia di essersi liberati da tutto l’apparato regionale (enti assessori consiglieri presidenti) e da tutti i costi che si affrontavano per sostenerli…………………..Ad un tratto ho sentito un suono : era la sveglia che segnava le 7 del mattino. Era solo un sogno.
Un sogno che potrebbe trasformarsi in proposta di legge se molti come te ci credono.
Anch’io ritengo che sono le Regioni gli Enti inutili e mangiasoldi.
L’esempio che mi piace citare è del Trentino, dove la regione è solo un confine geografico, e che le Province hanno piena autonomia.
E’ vero che parliamo di una cultura diversa, ma diamine possiamo sempre imparare dai nostri connazionali a saper ben amministrare e a fornire servizi efficienti!
Ma davvero state pensando e dicendo che le Provincie sono un Ente virtuoso… Mi auguro e spero che i post di sopra siano stati scritti da dipendenti provinciali, altrimenti non riesco a spigarmi del motivo per cui, per anni, gli Enti Provincia siano sempre stati accusati di essere degli stipendifici, dove l’80% dei dipendenti non fa nulla… ed ora sono diventati virtuosi…
Ma dove vivete…
Un Ente con centinaia di dipendenti per gestire solo strade e scuole che potrebbero essere tranquillamente demandate a comuni e Anas…
Vogliamo parlare dei Centri per l’Impiego??? Degli enti di formazione come Ageforma? Dell’APEA??.. Centinaia di persone assunte su progetti fantasma per organizzare i Pic Nic di pasquetta nei fiumi??
Dire che le Provincie non sono Enti “inutili” è una mera ipocrisia… Ravvedetevi e siate realisti..
Osservazione giusta e condivisibile, ci mancherebbe altro. Vedere oggi una provincia virtuosa é come dire di aver visto il sole tramontare ad est. Gli sprechi da te citati e, secondo me, sei stato fin troppo generoso nell’evidenziarli, sono tutti riconducibili ad un sistema di gestione provinciale a cui siamo abituati ad assistere oggi. Eliminando le regioni con le sue lobby ed i costi da esse sostenute e trasferire le sue funzioni alle province, riorganizzate e funzionanti per il solo bene comune, (so di sognare) emergerebbe l’ente intermediario inutile.