In vista delle prossime elezioni comunali a Matera riportiamo l’intervento dell’avvocato materano Pierluigi Diso. Di seguito la nota integrale.
Qualche giorno fa parlando di zona economica speciale, da Via Verrastro si è detto che si sta lavorando in “operoso silenzio”. Di nuovo! Aldo Moro evocò l’operoso silenzio di Taviani per smascherare l’oscurità nella quale i suoi avversari si davano da fare. Nel frattempo in città si pensa alle prossime consultazioni comunali, tanto che del referendum confermativo non ne parla nessuno. Si susseguono incontri e aleggia sulla ormai ex capitale europea della cultura un silenzio che propizia all’ascolto, che manca alla politica. Tutti ricordano che pochi mesi dopo la vittoria di cinque anni fa fu varato il governissimo nella città di Matera per scongiurare la fine anticipata della consigliatura. Si ripeté a Matera quello che nel gergo parlamentare è il trasformismo e cioè la sostituzione del confronto aperto tra la maggioranza che governa e l’opposizione che controlla con la cooptazione nella maggioranza di elementi dell’opposizione per esigenze tipicamente utilitaristiche. AMatera il trasformismo fu più consistente e chi perse nominò i suoi assessori, mentre il sindaco ha amministrato la città. Il trasformismo materano ha solo permesso di variare le maggioranze in base a convergenze d’intenti su problemi circoscritti, anziché su programmi politici a lungo termine e per la presenza di consiglieri non legati ad alcun partito politico e definiti civici, almeno sino al momento della loro elezione, poi……. D’altronde la candidatura alle elezioni per molti era “personale” e ciò favoriva l’individualismo del singolo eletto che forse rispondeva del proprio operato alla propria base. Da ciò lo scadimento del dibattito politico, l’allontanamento del sistema politico dall’interesse collettivo verso il sistema e, in ultimo ma non per ultimo, quello che alcuni hanno chiamato scarsa moralità agli occhi dei cittadini elettori.Ma è il trasformismo la soluzione adeguata? E’ giusto alterare i rapporti che sono stati assegnati dagli elettori? Conviene affidarsi al partito dei consiglieri per sfuggire all’instabilità, mischiando le carte e mettendo insieme maggioranza ed opposizione, con una operazione che altera i rapporti di forza originari, il responso degli elettori ed annulla ogni necessaria differenza tra il ruolo di governo e l’insostituibile ruolo di controllo?Il trasformismo è favorito dalle Costituzioni moderne che conferiscono piena libertà morale agli eletti, i quali hanno un patto di fiducia politica con l’elettorato, scevro di diritti e doveri, nessun mandato imperativo verso il proprio collegio elettorale. Gli eletti hanno solo un obbligo morale, non giuridico.Nel frattempo, dopo Matera 2019 e il dilagare del coronavirus, si assiste in città ad un frenetico immobilismo, prigionieri nella palude ove si rischia di affondare da entrambi i lati. La destra che dopo l’insolazione di agosto si era messa da parte adesso confida in una vittoria a maggio 2020, mentre la sinistra si è smarrita nel labirinto dei suoi artifici, compiendo errori da dilettanti per aver tirato troppo a campare. Si può eliminare la distinzione tra Destra e Sinistra, costruendo una maggioranza basata sulla solidarietà sostanziale di persone e di gruppi, dimenticando la tentazione senza fine di stare al Centro?Forse un listone sarebbe la cosa migliore, come accadde alcuni anni fa. Il risultato è stato un sistema politico bloccato ma al tempo stesso litigioso, un immobilismo frenetico perchè un’amministrazione di “gestione” del presente non avrà mai un orizzonte politico. Non ci si può limitare all’attualità immediata, perchè bisogna guardare oltre la siepe; non ci si può limitare ad affrontare la semplice quotidianità senza un disegno politico almeno di medio-lunga durata. I cittadini chiedono l’efficienza della pubblica amministrazione, la produttività delle imprese, la qualità della classe dirigente. Ecco che occorre riempire di contenuti politici la prossima consiliatura materana, perché in gioco fra poco ci saranno non solo i programmi di buon governo, ma anche lo scontro tra diverse culture politiche. Nel frattempo si cerca un leader capace di catalizzare il consenso adesso che la crisi economica e i fallimenti della politica hanno cambiato le domande dei cittadini, che Grillo è in fase calante mentre Renzilitiga con Conte. Il nuovo leader deve rivolgersi a quegli elettori che non sono più né fedeli né abitudinari, ma assolutamente liberi e scelgono innanzitutto se andare a votare, poi per chi votare, in un mercato elettorale senza ideologie, senza blocchi sociali, senza abitudini di voto familiari. Di conseguenza la politica finisce per essere fatta soprattutto di istinti e di istanti.Il leader oggi è tutto e non è il partito che crea il leader e determina il suo programma. E’ il leader che crea il programma e plasma il partito. Ciò non significa che siamo destinati ai partiti personali, che nascono e muoiono con i propri leader. Anzi, quei partiti sono ancora più deboli proprio perché non prevedono un ricambio. Ecco che nella palude del centrosinistra locale (ma anche nazionale) la destra italiana ha buone prospettive per tornare competitiva. Per ogni schieramento serve un nuovo leader che se non del tutto sconosciuto, quanto meno deve essere percepito come non contaminato dalla classe politica degli ultimi anni, altrimenti è scaduto e non sarà un catalizzatore di consenso, un valore aggiunto. Serve un uomo nuovo che sfidi tutta la nomenklatura attuale e serve soprattutto un enorme passo indietro di buona parte dei bigattuali. Ci sarà questo passo indietro o si annegherà nella palude dell’immobilismo?
Nella foto Pierluigi Diso (foto www.SassiLive.it)