Franco Vespe, esponente di Matera nel cuore, in una nota esprime alcune riflessioni sulla vittoria di Donald Trump alle elezioni per il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America. Di seguito la nota integrale.
La vittoria di Trump giunge inaspettata se non altro per le proporzioni così schiaccianti. Questa sua vittoria la si deve a molteplici fattori. Forse il più importante riguarda la discesa in campo tardiva di Kamala Harris che avrebbe certamente meritato di giocarsi la sua chance in condizioni migliori. Di conseguenza forse il principale responsabile della sconfitta democratica è stato proprio Biden che, preso da un attacco di bulimia politica senile, ha creduto che fosse in grado di potersi ancora, per l’ennesima volta riproporsi. Noi europei abbiamo fatto, forse scioccamente, il tifo da stadio per uno o per l’altra candidata. Pochi in verità i tifosi per Trump, militarmente schierati invece gli epigoni della sinistra italiana, con appresso i giornali e le TV radical-chic, a favore di Kamala Harris. A chi scrive francamente non è mai piaciuto Trump -brutta copia del nostro Berlusconi-; mentre piaceva molto l’idea della prima donna, fra l’altro afro-americana, presidente del più potente paese del mondo. Non mi è piaciuto, al contrario, il forte colore ideologico del quale è stata tinta la sua candidatura da parte dei DEM cosidetti “progressisti”americani ed Europei! Per capire la sconfitta dei DEM dal punto di vista ideologico basta vedere come si è spalmato il voto. Praticamente la West e la East coast si è tinta del blu dei DEM, mentre tutto il resto si è colorato del rosso Repubblicano, compresi gli “swinging” states per i quali arguti opinionisti della sinistra italiana, avevano predetto una valanga di voti delle donne che, stando alle loro opinioni, si stavano ribellando contro Trump perché avrebbe cancellato il “diritto” delle donne ad abortire. Ora nelle università e le città della West coast come della East coast si sta forgiando quella ideologia del “politicamente corretto” (da ora in poi PC) che, giusto per capire quale sono le aberrazioni che partorisce, fa ritenere la scultura di una mamma che allatta un bambino indegna di essere esposta a Milano perché “divisiva” e “discriminatoria”. Un PC che è condita dalla woke e cancel culture! Una cultura cioè che si auto-flagella per un passato di soprusi e violenze inflitte alle minoranze e, per questo, da cancellare. Una cultura che vuol spingere la tolleranza ad un tale livello estremo che… “alle persone intelligenti sarà vietato fare qualsiasi riflessione per non offendere gli imbecilli”. Per non parlare dei desideri e capricci di “pochi” che pretendono di essere promossi a “diritti” e di dettare ed imporre regole di vita ai tanti. Una cultura che vuole stuprare le vecchie fiabe immortalate da Disney per riscriverle in chiave WOKE, LGBT++ o multirazziale. Una cultura che ha fatto del terrorismo climatico il suo credo ideologico innalzandolo al rango di inossidabile dogma religioso per giustificare soluzioni draconiane del green-deal tremendamente drastiche, al limite dell’ auto-lesionismo. Insomma una cultura vacua, buona per le ZTL, elitaria che ha perso la presa della realtà ed ha smesso di sintonizzarsi sui bisogni concreti del popolo. Paradossalmente la Destra sia americana che europea si sta dimostrando più concretamente in sintonia e vicina empaticamente con il popolo. Si può comprendere allora che criticare aspramente i leader della destra perché si mettono le dita nel naso e non rispettano il bon ton della “vergine cuccia”, non basta per vincere le elezioni. Kamala Harris molto intelligentemente aveva capito l’antifona ed ha cercato di recuperare posizioni nel campo della sicurezza e della gestione dell’immigrazione clandestina. Ma ovviamente la gente ha preferito l’originale alla copia. A prescindere dalle singole e puntuali questioni, stiamo forse assistendo ad un cambio epocale della polarità fra destra e sinistra. Ricordiamo che nel XIX secolo le posizioni fra Democratici e Repubblicani erano invertite. I Repubblicani di Abramo Lincoln erano i progressisti, coprivano gli interessi del nord industrializzato modernizzato e lottavano per l’abolizione della schiavitù. Al contrario i Democratici difendevano il Sud agricolo e volevano mantenere la schiavitù. Ci fu un’inversione delle posizioni a partire dalla grande crisi economica del 1929. I Democratici di Roosvelt applicarono coraggiose, progressiste ed audaci riforme ispirate dal New Deal Keynesiano che promossero un esteso welfare nella società americana. Fase che culminò nell’epopea Kennediana degli anni 60 della rivendicazione ed il riconoscimento esteso dei diritti civili. Oggi forse stiamo assistendo ad una nuova inversione. La destra in questa fase sta dimostrando di essere maggiormente sintonizzata con il sentimento popolare e sulle esigenze dei poveri. Per questo sembra aver occupato spazi che prima erano della sinistra. Al contrario la sinistra odierna deve capire cosa vorrà fare da grande. Se in america la sua sopravvivenza potrà comunque essere assicurata occupando gli spazi che prima erano dei conservatori come già accaduto; in Europa partiti di sinistra che girano a vuoto rischiano la scomparsa come sta avvenendo in Francia od in Germania. Questo avverrà se rimane impantanata ed irretita dai dogmi del PC che la stanno autocondannando ad uno sterile elitarismo e, di conseguenza, alla sconfitta perpetua. Se invece si porrà seriamente e concretamente il problema di declinare senza strappi e dogmi la svolta del green deal con la salvaguardia della coesione sociale ed un impegno su base planetaria e non elitaria del rispetto e la salvaguardia dei diritti civili, potrà tornare in corsa nella storia.