Giuseppe Potenza, segretario DC-Libertas Basilicata, auspica in una nota la nascita di una Camaldoli lucana in vista delle prossime elezioni regionali. Di seguito la nota integrale.
Ricorre in questa settimana il settantesimo anniversario del “Codice di Camaldoli”. Un evento che impegnò i laureati cattolici assieme ad alcuni intellettuali dal 19 al 26 luglio del 1943, nel ritiro del Casentino, per discutere di problemi sociali, di economia, di finanza secondo gli insegnamenti della dottrina sociale della Chiesa. A Camaldoli non fu licenziato un protocollo con le caratteristiche di programma di partito, come lo furono le Idee Ricostruttive di De Gasperi, ma i contenuti andarono certamente ad arricchire il paradigma solidaristico degasperiano, contribuendo a specificare una visione più dinamica dell’intervento pubblico in economia. Il documento s’impose come punto di svolta della dottrina economico-sociale dei cattolici in politica, sancendo il passaggio dalle teorie della scuola sociale cristiana di fine ‘800 a quelle più moderne del XX secolo.
Ebbene 70 anni dopo, quello che sulla stampa è stata definito il “laboratorio di centro e dei cattolici” non è che una copia sbiadita e lontana da quell’esperienza culturale e civile. Non disconosciamo la buona volontà di chi lo ha promosso, ma mettiamo in discussione metodo e merito. Metodo: ancora accordi tra partiti-movimenti; merito: programma nebuloso e quindi generico.
La crisi della Politica nasce da molto lontano, con la crisi dei partiti politici dopo la fine della prima Repubblica. Il personalismo da una parte e l’impossibilità del cittadino di scegliere il proprio delegato parlamentare dall’altra hanno generato disordine istituzionale e mediocrità politica. La confusione tra etica ed etichetta, l’abbandono progressivo di alcuni partiti “centristi” dall’insegnamento derivante dalla dottrina sociale della chiesa come cardine irrinunciabile per l’impegno politico dei cattolici, ha generato nei casi migliori “cattiva politica” e nei peggiori il dilagare del “paganesimo”, vero nemico del bene comune. La classe dirigente politica non si inventa, e non potrà essere più selezionata con metodi che non sono in linea con il gradimento preferenziale del cittadino.
Giustizia sociale, economia sociale, politica come servizio, reciprocità, libertà, dono, sussidiarietà, no profit, buona politica, persona, vita, famiglia; questi i valori che dobbiamo riscoprire come fondamenta della costruzione del discorso politico “moderato” per consolidare e costruire il consenso nei ceti medi e non solo.
Per questo, dopo la presentazione dell’ associazione “Basilicata Impegno Comune” è sempre più attuale la nostra proposta di una “Camaldoli lucana” attraverso la convocazione degli Stati Generali del Laicato Cattolico e quindi dei singoli cattolici impegnati in politica per la definizione di un progetto all’insegna dei valori della solidarietà, dell’impegno per superare il disagio sociale, dell’eticità e dello sviluppo per l’occupazione. Si tratta di riprendere quel percorso, nella piena autonomia, per arrivare ad un’idea nuova per la Basilicata sulla quale chiamare tutti al confronto. L’indignazione e la protesta contro gli abusi e la corruzione dilaganti ad opera di tanti esponenti della politica, quello che i Vescovi lucani chiamano “profondo disagio morale” vanno trasformati in proposta di cittadinanza attiva a cui dar seguito attraverso un nuovo patto di corresponsabilità tra politica e cittadini, attraverso un dialogo coraggioso tra le varie sensibilità politiche, in particolare su alcune questioni non rinviabili che minano la crescita e lo sviluppo del nostro territorio.
Noi democratico-cristiani, più volte e da più parti tirati in ballo a conferma dell’attualità del pensiero di don Sturzo-Moro-Colombo siamo disponibili a favorire ogni forma di dialogo-confronto per evitare che la frammentazione della presenza dei cattolici in politica continui a produrre innanzitutto marginalità e scarso peso nelle più importanti scelte del futuro delle nostre comunità, a partire dalla scadenza elettorale di metà novembre. L’insegnamento a realizzare la buona politica resta quello dei vescovi lucani: favorire il coinvolgimento di uomini e donne che, motivati da una reale vocazione alla promozione del bene comune e del governo della nostra Regione, possano ispirarsi alle indicazioni consegnateci da Benedetto XVI, il quale parlando di una nuova generazione di cattolici impegnati in politica, traccia in cinque punti il profilo di riferimento: coerenza con la fede professata, rigore morale, capacità di giudizio culturale, competenza professionale, passione di servizio.
Lug 13