Dimissioni dg Andrea Volpe da Acquedotto Lucano, intervento di Gianni Rosa (Fratelli d’Italia): “Non si è dato seguito a quanto deciso”. Di seguito la nota integrale.
Le dimissioni del direttore generale di Acquedotto Lucano, nominato soltanto da poche settimane, non fanno altro che accelerare la necessità che il centrodestra lucano apra una riflessione seria ed approfondita sull’attuale situazione della società e sul suo futuro.
Nei mesi in cui ho ricoperto la carica di assessore regionale ho seguito personalmente le questioni riguardanti la ‘crisi’ di AQL. La necessità di un cambio di passo e la richiesta, fatta già all’allora amministratore Marchese, di una rivisitazione della gestione e di un’ottimizzazione dei costi fu cristallizzata nella delibera n. 929 del 2019.
La strategia di risanamento prevedeva che AQL raggiungesse una serie di obbiettivi di efficientamento, tra i quali: la riduzione dei costi del personale, la riduzione dei costi dell’energia, l’implementazione della letturazione elettronica, l’efficientamento della fatturazione ed il recupero crediti esigibili, il contrasto alla dispersione della materia idrica.
Tra le tante cose che avevo attenzionato vi era la necessità di un particolare impegno a seguire l’andamento delle progettazioni assegnate ad Aql (all’epoca circa 160 milioni di euro; oggi quasi 200milioni). La progettazione, nelle passate legislature, è sempre stata una debolezza di AQL per la lentezza nell’esecuzione. Proprio con il nuovo Direttore Generale, dopo una puntuale ricognizione, mettemmo in piedi un cronoprogramma per ciascun lavoro.
Le medesime questioni sono state sottoposte al nuovo amministratore, Andretta, convinti che si potesse imprimere una velocizzazione al cambio di passo sperato. Oggi purtroppo prendo atto che tutto quello che avevamo programmato non procede come era stato deciso.
Nell’anno 2020, le attività richieste dal Governo regionale ad Acquedotto Lucano, sotto la governance di EGRIB, hanno portato nelle casse del gestore oltre 10 milioni di euro tra tagli di spese e incassi aggiuntivi. Si trattava ovviamente di azioni a lungo termine che avevano solo iniziato a dare i primi frutti. Ed infatti il bilancio del gestore aveva ancora bisogno di un ulteriore ed immediato sostegno. Tuttavia, le casse regionali, come si è potuto constatare in questi anni, versavano in una situazione altrettanto difficile e non si poteva finanziare oltre AQL. Per questo ci fu il ricorso all’equilibrio economico-finanziario richiesto dall’ARERA, incidendo direttamente sulla tariffa.
L’ultimo bilancio approvato, che recepiva i benefici dell’aumento delle tariffe, evidenziava un utile 4 milioni di euro, nonostante le svalutazioni registrate.
Inoltre, proprio per aumentare le entrate di AQL, con modifica legislativa, gli era stata affidata la gestione dei servizi di depurazione delle aree industriali, che avrebbe potuto essere l’opportunità per snellirne la gestione e renderla altamente remunerativa. Era statodeciso, poi, di implementare l’approvvigionamento di energia da fonti rinnovabili, in coordinamento con la SEL, per abbattere i costi energetici.
Oggi, dall’utile di 4 milioni di euro si vocifera di una crisi che, tradotta in euro, vale 80 milioni, che sarebbero stati richiesti dalla società alla Regione.
Ma cosa è cambiato, a parte l’aumento del costo dell’energia legato ai fatti internazionali che tutti conosciamo? AQL ha già ‘in pancia’fondi da investire per rendersi maggiormente competitiva e non si comprende come la situazione possa essere peggiorata in una manciata di mesi, al netto dell’aumento del costo energetico.
Sempre dalle informazioni in mio possesso, pare che AQL non abbia pagato le bollette, rientrando così nei contratti di salvaguardia, con un appesantimento della spesa di quasi 15 milioni di euro. A chi imputare la responsabilità di tutto ciò?
Personalmente ritengo che il nuovo amministratore oltre che formulare l’elenco delle cose che non vanno, avrebbe dovuto dare corso a tutte quelle strategie decise che avrebbero potuto sicuramente portare ad una situazione se non rosea, quantomeno meno buia di quella che si presagisce.
Anche oggi, il semplice supporto finanziario della Regione se non accompagnato da una riorganizzazione generale, da una nuova visione e dalla necessaria ottimizzazione della gestione, che doveva già esserci, non serve a nulla. Significa ritrovarsi tra qualche tempo con le ennesime problematiche finanziarie. Ma, sinceramente, bisogna essere capaci di farlo. É tempo di agire, non di borbottare.
La politica regionale non può e non deve disinteressarsi della questione e deve intervenire per dare la rotta alle strutture amministrative, non viceversa, altrimenti perde quella funzione di guida che rappresenta una delle finalità della politica: la visione, l’indirizzo politico, appunto.