Don Basilio Gavazzeni: “Grazie al PINQuA un po’ di poeticizzazione per l’esistenza sociale a Matera Sud?” Di seguito la nota integrale.
La colomba della rigenerazione urbana dovrebbe discendere presto sul quartiere di Cappuccini, Agna, Le Piane, San Francesco. La progettazione appare in un grande album che commette sulla carta 40 diapositive tecniche. Proviene dall’Assessorato Città e Territorio del Comune di Matera. Varrebbe la pena di divulgarla, visto che il documento si dichiara “aperto e implementabile”.
Da decenni un processo di rigenerazione urgeper un quartiere notoriamente trascurato dalle Amministrazioni comunali, logoro e sprovvisto di troppi servizi, dove è insediato un popolo vario che preferisce subire torto che farlo, sopportare nel silenzio che alzare la voce. Ora il suo contributo di co-protagonista non dovrà mancare al territorio . Ora che finalmente si è compreso: Matera può innalzare la qualità della vita solo con il superamento dell’auto-centrismo,dello “schema urbano baricentrico” che l’affligge, e riconoscendo ai poli periferici una forte e nobile complementarietà.
Èstato comunque già deciso: la rigenerazione di Matera Sud è assegnata all’ambito della “Cultura della salute e del benessere”. Forse per la sua proverbiale aria fina, o per le ASL e l’Ospedale Madonna delle Grazie che vi spiccano? Qualcuno ce ne spiegherà la ragione.
L’acronimo PINQuA(Programma Innovativo Nazionale per la Qualità dell’Abitare) presiede a “un progetto integrato con 5 macro-interventi e 20 interventi puntuali adottati in giunta e richiesti a finanziamento di 15 milioni di euro” (sic!).Parallelamente un laboratorio per la rigenerazione dovrebbe essere avviato con venti soggetti “strategici” che condividono una vision.
Come non stupirsi che fra i soggettinominati non trovino posto la Parrocchia di Sant’Agnese, la Fondazione Lucana Antiusura e la sede della Caritas diocesana che per la loro presenza fattiva sono soggetti superiori a molti, pari a qualcuno, inferiori a nessuno, per di più con una consistenza architettonica e verde che costituisce unimpareggiabile esempio di costruire, abitare e aver cura dell’ambiente?
Una parte del documento attesta come al percorso del progetto ha partecipato una minoranza dinamica del luogo, prima il 19 febbraio, nel corso di un evento on line a distanza, in cui sono emerse fittamente le potenzialità e le criticità locali, poi il 26 e il 27 febbraio, in due passeggiate pomeridiane, seguite da lavori di gruppo nei quali si è visualizzato il lungo corpo del quartiere e vagheggiato i possibili interventi.
È la terza parte del documento che incuriosisce di più.Notevolmente tecnica, adorna di planimetrie, l’esaltazione propositiva di riqualificazioni, domotizzazioni, realizzazioni, potenziamenti, IT01_HOME4ALL, IT02,_LAB4ALL, IT03_SPACE4ALL, IT04_SCAPE4ALL, IT05_ART4ALL,raggiunge untale parossismo che il fervore creativosi riversa nella stessa grafica. Ognuno cosi può farsi un’idea di qual messe di rigenerazioni ondeggia sotto il sereno di Cappuccini, Agna, Le Piane e San Francesco. Finalmente verrà loro risarcito un po’ di ordine,di bellezza e di intensificazione dell’esistenza?
Dal 1978 abitante del quartiere, sul quale ho vegliato, per il quale ho condotto tutte le battaglie più significative, ispirandomi alla Dottrina sociale della Chiesa, senza mai allontanarmi dal territorio, non posso che essere grato alla Provvidenza ed esultare, come usa dire biblicamente, per la politica culturale del Comune rifocillata dalle risorse PINQuA.
L’iniziativa è ben motivata. Diventerà un esperimento esemplare se non soltanto susciterà la partecipazione dei soliti noti, taluno decorativo, e dei soliti ignoti spuntati all’improvviso, ma se soprattutto smuoverà una nutrita rappresentativa della popolazione.
A scelte condivise si giunge con percorsi e conoscenze condivise che esigono un linguaggio condiviso. È decisamente fastidioso ed escludente il “latinorum” anglofilo di locuzioni come city forming, social mapping, focus group, ambient assisted living, sensorygym, e dilemmi come vision, team, fablab, hub… Per lo stesso motivo, attenzione a non abusare della parola cultura che è un mantra usurato oltre che sempre indefinibile. Se sta a cuore la qualità dell’abitare di tutti nella fioritura del bene generale,è doveroso un linguaggio comune.
Sia lecito inanellare alcune domande. Quando e da dove si inizierà? Quali e quanti i protagonisti e le comparse? Come verranno allocate le risorse che, per quanto sembrino ingenti, sono limitate? Quali gli obiettivi che verranno raggiunti con certezza? Entro quale tempo saranno centrati? Se ne prevede la gestibilità e, di conseguenza, la gestione? Infine è possibile osare ancora qualche suggerimento, sperando di non andare fuori tema? Mi pèrito a suggerire che si dovrebbe cominciare da una vera presa in carico di Piazza Sant’Agnese con radicali demolizioni e un deciso ripensamento degli spazi svuotati e delle pinete. Non perorerò mai qualcosa che mi metta nella insostenibile posizione di “Cicero pro domo sua”.
Guardo altrove. Non si potrebbe affrontare il problema della strada provinciale diretta a Montescaglioso che separa pericolosamente San Francesco da Cappuccini, Agna e Le Piane? L’unità delle 4 aree del quartiere sarebbe un autentico rinascimento. Si tratterebbe di trasformare quella viabilità in unasse urbano alberato, accessibile a una mobilità morbida, con tranquilli percorsi pedonali, piste ciclabili, servizi, negozi, senza rotonde creando insomma una sorta di boulevard integrativo. La strada per Montescaglioso potrebbe essere spostata al di sotto di San Francesco. Una fantasia balzana?
Per gli abitanti di Matera Sud è stagione di “urbanità”. Non è più tollerabile che si pensi solo alla propria casa, occorre guardare alla città. Una cittadinanza consapevole deve adoperarsi per la qualità dello spazio pubblico qui sovrabbondante, ma sfilacciato, dispersivo, spesso incolto e ceduto alle erbacce e all’aridità, e per un abitare mutualistico. È necessario sentire la centralità del rapporto fra le forme insediative e la convivenza civile. È un patto che deve concludersi fra cittadini abitanti a vantaggio delle generazioni che spigano.
Ce la faremo? Mi chiede dubitoso un trentenne. Seduti in Piazza Sant’Agnese su una panchina rugginosa, alle spalle una ringhiera immemoriale tutta verghe storte o divelte, osserviamo passeri, tortorelle e colombacci che si tuffano a dissetarsi in una provvida pozza d’acqua nel bel mezzo della strettoia ammazzaruote che introduce nella Piazza. Vi è sotterra una piccola perdita che non cale né al Comune né all’Acquedotto. Oh, coraggio, non temiamo, arriva il PINQuA, sparirà tutta questa ferraglia, finirà la moria degli pneumatici contro quel maledetto spigolo di marciapiede, si rimedierà alla dispersione dell’acqua potabile, e provvederemo anche alla sete dei nostri pennuti magari con una soccorrevole fontanina.
Basilio Gavazzeni