“Dopo che anche noi, con le elezioni regionali di un anno fa, abbiamo registrato una percentuale storica di astensionismo, la cosa che più mi scandalizza è il fatto che il presidente del Consiglio Renzi ritenga l’astensionismo fortissimo in Emilia e in Calabria un problema secondario”. Lo sostiene il presidente del Comitato Nazionale degli iscritti alla Dc 1992-93 Giuseppe Potenza per il quale “la chiave di interpretazione della diserzione dal voto è di varia natura e soprattutto nella propensione all’astensionismo tra i cattolici praticanti considerata più alta rispetto al resto dei cittadini”.
Nel sottolineare che “un’ indagine Ipsos rivela come le parole alle quali ci si sente più vicini, che suscitano sentimenti fortemente positivi, sono quelle che richiamano comunità e coesione: famiglia solidarietà, partecipazione, lavoro e bene comune”, l’esponente della Dc sottolinea che “se la lotta agli sprechi e alla corruzione, come segnala l’Ipsos, è al primo posto nell’agenda elettorale degli italiani, cattolici compresi, insieme alle preoccupazioni per il rafforzamento dell’economia e la difesa del potere d’acquisto dei salari e degli stipendi, dai politici cattolici ci si aspetterebbe più attenzione alle condizioni di lavoratori, famiglie e poveri, e più onestà e rigore morale rispetto agli altri politici.
L’astensionismo è dunque un dato che va preso sul serio, perché la rinuncia dei cittadini al diritto di voto è sintomo del malessere diffuso ormai in tutta la popolazione. Un malessere causato dai vari scandali e dai cattivi esempi che ha offerto la politica nei tempi recenti. Anche per questo, per ridare fiducia ai cattolici – continua Potenza – abbiamo intensificato gli sforzi per ridare una casa politica ai cattolici riorganizzando il Partito, eleggendo gli organi nazionali, regionali, provinciali e locali, applicando fedelmente lo Statuto della D.C.. A sorreggerci nel gravoso impegno prima di tutto civile ed etico sono le parole dure di Papa Bergoglio: “la crescita delle diseguaglianze e delle povertà mettono a rischio la democrazia inclusiva e partecipativa la quale presuppone sempre un’economia e un mercato che non escludono e che siano equi”. Il vigore del suo richiamo, rispetto a quello dei suoi predecessori, sta nel far agire la fede nella contemporaneità; sta nella spinta verso “un progetto di sviluppo integrale che – come precisa lo stesso Bergoglio – per essere reale, deve raggiungere ed offrire possibilità a tutti”.
Dunque il processo di nuovo protagonismo dei cattolici in politica va avanti, ma è indispensabile per i cattolici individuare il contenitore della buona politica. Più che un atteggiamento, un cattolico con responsabilità nelle istituzioni deve spendersi per un progetto di vita.