“Ci sembra doveroso spiegare perché ci siamo astenuti dal voto sulla fiducia al cosiddetto ‘decreto agosto’. Qualunque organo collegiale, anche l’assemblea di condominio, esige che l’ordine del giorno sia dettagliato e siano specificate le questioni da trattare, in modo che il singolo componente sia messo in condizione di conoscere per deliberare e partecipare in modo attivo e responsabile. Eppure il testo di legge che doveva approdare in Aula per la votazione è stato depositato solo poche ore prima, e con ampie modifiche rispetto alla versione iniziale. Questo ci avrebbe costretto, quindi, a votare la fiducia sulla fiducia, al buio insomma. Una situazione che si ripresenta puntualmente, perché è una diretta conseguenza di un incostituzionale abuso della decretazione d’urgenza. Non potevamo avallare ancora una volta questa prassi, per questo abbiamo scelto l’astensione. Non abbiamo votato contro questo scempio soltanto perché non potevamo consentire che gli italiani che necessitano di aiuto rimanessero senza le giuste provvidenze, anche se somme rilevantissime sembra siano state dilapidate in sussidi e consulenze governative”.
Lo hanno dichiarato in una nota congiunta i senatori Elena Fattori, Gregorio De Falco e Saverio De Bonis per illustrare le ragioni della loro astensione alla votazione di ieri al Senato per la fiducia al DDL 104/2020, cosiddetto ‘decreto agosto’.
“Vogliamo peraltro ricordare – aggiungono i senatori – che a settembre il Presidente della Repubblica, nel promulgare il cosiddetto ‘decreto semplificazione’, ha ribadito che nel corso dell’esame delle leggi di conversione non possono essere inserite ‘norme palesemente eterogenee rispetto all’oggetto e alle finalità dei provvedimenti d’urgenza’. Questa prassi, infatti, priva i parlamentari della possibilità di esaminare con la dovuta attenzione il provvedimento ed eventualmente di migliorarlo. In queste condizioni, non si può esprimere un voto in scienza e coscienza. Del resto, già la Coste costituzionale, in merito all’approvazione al Senato del DDL di bilancio del 2018, stigmatizzò questa modalità evidenziando che essa può compromettere seriamente le prerogative costituzionali dei singoli parlamentari rispetto alla loro funzione di rappresentanza della nazione”.