Giuseppe Potenza a nome della DC-Libertas Basilicata, in una nota annuncia che I cattolici impegnati in politica non “tifano” certo per l’indipendenza della Scozia e non credo possano accarezzare l’idea che, per avere in comune con la Scozia il petrolio, la Basilicata debba avventurarsi in fantasiose strade di completa ed avveniristica autonomia. Di seguito la nota integrale.
I cattolici impegnati in politica non “tifano” certo per l’indipendenza della Scozia e non credo possano accarezzare l’idea che, per avere in comune con la Scozia il petrolio, la Basilicata debba avventurarsi in fantasiose strade di completa ed avveniristica autonomia. Alla base di queste motivazioni ci sono riflessioni politiche di carattere generale e squisitamente europeiste ed altre di carattere regionale. Con ordine e con sintesi: papa Francesco da tempo parla di una «terza guerra mondiale» strisciante. Una dichiarazione grave, tanto più che il Papa costituisce un punto di riferimento morale che va ben aldilà dei confini della Chiesa cattolica Le tante questioni che agitano il pianeta (un mondo islamico che deve decidere come affrontare la sfida della modernità; la situazione in Ucraina che porta alla luce l’antico difficile rapporto tra Occidente e Russia; le persistenti tensioni che attraversano l’Asia con il riemergere della potenza cinese; la perenne instabilità africana) dicono di un mondo in cui la mostruosità che sta dentro il cuore dell’uomo può tornare a esplodere.
Ed è soprattutto il fanatismo islamico ad allarmare di più l’Europa e l’Occidente sotto assedio e a rivendicare il rafforzamento dell’Europa Unita intesa come Europa di popoli con la tutela e il rispetto di ogni fede e cultura. Il referendum in Scozia, inoltre, non va sottovalutato, rimette in moto i focolai indipendentisti catalani e baschi in Spagna, fiamminghi in Belgio e persino qualche veneto col carro armato in garage.
Sul piano regionale è semplicemente demagogico ritenere che una Regione Basilicata autonoma possa far rientrare dalla finestra quello che è già uscito dalla porta: il centralismo statale sullo sfruttamento degli idrocarburi. Si tratta piuttosto di individuare forme, modalità e strumenti di rilancio della concertazione solidale tra Stato e Regione, ancor più necessaria per la salvaguardia della Regione sempre sotto attacco, senza ricorrere ad “autosospensione” dal proprio partito per accreditare il “sacrificio” da “primo della classe”.
Dunque la politica non può esimersi dal fare i conti con la tecno-economia e la religione. I grandi interessi, le aspettative delle popolazioni e la loro identità profonda sono dimensioni che vanno ricomposte insieme. Solo come continente politico-economico-culturale potremo esistere nel nuovo scenario globale. A chiedercelo sono i padri cattolici fondatori dell’Europa Unita che hanno costruito l’attuale sistema da ammodernare, adeguare ma sicuramente da non dividere.