Tre sono gli asset strategici su cui dovrà concentrarsi il Progetto di sviluppo della Basilicata del futuro: Innovazione, Cultura, Sanità. Se ne è parlato nell’ambito della discussione sul Piano Strategico Regionale, nel corso del Consiglio Regionale di quest’oggi, che sarà lo strumento con cui si definiranno gli asset di sviluppo economico sociale ed ambientale della Basilicata per i prossimi anni.
L’importanza di questo documento di strategia ci ha portati a fare delle valutazioni, che abbiamo già condiviso nei giorni scorsi con il Presidente Bardi e gli assessori competenti, affinché questa opportunità di sviluppo possa garantire il migliore dei risultati in ottica di ripresa e crescita dell’economia lucana.
La Pandemia Covid ha toccato direttamente due dei tre asset fondanti dell’economia lucana. Tranne il comparto estrattivo, sia automotive che turismo hanno risentito pesantemente della crisi. Sarà quindi indispensabile indirizzare le politiche industriali verso il sostengo all’imprenditoria endogena.
Rispetto al tema del turismo, la pandemia ha modificato i parametri di valutazione del richiamo dei flussi turistici, aumentando l’attenzione per le città d’arte. Il conseguente obiettivo strategico, in ambito turistico, sarebbe quello di incanalare le risorse nella direzione della politica di sviluppo produttivo, culturale ed occupazionale che valorizzi il “genius loci” come elemento di unicità non trasferibile. L’esperienza di Matera 2019 deve quindi essere valorizzata nella sua “Legacy”, l’eredità culturale che va ora compendiata mettendo in linea i contenuti culturali con le nuove tecnologie, puntando a creare e rafforzare le nuove imprese culturali e creative d’innovazione.
Matera si fa portavoce di questo sviluppo, grazie a due opportunità nate negli ultimi anni, che possono essere ora utilizzate come strumento di sviluppo dell’intero territorio lucano: l’Hub di San Rocco e la Casa delle Tecnologie Emergenti. Di queste due realtà d’innovazione, nate rispettivamente per volontà del Comune e per investimenti concordati con MISE e CNR, possono essere sublimate con la creazione di una Academy, finalizzata alla creazione di competenze specifiche per imprese culturali e creative, e l’attivazione di un incubatore ed acceleratore di imprese, che punti al trasferimento tecnologico e alla valorizzazione delle esperienze locali a livello internazionale. L’obiettivo sarebbe avviare una collaborazione fra Academy e mondo della ricerca, delle imprese e della PA, per raccogliere le sfide di innovazione legate alla digital translformation, su cui costruire dei percorsi di di formazione ed innovazione.
Affinché questo asset possa poi portare valore sull’intero territorio regionale, si rende indispensabile terminare il cablaggio delle aree interne con la Fibra ottica a 30Mbps. Un ulteriore importante tassello di questo sviluppo sarebbe poi rappresentato dalla istituzione di ZES 2.0, configurate come un distretto industriale immateriale, fisicamente connesso con rete ad alta velocità, basata sullo scambio di servizi erogati fra imprese, culturali e creative.
Il cablaggio delle aree interne, con la fibra, consentirebbe anche di attivare un ulteriore tassello di sviluppo della Sanità territoriale. Verrebbe favorito il sistema di capillare assistenza sanitaria, con una connessione diretta fra paziente e operatori sanitari attraverso lo strumento della telemedicina.
Una strategia di sviluppo così tracciata, oltre che segnare degli assi di rilancio per i settori strategici su cui si fonda l’economia lucana, si attesta in linea con i parametri del Piano Nazionale per il Rilancio e la Resilienza (PNRR) predisposto dal Governo Draghi. Il PNRR assegnerà investimenti ai centri di Competenza, sulla base delle specializzazioni nazionali emerse dalla Strategia Nazionale di Specializzazione Intelligente, che comporterà l’attivazione di 10/15 centri sull’intero territorio Nazionale. La Basilicata, grazie agli Hub di innovazione locale già avviati, si candida automaticamente ad ospitare uno di questi centri innovativi, basati sul modello degli European Digital Innovation Hubs. I nuovi centri potrebbero poi essere realizzati su progetti dedicati, presentati dai singoli comuni, con l’obiettivo di rigenerare aree industriali dismesse, e ripopolare aree interne con attrattori di innovazione che puntino ad attrarre profili altamente specializzati, a valorizzare le risorse formate dall’Academy ed attrarre investimenti per lo sviluppo dell’industria culturale innovativa.
Bravo! Tutto perfetto e quindi condivisibile al 100×100
Non trascurerei però agricoltura, manifatturiero e servizi che hanno garantito, occupazione, produzione e reddito anche in questi ormai lunghissimi mesi di pandemia che hanno, tra l’altro, raso al suolo attività turistiche e culturali che tante speranze avevano alimentato … evidenziando un rischio mai tenuto in conto e, peggio ancora, non scongiurabile per il futuro.