“Le tematiche dei costi energetici e del rischio deindustrializzazione sono oramai un incubo che si materializza ogni giorno sempre più. E mentre il Presidente della Regione Basilicata si vanta della norma sulla ‘molecola del metano lucano’ che poco impatto avrà sulla vita dei cittadini, le aziende energivore sul nostro territorio si vedono costrette a posticipare l’avvio della produzione. È il caso dello storico impianto siderurgico del Gruppo Pittini che sta lasciando in cassa integrazione 280 lavoratori. Ciò proposto dagli Amministratori di destra della Basilicata è, in realtà, una coperta molto corta e fumosa: è impossibile poter utilizzare il gas lucano per le aziende ciò, non a causa di impedimenti normativi, ma esclusivamente per mancanza di budget concordato tra Eni-Total e l’Ente regionale”. Lo dichiara il deputato Luciano Cillis, candidato di ‘Impegno Civico’ con Luigi Di Maio come capolista al Senato in Basilicata.
“Questa assurda campagna elettorale è il frutto di un colpo di sole estivo che ha colpito il trio Conte, Salvini, Berlusconi – prosegue – gli stessi irresponsabili che oggi tirano la giacchetta a Draghi, chiedendogli un intervento a favore degli italiani, dopo averlo sciaguratamente mandato a casa”.
“Servono, però, proposte serie e rigorose, fondate su solidi legami europei, come la richiesta del tetto al prezzo del gas portato avanti per primo dal ministro degli Esteri, Luigi Di Maio – aggiunge – Una proposta che, al cui solo annuncio dell’accoglimento da parte di altri Stati, sta sortendo effetti positivi come si è visto con le quotazioni nella borsa olandese del gas con le quotazioni scese finalmente sotto i 300 megawattora. O come il decreto taglia-bollette che Impegno Civico è pronto ad emanare una volta al Governo e per cui sono necessari 13,5 miliardi di euro che saranno coperti da nuova crescita, senza un ulteriore scostamento di bilancio che si traduce in più tasse per gli italiani”.
“Questa è la strada giusta da seguire – continua Cillis (IC) – A ciò si aggiunge la diversificazione dell’approvvigionamento delle fonti energetiche da un lato e lo sgancio del prezzo delle rinnovabili dalle quotazioni del gas dall’altro”.
“Non dobbiamo allentare la pressione al ricatto perpetrato da Putin che, dopo il grano, usa il gas come arma bellica. Purtroppo, però, l’illiberale leader ungherese Orban, amico della Meloni, ha appena sottoscritto un rinnovato accordo con la Gazprom che lega l’Ungheria alla Russia per oltre l’80% del fabbisogno nazionale. Ciò non fa altro che avere ripercussioni negative per le tasche degli italiani che subiscono gli effetti di una linea pro-Mosca che il trio sfascia conti Meloni-Salvini-Berlusconi non sembra nei fatti condannare”, conclude il deputato lucano di ‘Impegno Civico’.