Anche la Regione Piemonte dopo la Puglia mette sul piatto risorse finanziarie importanti e vara il Piano di contrasto alla povertà destinato a 40mila nuclei familiari. Da noi invece dovrebbero partire i cosiddetti tirocini di formazione ma del Reddito minimo di inserimento ancora non c’è traccia.A sostenerlo è il segretario regionale della DC-Libertas Basilicata, Giuseppe Potenza, invitando ad un’accelerazione dell’iter attuativo del provvedimento.
Per la Dc un altro esempio significativo da seguire viene dalla Regione Emilia-Romagna che ha definito un piano per contrastare la povertà alimentare che, solo in Italia, coinvolge oltre 5 milioni di persone, di cui 1,3 milioni di minori.Alla povertà alimentare, paradossalmente, si contrappone lo spreco di cibo, tanto che nell’Unione europea si stimano180 kg di cibo buttato pro-capite (dati Eurostat 2015).
Da noi al 6 febbraio di quest’anno si era in attesa dell’attuazione della legge regionale “Contrasto al disagio sociale mediante l’utilizzo di eccedenze alimentari e non” approvata in Consiglio regionale esattamente un anno fa (luglio 2015).La legge, al fine di tutelare le fasce più deboli e sostenere la riduzione degli sprechi, contiene ottime azioni – rimaste sulla carta – per promuovere le attività di solidarietà, beneficienza, di recupero e distribuzione delle eccedenze alimentari e non alimentari, al fine di contrastare povertà e disagio sociale.Ancora un segnale che da noi le cose si fanno ma non vengono seguite con la dovuta attenzione e finiscono per restare buoni propositi se non buoni annunci che generano aspettative destinate ad andare deluse.
Occorre invece lavorare anche sulla sponda delle imprese di distribuzione: i possibili “donatori” di cibo, incidendo sulla valorizzazione della responsabilità sociale di impresa e creando, a tale proposito, un marchio “etico” regionale per le aziende che aderiscono in modo stabile e continuativo al progetto attraverso vere e proprie donazioni e la fornitura di prodotti in eccedenza.
Non si sottovaluti che è propria la povertà ad ogni latitudine della Terra – dice Potenza – l’humus ideale per il radicalismo sino a produrre il terrorismo islamico. Gli occidentali sono additati come “crociati colonizzatori”, i “responsabili” delle ingiustizie socio-economiche, gli infedeli “da distruggere”. Da qui la furia di colpire tutto ciò che non è conforme all’Islam considerato originale, quello del VII secolo, «e tutto ciò che rappresenta la modernità».Ma attenzione, anche l’Occidente e più in generale la comunità internazionale giocano un ruolo nella diffusione di questo fondamentalismo.Con la globalizzazione, si è continuato a impostare il rapporto con la popolazione solo in chiave commerciale, economica.Si è portato lavoro, non idee o cultura. La responsabilità, in altre parole, sta anche nel non aver sostenuto e rinforzato l’unico argine efficace contro il radicalismo: la cultura”.
Lug 04