Sono soddisfatto che almeno su facebook durante questi giorni di campagna elettorale i cittadini lucani abbiano parlato di giustizia che con la sicurezza è stata la grande assente dal dibattito politico, ad eccezione di casi di evidente strumentalizzazione. Lo sostiene Aldo Di Giacomo, responsabile Sicurezza per Civica Popolare e segretario generale del S.PP. (Sindacato di Polizia Penitenziaria) commentando i risultati della ricerca effettuata da Facebook secondo i quali il tema della giustizia si classifica tra i primi cinque, preoccupa principalmente il Sud Italia, con picchi di discussioni in Liguria, Marche, Lazio e Basilicata, e ha coinvolto, complessivamente,oltre 1 milione e mezzo di persone.
Credo che ad incrementare l’interesse degli elettori sui problemi del sistema giudiziario del nostro Paese – aggiunge – ci siano stati sicuramente i numerosi e gravi fatti di cronaca di queste settimane con malviventi che si sono macchiati di gravi crimini ed hanno ottenuto il beneficio degli arresti domiciliari (su tutti il caso della bambina siciliana fatta prostituire). Non mi stupisce che la preoccupazione maggiore provenga dalle regioni del Sud, tra cui la Basilicata, dove il problema giustizia-sicurezza è incancrenito per numerosi fattori soggettivi ed oggettivi. Piuttosto è l’ennesima prova del profondo distacco della politica dai problemi veri della gente e dal loro comune sentire che oggi è determinato nella “paura” di scarsa sicurezza a casa propria.
Nella mia iniziativa che ho svolto da mesi e non certo limitatamente alla campagna elettorale nel Paese il punto centrale – continua Di Giacomo – è stata la distinzione tra vittime e carnefici che purtroppo nel nostro Paese non è così netta come solo formalmente potrebbe sembrare. Per questo – aggiunge – non può che farci piacere che tra i tre decreti approvati dal Consiglio dei Ministri per la riforma del sistema giudiziario c’è quello in materia di giustizia riparativa e di mediazione tra il reo e la vittima. Viene così introdotto per la prima volta nel nostro sistema un modello di intervento che mette al centro la vittima di reato, promuovendo percorsi di riparazione del reo nei confronti di chi ha subito il reato.Noi siamo invece decisamente contrari a quella parte della riforma che – precisa Di Giacomo – aprirebbe per tanti capi mafia e appartenenti ad organizzazioni criminali sottoposti al 41 bis – per l’esattezza 730 detenuti – la possibilità di uscire dal regime duro per godere di misure di detenzione “più comoda”. Ci sono in proposito magistrati che se ne occupano da molti anni e che ci mettono in guardia sui rischi reali del provvedimento. Il nuovo ordinamento giudiziario, inoltre, contiene troppi elementi pericolosi tra i quali il cosiddetto “scioglimento del cumulo di pena”, la riduzione dell’uso della detenzione, l’aumento di benefici ai detenuti, l’anticipo dei termini di scarcerazione anche con l’ incremento del numero di braccialetti elettronici. L’errore più grave è l ‘aumento della liberazione anticipata a 75 giorni a semestre, oltre ad un insieme di altre previsioni che di fatto cancellano la certezza della pena.
La cosiddetta rieducazione dei detenuti, come i cosiddetti problemi di affettività (le “stanze dell’amore”) – afferma Di Giacomo – non si possono confondere con un sistema carcerario che già oggi con le “celle aperte” produce gravissimi problemi al personale al lavoro negli istituti penitenziari, dove atti di violenza tra detenuti hanno avuto un incremento del 700% e ogni giorno 12 poliziotti in media sono costretti a ricorrere alle cure di sanitari.
Sono convinto – conclude Di Giacomo – che dopo questa campagna elettorale con un clima politico decisamente rasserenato e scevro da strumentalizzazioni sarà possibile tornare al tavolo del confronto e rivedere tutti gli aspetti della riforma tenuto conto che è impensabile risolvere i problemi della sicurezza, aggravati dai sempre più numerosi fatti di violenza come le rapine alle ville, le aggressioni agli anziani, con intere zone, quartieri di città in mano a delinquenti ed extracomunitari clandestini, svuotando le carceri e introducendo misure cosiddette alternative e di ravvedimento.Con più malviventi in giro accade esattamente il contrario.
Mar 02