Dal Centro Democratico un’ esplicita e netta opposizione alla tendenza bipartitista: i processi politici possono essere incoraggiati, ma non decisi per via legislativa. Sono parole di Bruno Tabacci, leader del Cd, pronunciate alla festa de l’Unità di Bologna e che diventano un anticipo del dibattito-confronto che Cd ospiterà a Matera per la festa nazionale in programma dal 12 al 14 settembre prossimi sul tema “Mille giorni e una coalizione riformatrice per l’Italia”. Una scelta quella di Matera, patrimonio mondiale dell’Unesco, con l’obiettivo del partito di dare una nuova “spinta” alla candidatura di Capitale Europea della Cultura 2019. La kermesse – che si articolerà attraverso una serie di dibattiti sulla situazione politica ed economica del Paese e prevede tra gli ospiti il portavoce e vicesegretario nazionale del Pd Lorenzo Guerini – sarà presentata ai giornalisti MARTEDI’ 9 SETTEMBRE a Matera in una conferenza stampa (ore 17, sede CD provinciale Mt, via Protospata) alla presenza del coordinatore nazionale Pino Bicchielli, del segretario nazionale amministrativo Nicola Benedetto, e dei segretari regionale Luigi Scaglione e provinciale di Matera Pasquale Stella Brienza.
Tabacci anticipa il pensiero di Cd: “dobbiamo costruire un raggruppamento più eterogeneo, invece di puntare ad un sistema bipartitico ostruttivo. Se dobbiamo fare un sistema interamente americano facciamolo completamente, senza fare pasticci. Forse sarebbe meglio affrontare una strada diversa, però. Non possiamo definire i processi politici per via legislativa o governare con decreti avendo come prospettiva temporale 1.000 giorni”.
Per il leader di CD: “La situazione è diventata molto più mobile. Bisogna affrontare le riforme strutturali per rimanere all’interno dei processi creati con la nascita dell’euro. In Italia c’è una differenza enorme tra il livello di spesa pubblica e il livello di qualità dei servizi erogati. Il tema della spesa pubblica è cruciale, proprio in questo campo lo Stato deve dare di più. I soldi che gestiamo per conto dei cittadini devono essere spesi bene”.
Tabacci ancora afferma: “Non possiamo lavorare solo sui tagli lineari, che poi hanno ricadute sempre negative sull’economia. Dobbiamo fare le riforme fatte bene. Questo costa di più, dire dei no motivati: questo vuol dire essere progressisti. Non c’è bisogno di noi progressisti per fare cose banali. I temi principali sono la riforma della pubblica amministrazione, il mercato del lavoro, la scuola. In Europa siamo considerati poco affidabili per tutti i nostri piccoli sotterfugi, Germania e Gran Bretagna hanno fatto per tempo le riforme che dobbiamo fare noi oggi. La cosa principale è la semplificazione dei processi legislativi arrivati a livelli insostenibili. Questa complessità burocratica infligge enormemente con la produttività e la concorrenza. In questo senso sono più di sinistra io di molti altri che si sentono di sinistra”.
“Ripartiamo dalle conclusioni dell’Assemblea nazionale del 19 luglio che – evidenzia Nicola Benedetto – ha riconfermato la linea del Centro Democratico che si è data attraverso la mission di assicurare rappresentanza politica a quelle componenti della società che appartengono all’area del centrosinistra ma si riconoscono in valori, interessi, sensibilità, distinti da quelli ai quali si ispira il Partito Democratico. Rientrano nel nuovo modello di partito le intese con Realtà Italia, Democrazia Solidale di Lorenzo Dallai, i movimenti locali e con le liste civiche che sono la ricchezza dei territori e che hanno bisogno di una entità a dimensione nazionale che abbia la volontà e la capacità di fare la sintesi delle proposte, delle sollecitazioni, delle voci spontanee che si levano dal Paese reale. Il Centro Democratico può e deve svolgere questo ruolo in quanto è un partito aperto, nel quale ci si confronta sulle idee e sulla volontà di partecipazione”.