Elezioni comunali Pisticci 2021, riflessioni di don Giuseppe Ditolve, Parroco chiesa San Giuseppe Lavoratore di Pisticci Scalo.
Siamo ormai giunti alle porte delle elezioni amministrative della nostra città pisticcese e il dibattito politico è stato ancora una volta pietoso. Non si è rispettato minimamente la volontà di quei cittadini che hanno chiesto con veemenza prima dell’apertura della campagna elettorale, di non puntarsi il dito l’uno contro l’altro ma, come abbiamo potuto constatare, c’è stato un menefreghismo altezzoso, al contrario, di chi ha chiesto luce e trasparenza di un territorio sepolto da una trentina d’anni a questa parte, e per di più, rinchiusa nell’abisso oscuro della terra, con estrema irruenza o imprudenza, badando solo allo scopo da raggiungere senza vedere nient’altro, come fanno molti animali quando caricano, con la testa abbassata e le corna protese in avanti. Nella pletora di liste e di candidati che si è presentata, occorre avere chiare alcune opzioni in vista del Bene Comune in questo delicato tempo di incertezze a causa della pandemia e del rilancio occupazionale ed economico del nostro territorio. Occorre scommettere su almeno tre temi:
a. l’inclusione delle diverse realtà presenti sul territorio tra borgo, frazione e contrade;
b. la qualità della vita sociale in degrado tra anziani e giovani;
c. gli spazi sostenibili ed ecologici.
Tutto questo dipende dal grado di coinvolgimento di ciascuno, ognuno deve fare la sua parte. La Comunità è una e non divisa in più parti, nasce dal basso cioè dalla gente che deve rigenerare il sistema politico in diaspora da anni. L’errore che si potrebbe fare, ed è molto rischioso non solo per un senso civico, ma soprattutto per l’incomunicabilità tra centro e periferie, quest’ultime messe nel soffitto o eliminate da un egocentrismo intollerabile, figlie di nessuno. Senza collaborazione tra amministrazione ed elettori, il futuro del territorio si converte in un decadimento spaventoso che si è visto nel passato, senza essere il volto bello che è mancato come punto di riferimento a livello provinciale, regionale e parlamentare nazionale. Amministrare non significa solamente pensare alla tèchne, cioè al “saper fare”, ma al futuro della polis, cioè al saper progettare politicamente, per garantire non solo città pulite e sicure e risolvere bene i problemi aperti, ma aver “cura” dei più deboli per avere un’idea di sviluppo di città. Concludo con Giorgio La Pira, vero uomo politico da apprendere il suo operato: <Non si dica quella solita frase poco seria: la politica è una cosa “brutta”! No: l’impegno politico, è un impegno di umanità e di santità: è un impegno che deve poter convogliare verso di sé gli sforzi di una vita tutta tessuta di preghiera e meditazione, di prudenza, di fortezza, di giustizia e di carità>.