In vista delle prossime elezioni comunali di Irsina riceviamo e pubblichiamo una riflessione della docente irsinese Rosaria Scaraia. Di seguito la nota integrale.
C’ è nell’aria voglia di civica, liste civiche anche nel più bello dei Borghi: Irsina, già Montepeloso. Meno di cinquemila anime e una lista per condominio alla ricerca del candidato per famiglia possibilmente numerosada dividere e lacerare un tessuto sociale fragile. Ricucire è il verbo e le parrocchie devono insegnare che i sagrestani non vanno in Paradiso. “ Divide et impera” , la ricetta della schiavitù. Un detto tramandato da tal Filippo il Macedone, il senso è presto detto: un popolo unito , una collettività unita è un ostacolo a chi vuole comandarla per suoi fini personali. Al contrario, la divisione, la rivalità, la discordia, giova a chi vuole dominarli. Ci dice niente questo? Viviamo all’ insegna della competizione, facciamo di tutto per sgomitare e farci spazio ma se guardiamo alla natura , ciò che più si mostra adeguato alla sopravvivenza e all’evoluzione, è ciò che si muove come un insieme ben organizzato. È il gruppo, la cooperazione attiva finalizzata ad un obiettivo comune, a portare successo e a garantire la sopravvivenza anche dei più deboli. Non è questo che vuole chi comanda. Chi comanda vuole mantenere attivo e vivo in tutti noi il senso di separazione , di divisione, per aizzarci continuamente gli uni contro gli altri, per mantenerci sconnessi dal nostro vero potere: l’ unione. Anzi meglio, la connessione funzionale. Non è infatti sufficiente mettersi insieme come pecore e cercare di attaccare il potere costituito. Quello che può fare davvero la differenza, è imparare a connetterci tra di noi, ciascuno individuando e valorizzando le proprie peculiarità, le proprie caratteristiche uniche, mettendo in rete ciò che di meglio ha da proporre. Non in competizione o peggio per vendetta ma in collaborazione. A chi serve lacerare relazioni , amicizie, parentele , pur di vincere? Quel potere oscuro, vecchio e rancoroso non aiuta la democrazia la distrugge. Belzebù, non diventa santo, pur con la benedizione del Papa, sarebbe necessario liberare la politica dal dividi ed impera. Sarebbe utile che tutti i candidati adottino il Manifesto della comunicazione non ostile e inclusiva e si confrontino senza livore su pochi temi urgenti per la sopravvivenza del Paese. In paese ci conosciamo tutti e sappiamo, non basta saper guidare la macchina amministrativa servono qualità umane che non tutti possiedono. Il Borgo non può morire di strategia.