Domenico Bennardi: “Viviamo nel paradosso di una regione ricca di acqua e in crisi idrica”. Di seguito la nota integrale.
Oggi una trentina di comuni compreso il capoluogo regionale, parliamo di oltre 140mila persone, devono fare i conti con drastiche riduzioni quotidiane dell’erogazione idrica. Il livello della diga del Camastra da cui arriva l’acqua per gran parte della Regione, è ben al di sotto del livello di guardia. La crisi idrica in Basilicata da alcuni mesi è arrivata a situazioni insostenibili con manifestazioni di protesta e prese di posizione, ma in realtà ha radici profonde.
Le perdite e la dispersione di acqua potabile sul territorio lucano supera in alcune zone il 60%, e questo da decenni, nonostante oggi molti politici e consiglieri regionali, da destra a sinistra strumentalizzano la rabbia dei cittadini senza acqua. La crisi idrica in Basilicata sta tutta qui. E la politica, anche quella di chi da anni è all’opposizione in un consiglio regionale, è quella di monitorare e controllare che i servizi, pagati dai cittadini, siano garantiti.
Il 17 settembre 2024 da sindaco del Comune di Matera, scrissi ad Acquedotto Lucano per segnalare una grave perdita in contrada Trasano, avvisato da un cittadino. Guardando un video ripreso sul posto è possibile comprendere la gravità della situazione. Questa perdita è durata per oltre tre mesi. Dopo la mia segnalazione sono arrivate solo soluzioni tampone ma mai un intervento veramente risolutivo. Situazioni come queste ce ne sono ancora tante in Basilicata e ripeto, la crisi idrica è qui, nella non attuazione di un vero piano d’ambito per il controllo, monitoraggio e il contenimento degli sprechi idrici lucani.
Che fine ha fatto il Piano d’Ambito Regionale? Che fine hanno fatto le stazioni periferiche poste in punti strategici della rete quali opere di presa, i nuovi serbatoi, gli impianti di potabilizzazione e di depurazione previsti dal Piano? Che fine ha fatto il Sistema Informativo Territoriale (SIT) dell’Autorità di Bacino della Basilicata? Doveva essere lo strumento conoscitivo per le attività di monitoraggio e telemisura per il contrasto delle perdite idriche e non solo? Era stato previsto un investimento di circa 42,5 milioni di euro per tutto questo, con l’obiettivo “di delineare un quadro delle infrastrutture idriche presenti nella Regione e di inquadrare gli interventi in corso nel loro contesto territoriale.” Che fine hanno i 42 milioni di euro e il sistema di telecontrollo? Un altro problema è l’aver abbandonato per decenni o in alcuni casi e periodi compromesso, importantissime fonti di approvvigionamento idrico regionale, come il lago Pantano di Pignola che attende lavori ormai abbandonati come tutta l’area da alcuni anni. Siamo all’interno della Riserva Regionale Lago Pantano di Pignola, un paesaggio bellissimo e contraddistinto da ambienti naturali unici.Le fonti idriche lucane sono di grande qualità oltre che di grande quantità, ma oltre a fornire territori vasti come Puglia e Basilicata, vanno a finire imbottigliate in marchi molto noti, ma un altro problema deriva da alcune occasionali contaminazioni, come i ritrovamenti di PFAS. Ovvero quelle sostanze chimiche utilizzate dall’industria, alcune delle quali cancerogene per l’uomo e altamente inquinanti. Secondo i dati ISPRA, la contaminazione da PFAS è presente nel 17% dei risultati ottenuti dai controlli effettuati dagli enti preposti tra il 2019 e il 2022, per un inquinamento che interessa tutte le Regioni in cui sono stati fatti i monitoraggi. In un’inchiesta di Greenpace si evince come le Regioni con la più alta percentuale di analisi positive al PFAS rispetto ai controlli effettuati tra il 2019 e il 2022 al primo posto c’è la Basilicata (31%), a seguire il Veneto (30%) e la Liguria (30%).
Un altro esempio è la sorgente del Frida a Ferrandina, un’acqua considerata migliore di alcune minerali, ma ci ricorda i problemi irrisolti nella bonifica della Valbasento, come anche della Val d’Agri, una zona di primaria importanza per la ricchezza di risorse idriche in Basilicata.
In conclusione, per affrontare la crisi idrica, occorre non perdere ulteriore tempo e procedere verso un cambio di rotta vero e generale, attuazione del Piano d’Ambito Regionale con il sistema SIT per il monitoraggio e controllo, intervenire con un piano tecnico di interventi e investimenti sulle perdite idriche a livello regionale, avvio di quei lavori che permetterebbero di sfruttare a pieno tutti gli approvvigionamenti idrici lucani, come il lago Pantano di Pignola e le risorse idriche della Val d’Agri e infine l’avvio e di quelle bonifiche che attendiamo anche qui da decenni per i territori della Valbasento e della Val d’Agri.