Vincenzo Menzella, già componente della Direzione regionale del PD lucano, ha inviato una nota in vista dell’elezione del nuovo segretario nazionale del PD. Di seguito il testo integrale.
Il dibattito congressuale nel PD sembra concentrato più su temi e interessi di posizionamento interno che sulle grandi questioni che attengono alla vita reale. In Basilicata scopriamo che esistono correnti varie, una sorta di condominio, dentro una corrente riformista che fa capo a Bonaccini fenomeno purtroppo presente anche a sostegno di tutti e quattro i candidati alla segreteria. È il frutto di una impostazione che si guarda l’ombelico oppure dello sguardo che osserva il dito piuttosto che la luna. Non ne voglio fare oggetto di polemica. Così come non intendo tornare sul limite di chi teorizza il passaggio da partito della società civile a partito degli amministratori. Senza nulla togliere al valore della rappresentanza elettorale. Ma ricordando che c’è un problema che precede il fatto puramente elettorale poiché riguarda il rapporto con le comunità, il dialogo quotidiano, le fatiche di una mobilitazione sulle grandi esigenze di giustizia, di libertà e di sviluppo delle nostre società.
E mentre noi impieghiamo il nostro tempo a dividerci sulle candidature e sul loro target il mondo cammina per suo conto rendendoci superflui quando non fastidiosi.
Faccio un esempio. Sta per aprirsi la fase legislativa della autonomia differenziata. Una pretesa leghista di attribuire alle regioni del nord risorse e materie (in parte strategiche e di effettiva competenza centrale) non solo violando i precetti costituzionali ma ignorando il differenziale di livelli di cittadinanza in termini di dotazioni essenziali fra le due grandi aree del Paese. Una manifestazione di egoismo che se non fosse contrastata ci condurrebbe alla rottura della unità nazionale.
Si tratta di evitare contrapposizioni di forza che ci vedono troppo impegnati in beghe correntizie mentre dovrebbero vederci uniti intorno ad una linea di difesa della unità del Paese ponendo il Mezzogiorno alla testa di un progetto che rimetta il Sud al centro di una strategia euromediterranea che esalti il ruolo dell’Italia. A partire dalla energia e dalla manifattura industriale che sono gli asset più significativi.
Non mi pare di sentire clamori, proposte, indicazioni che qualifichino in maniera convincente l’azione di un partito che pure dovrebbe saper esprimere indirizzi all’altezza delle tradizioni che dichiara di rappresentare.
Si tratta di un esempio. Ma altre ne potremmo citare. Soprattutto in una regione come la nostra nella quale, dopo tanti troppi errori, non disponiamo ancora di un profilo, di una caratterizzazione che ci metta nella condizione di essere almeno considerati. Sono considerazioni amare ma fatte con animo positivo. L’intenzione è scuoterci da vecchie abitudini e riscoprire il gusto della battaglia. Sulle idee prima che sui posti in lista o sulle filiere di comando.