Pasquale Doria, esponente di Matera Civica, in una nota denuncia l’emergenza in cui si trova l’ufficio Sassi del Comune di Matera, costretto ad operare con quattro unità lavorative, di cui tre geometri e un amministrativo. Di seguito la nota integrale.
Sono trascorsi molti anni ormai da quando la pianta organica del Comune poteva contare su oltre cinquecento dipendenti. Forse erano troppi. Oggi, questo numero risulta dimezzato e, per un malinteso senso di risparmio, unitamente al mancato avvicendamento del personale, la situazione tende a precipitare. Non poteva essere diversamente. Così, l’auspicata modernizzazione si è arenata tra le secche di un’insufficiente dotazione quantitativa e qualitativa, problema avvertito in gran parte dei settori del servizio pubblico di prossimità per eccellenza. La vicinanza si è spesso trasformata in improduttiva lontananza.
Si dice che le buone parole riescano a spianare finanche le montagne. Ma non è sempre vero, si pensi ai fiumi d’inchiostro versati all’indomani dell’approvazione della legge n.771, frutto di uno sforzo unitario votato al recupero e alla valorizzazione degli antichi rioni Sassi. Era il 1986, da allora, sono trascorsi quasi quattro decenni. Nel frattempo, si è gradualmente disintegrata la centralità strategica dell’ufficio che avrebbe dovuto guidare la rivitalizzazione e la manutenzione attiva della parte più cospicua del patrimonio cittadino, tra l’altro, tutelato dall’Unesco. Un processo lontano dall’essersi concluso e che, potendo inizialmente contare sull’impegno a tempo pieno di diciassette unità, è oggi ridotto ai minimi termini. Il loro numero in servizio si è ristretto a una specie di fortilizio accerchiato da tutte le parti e “difeso” da appena quattro dipendenti “militanti”, un amministrativo e tre geometri. In realtà, uno è architetto, ma non ha il potere di firma. Per quanto, in questo ambito dovrebbero contare, eccome, gli indicatori di qualità del personale, la suddivisione per titoli di studio, per età e per inquadramento professionale. Nonostante la materia sia tra quelle più intricate, manca perfino un legale.
A dire il vero, la consapevolezza del deficit è acclarata già da tempo. Non sono misteriose le competenze che avrebbe dovuto esprimere una vera e propria cabina di pilotaggio, non un luogo di navigazione a vista, piuttosto di elaborazioni complesse che in origine contemplava l’innesto di molteplici professionalità impegnate a livello di pianificazione e attuazione degli interventi. Al momento, di contro, si registrano solo crescenti difficoltà nell’assicurare un minimo di adeguate risposte ai cittadini. Di più, la legge dello Stato 771 avrebbe dovuto procedere per programmi biennali, cinque in tutto. Ma solamente due di questi sono stati faticosamente attuati.
Facile evocare l’immagine di una bussola smarrita, ma che potrebbe continuare nella sua utile funzione di orientamento. Insomma, gli strumenti di legge per riprendere il cammino non mancano. Non è tutto perduto, anzi. Ma per ripartire, bisognerebbe restituire nuova centralità a un Ufficio che, pur occupandosi di un capitolo materiale e immateriale della poliedrica vicenda materana, è intimamente legato al rapporto tutto da consolidare tra passato, presente e futuro. Dinamica che reclama scrupolosi artefici e non lamentose vittime di una prospettiva negativa: in definitiva, quanto a lungo bisognerà rimanere sdraiati sui binari a scartamento ridotto della storia? Rassegnarsi, farsi travolgere dagli eventi non ha senso.
Rimane sullo sfondo, quindi, un problema che viene da lontano, eppure decisivo per intavolare discorsi centrati sul buon governo della città. Inutile nascondere un progressivo e crescente grado di affanno funzionale che continua a pesare sull’Amministrazione comunale. Al netto di ogni valutazione, permane una questione di fatto strutturale e vale per tutti i servizi municipali, nessuno escluso: senza operai non si fanno opere.