Riportiamo di seguito la nota di Franco Vespe che contiene alcune riflessioni sulle conseguenze del referendum sulla Brexit, in particolare sulle inquietanti ombre che ricadono sugli attuali regimi democratici. Di seguito la nota integrale.
Il referendum che ha sancito la Brexit, al di là del merito sul quale si è pronunciato, ha gettato cupe ombre su come oggi funziona la pratica democratica nel nostro continente. Perché dico questo? Se andassimo ad approfondire il contributo dato e ricevuto dalla Gran Bretagna (GB) all’UE, scopriremmo che il bilancio è stato a suo netto favore. Per esempio la GB non contribuisce in proporzione al suo PIL ma negozia(va) di volta in volta i termini della sua partecipazione. Grazie all’UE per esempio è diventato il portale finanziario dell’Europa. Non ne parliamo della capacità di catturare fondi destinati alla Ricerca e Sviluppo. Ha ritorni rispetto alla sua contribuzione del 140% contro per esempio a quelli italiani che non arrivano al 65-70%. Ma allora perché, nonostante tutti questi vantaggi, la GB è uscita dall’UE ? Probabilmente i vantaggi che la GB aveva nell’UE non sono stati esaurientemente spiegati per bene al popolo della GB. Però l’esito deflagrante di quel referendum in verità si spiega con la formidabile capacità che oggi il mondo politico ha acquisito nel parlare e lanciare slogan efficacissimi capaci di accarezzare le “pancia” della gente, evitando la fatica di parlare alle teste ed al cuore dei cittadini e/o cimentarsi con la reale complessità dei problemi. Proprio questo abbassamento dell’orizzonte della politica getta delle inquietanti ombre sugli attuali regimi democratici. Ci grogioliamo spesso dietro slogan quali: la peggior democrazia è comunque migliore della più illuminata dittatura o..ancora: la democrazia è la peggior forma di governo se le altre non esistessero! Dimentichiamo che le democrazie di massa dei primi anni del secolo scorso spianarono la strada alle terribili dittature fascista e nazista. La spianarono perché anche a quei tempi c’erano troppi profeti che sapevano parlare esclusivamente alla pancia dei popoli. Erano democrazie acerbe nelle quali chi vinceva prendeva tutto! Questo ci fa capire che la democrazia, una volta conquistata, non è per sempre e bisogna saperla continuamente difenderla.
I nostri costituenti pensarono così di costruire, sulle macerie delle vecchie democrazie liberali, una forma di democrazia “debole” che frammentava i poteri per evitarne preoccupanti accentramenti.Questo è il motivo di un forte potere parlamentare di contrappeso al potere esecutivo, del bi-cameralismo, della totale autonomia del potere giudiziario, per non parlare della dicotomia Polizia/Carabinieri per quanto riguarda la gestione dell’ordine pubblico. Certe riforme costituzionali proposte in questi anni e sterilmente approvate al parlamento senza nemmeno tentare di conseguire la maggioranza qualificata, hanno cercato di sacrificare in modo ignorante i principi della democrazia debole sull’altare della governabilità forte!
In verità le nostre Democrazie sono messe in crisi da almeno due decenni. Ovvero da quando le tigri asiatiche, con insieme il tirannosauro Cinese,hanno smontato pezzo per pezzo il dogma liberale che senza Democrazia e Libertà non ci può essere sviluppo economico. Emergenza acutizzata dal fatto che la Democrazia e la politica, nate per re-distribuire più equamente le risorse eridurre la forbice fra ricchi e poveri, oggi non riesce ad arginare più la divaricazione delle differenze fra il Nord ed il Sud di ciascun paese e del mondo. Eppure per rilanciare le nostre democrazie le soluzioni sono tutte sotto il nostro naso. Per esempio nella nostra Costituzione è tracciata una versione “Forte” di Democrazia che potrebbe essere agevolmente attualizzata.
La Democrazia Forte tracciata dalla nostra Costituzione non può non essere che rappresentativa, checchè ne dicano sedicenti movimenti a “La page” che propongono invece forme esotiche di democrazia diretta pilotata esotericamente attraverso il WEB. Una Democrazia Rappresentativa non può che reggersi sulla esistenzadi una classe dirigente (fornisce competenze) la cui missione è quello di ricucire e fare sintesi fra quelle che sono soluzioni tecniche implementabili ed il consenso popolare. Non si può pretendere infatti che il corpo elettorale sia competente di tutto! Proprio questa ricucitura e sintesi fra Competenza e Consenso (questa è la regola aurea sulla quale poggia la Democrazia “Forte”) è possibile solo con il dialogo ad oltranza ed il continuo ed instancabile compito della comunità politica di spiegare la ragionevolezza delle soluzioni che si propongono e, nello stesso tempo, da abbinare all’”umilta” nell’ ascoltare la voce e le ragioni dei cittadini (quello che manca alla gang renziana!). Proprio in questo continuo instancabile fraseggio di dialogo-ascolto fra la comunità politica e quella civile si spende la valenza educativa della stessa politica. Si proprio così! La politica va educata e deve essere, allo stesso tempo, educante. Ovvero deve saper parlare anche alla testa ed al cuore delle persone! Deve saper estrarre delle persone il meglio di se. Una politica, inerte specchio della realtà, non serve proprio a nulla ed a nessuno!
La democrazia oggi malata si è adagiata a proporre soluzioni sondaggistiche basate sui desideri individuali, corti, a volte egoistici se non proprio inconfessabili dei cittadini! Una politica che calibra la propria offerta sulla base degli umori effimeri della gente non può dare futuro! Una politica che parla ormai solo al Lucignolo che è dentro di noi, promettendo balocchi e cuccagna, ci sta destinando a soluzioni inevitabilmente tragiche. Ed i segnali ci sono tutti ahime!
Francesco Vespe