Doria (Matera Civica): “Locali abbandonati nel Campus Unibas al posto della mensa universitaria e sogni infranti in cima alla collina di Lanera”. Di seguito la nota integrale del consigliere Pasquale Doria
Segnalazione volutamente garbata. Troppo facile additare. Qui, piuttosto, si tratta di capire. E così, come non comprendono i residenti del quartiere Lanera, che nutrono plausibili dubbi, allo stesso modo, può avvertire disorientamento qualunque residente proveniente da altre zone della città, ma ugualmente a secco d’informazioni precise.
Una volta sul posto, dietro gli infissi impolverati, ciò che colpisce immediatamente, soprattutto a livello emozionale, è un alberello solitario. Ormai secco, eppure acconciato per le feste da spenti addobbi natalizi. Un simbolo di speranza per ingentilire uno spazio tristemente vuoto. Ma non muto: la piccola pianta dimenticata, a ben vedere, continua a indicare una direzione. È proprio impossibile riprendere il cammino già tracciato?
L’area è quella antistante la sede dell’Università della Basilicata, in cima alla collina di Lanera, ex ospedale. Di colpo, in mezzo a una pinetina, circondato da grandi vetrate, sorge un ampio fabbricato in cui avrebbero dovuto trovare posto alcuni servizi dedicati a docenti e studenti. La mensa universitaria? Non si scorge alcuna indicazione esterna, salvo le erbacce e i rifiuti non rimossi di un cantiere che sembra abbia chiuso i lavori già da tempo. Un’opera conclusa, quindi, ma al momento “inconcludente”. Con il rischio che il degrado e l’abbandono tornino a essere padroni della situazione, come lo erano in precedenza, protagonisti nei vecchi locali vandalizzati, diruti e infine abbattuti per fare posto a questa nuova struttura, oggi inutilizzata.
Uno spontaneo disagio si manifesta con incalzante insistenza. Forse perché l’immaginario universitario evoca pratiche positive di crescita, di collaborazione, di mutuo aiuto. Ispira naturalmente quella fiducia che si può fare strada nell’altro, attraverso la conoscenza. L’istituzione Università, specialmente in questa fase di regressione, non solo economica, non può non indicare una via d’uscita. Una traiettoria tesa a superare il paradigma della scarsità per entrare in quello della prosperità, magari affermando una volta di più che il vero valore è nelle relazioni, è nei beni partecipati dei saperi, e non nel denaro fine a se stesso.
Sentimenti datati, idealismo allo stato puro? Probabile, ma sono tanti i materani che dopo il sisma dell’80, quando nacque l’università di Basilicata, hanno sognato lo stesso sogno. E adesso, quel contenitore senza anima, mestamente inattivo, assurge al ruolo di evidente segnale divisivo. Rimanda ad altro. È un messaggio negativo che grava sull’intera questione decentramento e Università. Non contribuisce a far aumentare chissà quanto tra i cittadini la consapevolezza della propria libertà. Si, certo, proprio quella energia che può diffondersi tramite una
pluralità di informazioni, come con impegno si afferma sicuramente durante le lezioni, nei corsi universitari, insegnamenti che permettano di maturare preziose capacità critiche e, nel caso specifico, di riflesso, fare luce nelle aule della vita, quelle di tutti giorni e chiedere, dunque, pacatamente, ma a testa alta, lumi su ciò che s’intende fare per lo sviluppo del polo universitario materano. È forse una richiesta fuori luogo? Oppure, alla stregua di promesse sepolte nel ghiaccio dell’indifferenza, quei sogni sono destinati a perire ancora a lungo, alba dopo alba, sulla cima della collina di Lanera?