“In piena crisi di governo, il ministro Centinaio ha pensato bene di compiere un atto puramente politico mettendo al timone di Agea, un’agenzia strategica per l’agricoltura, il veneto Andrea Comacchio. Non posso non domandarmi quale sia il vero motivo di tanta premura. Si tratta di un gesto ai limiti della correttezza istituzionale, e per questo presenterò a stretto giro un’interrogazione al premier Conte”.
Lo ha detto il senatore Saverio De Bonis commentando la notizia di pochi giorni fa della firma, da parte del ministro delle Politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo Marco Centinaio, della nomina di Andrea Comacchio quale direttore dell’Agenzia per le erogazioni in Agricoltura (Agea).
“Io non so se questa nomina diventerà effettiva perché ad oggi non è stato pubblicato alcun decreto, ma trovo comunque assurdo il modus operandi del Ministro che, in un passaggio così delicato per il paese, decide di cambiare i vertici di un ente pagatore che gestisce miliardi di euro ed è fondamentale per il settore agricolo. Forse sente il fiato sul collo e vuole piazzare un uomo di sua fiducia prima che sia troppo tardi”.
“Il cambio dirigenziale – spiega De Bonis – non trova una giustificazione valida, visto che l’Agea negli ultimi anni ha mutato radicalmente fisionomia. L’attuale amministrazione ha addirittura pagato gli anticipi di domanda unica entro il 31 luglio, anziché a partire dal 15 ottobre com’era previsto, e ha recuperato i ritardi delle regioni per il Psr, rinnovando i processi di pagamento. Tra l’altro, è l’unico organismo pagatore europeo ad aver introdotto in via sperimentale il monitoraggio preventivo”.
“Naturalmente tutto è migliorabile, ma viene il sospetto che dietro la mossa di Centinaio non ci siano mere valutazioni tecniche. E che la scelta sia caduta su un ex dirigente del Veneto a guida leghista lascia presagire una politica parziale tra Nord e Sud, nell’ottica di quel progetto di autonomia differenziata che aumenterebbe lo storico divario dell’Italia. Il Mezzogiorno agricolo non chiede privilegi ma equità, sia chiaro. Spetterà al prossimo governo rivedere questa decisione intempestiva e scorretta”.