Riceviamo e pubblichiamo la nota inviata da Don Giuseppe Ditolve, originario di Irsina e parroc o della chiesa San Giuseppe Lavoratore di Pisticci Scalo in vista delle prossime elezioni comunali che si terranno in diversi comuni della Basilicata.
“Mi rivolgo alla mia città natìa e ai comuni della Basilicata. Irsina che verrà nasce ora con il “Noi” che è il contrario del narcisismo patologico.
La gravissima emergenza sanitaria e le pesanti conseguenze economiche e sociali dovute alla pandemia derivante dall’imprevisto Covid-19, impongono un rinnovato e strategico ruolo del Comune in termini di scelte economiche innovative ed investimenti pubblici a queste coerenti per un rilancio della Città e a difesa dei più deboli.
Se non vogliamo mettere a rischio il futuro di una delle meraviglie dei borghi d’Italia dobbiamo cogliere per tempo e lucidità l’occasione degli importantissimi
contributi da parte di tutti per dare una svolta nell’imminente futuro incerto. Gli slogan sono aforismi che lasciano il tempo che trovano.
Entrate concretamente nella vita della gente invasa di problemi ricordandovi della parabola del buon samaritano.
O la politica irsinese prenda esempio da questo episodio oppure sarà il Ponzio Pilato di sempre. Se comprendessimo il vero valore della Politica avremmo risolto in gran parte le preoccupazioni che ruotano attorno ai problemi sociali che interessano i cittadini.
L’anatomia politica e passionale di quest’epoca deve scaturire dall’impegno verso i più disagiati, dando voce a chi non ne ha. Quindi, il disamore dalla politica diventa mancanza di attenzione, di interesse, aridità intellettuale e del cuore scambiate per incapacità di accogliere l’altro fino a caldeggiarne la scomparsa. Come fosse una cosa da niente, lasciarlo affamato.
La gente non ha più fiducia non nella Politica ma nei politici assenteisti, menefreghisti e passerelisti del momento e soprattutto, quando ci sono tante liste per accaparrarsi uno stipendio in più.
In don Luigi Sturzo, amore per i poveri e ricerca della giustizia sono generati “dall’amore verso Dio”. Di qui l’impegno politico come dovere morale e atto d’amore.
L’impegno socio-politico nell’amore solidale strettamente collegato con la sete per la giustizia e con la difesa della libertà ha anticipato le conclusioni del magistero ecclesiastico più recente di Papa Francesco nella Evangelii gaudium (n. 205): “La politica, tanto denigrata, è una vocazione altissima, è una delle forme più preziose di carità, perché cerca il bene comune”. Il Papa, chiede ai politici di cercare non il proprio tornaconto ma la dignità umana. Il pericolo è quello di cadere nella corruzione.
Un termine che il Papa amplia ad una dimensione spirituale. Nella Messa per i parlamentari italiani, il 27 marzo 2014, Francesco ha ricordato che il corrotto è chi ha tanto indurito il cuore che non ascolta più la voce di Dio e si è chiuso ai bisogni della gente interessandosi solo alle sue cose e del suo partito. Uomini di buone maniere, ma di cattive abitudini che opprimono il popolo con tanti pesi che loro non toccano neanche con un dito. Il peccatore – rileva il Papa – può sempre pentirsi perché Dio è misericordioso e ci aspetta tutti, ma il corrotto è irremovibile perché giustifica se stesso ed è difficile che riesca a tornare indietro.
Papa Francesco invita i politici, soprattutto quelli cristiani, ad essere coraggiosi: perché la politica è una sorta di “martirio quotidiano: cercare il bene comune senza lasciarti corrompere”. Fare politica è importante e si può diventare santo facendo politica: significa portare la croce di tanti fallimenti e anche portare la croce di tanti peccati. Perché nel mondo – sottolinea il Papa – è difficile fare il bene in mezzo alla società senza sporcarsi un poco le mani o il cuore; ma per questo vai a chiedere perdono, chiedi perdono e continua a farlo. Ma che questo non ti scoraggi a lottare per una società più giusta e solidale. Se il Signore ti chiama a quella vocazione è stata la sua esortazione, fai politica. Ti farà soffrire, forse ti farà peccare, ma il Signore è con te. Chiedi perdono e vai avanti. Ma non lasciamo che questa cultura dello scarto ci scarti tutti! Scarta anche il creato, perché il creato ogni giorno viene distrutto di più.
Concludo, dicendo di non dimenticarci le parole sacrosante di San Paolo VI che racchiude il vero senso e il fine della politica: ‘La politica è una delle forme più alte della carità’ “.