Alla vigilia del nuovo anno scolastico i dati allarmanti sul calo degli studenti nelle scuole lucane e di conseguenza sul calo delle cattedre per gli insegnanti conferma che siamo di fronte ad una nuova ondata emigratoria di docenti non solo lucani quanto meridionali verso il nord, migranti intellettuali sbarcati in molti casi da atenei del Mezzogiorno rincorrendo il miraggio di una cattedra che non c’è per tutti, almeno in quelle aree più a sud del Paese. Lo sostiene la segreteria regionale di Italia dei Valori della Basilicata sottolineando che al depauperamento culturale che coinvolge soprattutto i nostri centri minori dove in troppi casi non si riesce nemmeno a garantireai ragazzi dello stesso paese la scuola dell’obbligo si aggiunge un flusso migratorio che richiama quello degli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso. Dall’emigrazione sud-nord di allora verso le fabbriche a quella verso le cattedre degli anni duemila.
Nel nuovo anno scolastico – è scritto nella nota di IdV – accadrà da noi che risulterà in buona parte vanificato l’accordo tra i Ministeri dell’Economia e della Pubblica Istruzione per l’assunzione di 52.000 insegnanti a partire dal primo settembre 2017, che pure ha fatto tirare un sospiro di sollievo a tanti docenti precari lucani e meridionali. In attesa di conoscere quanti saranno i posti destinati alla Basilicatao agi insegnanti lucani con la valigia in mano non ci resta che fare i conti con il decremento di iscrizione degli alunni: in meno di vent’anni le scuole meridionali hanno perso mezzo milione di studenti (-14%), mentre quelle del centro-nord hanno riempito le aule con quasi 800 mila studenti in più (in larga parte stranieri): un incremento del 20%.
Ci sono quindi fenomeni demografici, ma anche sociali, che hanno spostato negli anni il baricentro della scuola italiana, mettendola su un piano inclinato: più studenti al centro-nord spingono un gran numero di docenti, concentrati nel meridione, verso nord.
Per IdV bisogna correre ai ripari ed affrontare il fenomeno sociale che presenta un quadro inequivocabile e drammatico facendo ricorso a misure strutturali a lungo termine, che sono finora mancate. La scuola – è scritto nella nota – in fondo è solo la punta dell’iceberg dello spopolamento e quindi della diminuzione demografica della nostra popolazione e gli insegnanti sono tra quanti ne pagano le conseguenze maggiori.Le cause sono da individuare in una pluralità di fattori, tra i quali spiccano la scarsa considerazione che la politica ha avuto nei confronti della scuola e l’immagine non esaltante della scuola resa dai mass media ( motivi più recenti, può apparire scontato citare le misure di razionalizzazione adottate per la scuola che hanno messo a dura prova la categoria degli insegnanti in termini retributivi e su altri aspetti concernenti le condizioni di lavoro). Noi dell’ Italia dei valori puntiamo sulla scuola e sull’intera filiera dell’istruzione e della formazione con la consapevolezza che sia un vantaggio studiare ai fini di un inserimento globale visto che qualsiasi indagine ci mette come fanalino di coda sia dal punto di vista dell’età anagrafica che della didattica.
Mag 26