Il consigliere regionale Paolo Castelluccio (Noi con l’Italia) esprime alcune riflessioni sull’emergenza che coinvolge diversi Comuni del Metapontino per il nuovo divieto dell’uso dell’acqua potabile.
Sull’acqua che è riconosciuta come “bene comune” (nel referendum del 2011 poco meno di 9 lucani su 10 hanno votato a favore della tutela del bene pubblico contro ogni ipotesi di privatizzazione) non dovrebbero essere consentite polemiche, prese di posizione personalistiche, strumentalizzazioni. Perchè non c’è motivo di pensare di ottenere consensi elettorali su un bene pubblico che non ha timbro di potere. Ma nemmeno,come sta avvenendo da parte della Giunta Regionale per la gestione di Acquedotto Lucano, sono consentite fughe in avanti che non tengono conto innanzitutto delle esigenze di trasparenza e di efficacia della gestione di questo bene essenziale per i cittadini, per gli agricoltori, gli imprenditori. Dunque innanzitutto dovrebbe prevalere la responsabilità di tutti, politici, istituzioni, organizzazioni sociali finalizzata ad un unico obiettivo: ristabilire le condizioni per la regolare erogazione idrica nelle case, negli alberghi, negli esercizi pubblici dei comuni del Metapontino. E’ questo il fine a cui guardare a prescindere dalla propria collocazione politica accertando, come ho sollecitato insieme all’on. Cosimo Latronico, ogni responsabilità. Questo per riaffermare un atteggiamento rigoroso: nessuno sconto per nessuno dei soggetti che hanno responsabilità nell’assicurare l’erogazione dell’acqua e garantire la sua salubrità.Ma questa vicenda che i cittadini di Policoro, Metaponto, Scanzano, Nova Siri stanno affrontando dando prova di ulteriore sacrificio e da cui bisogna prendere esempio per compostezza e serietà, può diventare, scusandomi nel gioco di parole, l’autentico spartiacque tra una gestione delle risorse idriche all’insegna della spartizione di postazioni, inadeguatezze e incompetenze, troppe approssimazioni, scarsa ed inadeguata programmazione, in una nuova gestione innovativa in tutti i suoi aspetti primo di tutto quello di dare rispose alle esigenze degli utenti che pagano le bollette per disporre di un bene senza però esercitare alcun diritto di controllo e di garanzia quanto meno in tema di salubrità. Ci vuole innanzitutto il coraggio di mettere mano a quella che la Giunta e la maggioranza di centro sinistra hanno da sempre definito la “governance” dell’acqua, salvo poi a procedere su tutt’altra strada, rinunciando a rendite di posizione garantite da nomine di parte. Tra poco per gli agricoltori comincerà la solita stagione dell’incertezza per l’acqua che sarà disponibile all’irrigazione specie di colture pregiate come quelle del Metapontino e il destino dell’Eipli come dei Consorzi di Bonifica, nonostante sulla carta sia stata costituito un Consorzio unico, è sempre appeso ad un filo mentre le tariffe irrigue,i canoni dovuti sono sempre più insopportabili. L’Egrib che pure era stato annunciato come il “salvatore” è fallito nei suoi compiti. L’ente unico di gestione delle risorse idriche è tutt’altra cosa di un ennesimo carrozzone affidato nella logica di spartizione tra i partiti di maggioranza. E allora invece di delegare alla magistratura ogni funzione si metta il Consiglio Regionale nelle condizioni di realizzare un’autentica rivoluzione in materia di gestione dell’acqua. Altrimenti assisteremo ancora all’ennesimo scarica barile di responsabilità e a nuovi disagi ogni qualvolta alcuni valori di salubrità dell’acqua saranno superati. La Giunta Regionale ci ripensi prima di nominare il nuovo direttore di Aql e dia almeno un segnale di ravvedimento.