Il cittadino materano Domenico Gallipoli ha inviato alla nostra redazione le “osservazioni semiserie di un caveosiano nella calura afosa del solleone sulle passate elezioni nella città dei Sassi. Di seguito la nota integrale.
Non so se un non materano doc possa sfacciatamente ardire di esprimere sommesse osservazioni sulle recenti elezioni svoltesi, in punta di piedi, pardon, di fioretto, nella Città dei Sassi.
Siccome la faccia tosta, o meglio, la testa dura, non difetta, , mi permetto, poiché sono residente nella summenzionata città da poco più di un decennio, di esprimere su quanto avvenuto qualche osservazione, semiseria, ben s’intende, proprio perché penso che non bisogna mai prendersi troppo sul serio, e questo dovrebbe valere per tutti, soprattutto per chi ritiene di essere in grado di rappresentare i cittadini nelle Istituzioni
Alcuni elementi mi hanno colpito.
In primo luogo l’eccessivo numero delle liste (mi riferisco soprattutto a quelle di appoggio alla candidatura di De Ruggieri); mi sono dato una spiegazione: la torta della gestione delle iniziative e degli eventi ha sollecitato le papille olfattive di tanti, al punto da richiamare in servizio permanente effettivo quanti sembravano appartenere al passato (in senso politico, s’intende), aggiunti a quanti hanno fatto il salto della quaglia, un’inversione a U passandosi una mano di vernice fresca che rendesse poco visibile quella precedente; non c’è bisogno di scomodare l’ex direttore dell’Avanti successivamente fattosi capo del fascismo per dire che la Storia, purtroppo, si ripete, anche a livello locale. La Storia ci racconta anche le vicende delle Compagnie di Ventura, eserciti di soldati mercenari, che combattevano per il “soldo”, pronte a passare da un contendente all’altro che avesse sborsato di più. Vengono addotte a tal proposito giustificazioni “alte”, che talvolta paiono poco credibili, quasi una foglia di fico che, vociferano le malelingue, nascondono motivi riferibili alle papille olfattive, propedeutiche al lavoro di quelle gustative.
“Andiamo dall’altra parte perché volevamo le primarie in quella in cui eravamo” , questo il grido di dolore di chi è passato al “nemico”.
Mi domando e dico (direbbe un comico): poteva Adduce sottoporsi alle primarie non essendo un candidato per la prima nomina ma un Sindaco che aveva “accompagnato” Matera alla conquista del titolo? Le primarie sarebbero state una sconfessione per Adduce, incomprensibile soprattutto dopo il successo del titolo conquistato. Sarebbe lo stesso che sminuire l’apporto di un allenatore di squadra che abbia conquistato la Coppa dei campioni; l’allenatore non conta nulla? E’ solo merito dei giocatori in campo?
“E’ stato un successo di tutta la città” si è gridato; il che è vero se si considera la partecipazione dei cittadini (di ogni provenienza ed estrazione politica, allora…poi …); ma … il porre l’accento solo sulla partecipazione dei cittadini e sul merito indubbio che loro appartiene è parso voler sminuire l’opera del Sindaco e tutto quello che ha fatto, il lavoro di tessitura e di creazione di rapporti umani ed istituzionali che hanno contribuito, insieme alla partecipazione dei cittadini, di costruire e conseguire il risultato agognato. Beghe personali e ricerca di spazi vergini sembrano essere alla base di inversioni ad U, non disgiunte, forse, da sollecitazioni olfattive.
“La materanità” è un concetto double face (!), secondo il mio modesto punto di vista. In termini “alti” è stato inteso come amore per la città; quando si vuole andare contro un candidato dai globuli non a forma di “sassi”, la “materanità” fa appello, con cattiveria sottile (perché non esplicitata) alla difesa del “campanile” minacciato dallo “straniero”. Ma nella Città dei Sassi di “stranieri” ce n’è in abbondanza: c’è chi dalla provincia di Potenza è approdato a Matera passando per Montescaglioso, c’è chi vi è giunto da Miglionico, chi da Ferrandina, chi dal nord ecc. ecc. Le città hanno sempre fatto da polo d’attrazione verso il circondario. L’argomento della “materanità” con intento “anti” viene tirato fuori al momento opportuno e con intenti poco nobili ed inconfessabili (“non sei uno di noi doc”).
E poi, me lo si lasci dire, c’è stata la voglia, da parte di alcuni, già politici ed abbondantemente politici in passato, di mimetizzarsi, di inserirsi nel clima dell’antipolitica per proporsi come verginelli alfieri del prototipo di“homo novus (?)”, rigenerato da una spruzzata di “indipendenza” dai Partiti; c’è stato poi il “ritorno” di chi era desideroso di rivincita…insomma un insieme di beghe interne al PD ed al centro sinistra, di papille olfattive effervescenti, di desiderio di rivincita, di “anti”, di autoesaltazione illimitata da profeta di cultura … tutto questo ha determinato il risultato elettorale.
“Salga sul palco, la spello vivo!” Quelle parole rivolte dal candidato sindaco.
De Ruggieri ad un malcapitato che ha osato contestarlo (reo di lesa maestà?) mi hanno particolarmente impressionato; il candidato De Ruggieri si era presentato con stile anglosassone, con eleganza verbale di chi si pone al di sopra degli altri circondato dall’aureola della cultura e poi ….”…la spello vivo!”. Si sono rotte le acque ed è venuto fuori quello che era coperto. Prima mi sembrava voler incarnare il “Sire gentile dei Sassi” (lo dico in maniera scherzosa), dopo quella frase m’è parso di vedere un Sire feroce, vendicativo, assetato del sangue di chi osa opporsi al suo verbo. Però … passata la tempesta, ha offerto (nobile gesto) la presidenza del Consiglio al candidato sconfitto. Parlando seriamente, a me è apparso non solo un gesto nobile dal punto di vista umano, ma anche un gesto politico che non solo sarebbe stato utile a smussare le animosità della campagna elettorale trascorsa, avrebbe anche offerto alla città un segno di ritrovata unità di fronte ai compiti che attendono Matera, un segno tangibile, soprattutto all’esterno, di una città unita pur nella diversità di opzioni presenti nel Consiglio. Il Sire non sapeva quali parole trovare per esprimere il suo disappunto per l’indicazione “Tortorelli” che i suoi consiglieri avevano espresso: insomma l’uomo forte della sua maggioranza è visibile attraverso il voto espresso per eleggere il Presidente del Consiglio. Non vorrei che il Sire fosse prigioniero dei consiglieri delle varie componenti che lo hanno appoggiato, degli appetiti più o meno latenti e pronti a farsi valere al momento opportuno, dell’uomo forte che ha raccolto quei voti che, se si fosse guardato al di là del proprio naso e delle proprie aspirazioni, sarebbero dovuti andare al candidato avversario per i motivi sopra esposti.
Non mi permetto di esprimere opinioni sugli assessori; auguri a tutti loro ed alla Città Europea della Cultura: l’occasione non va sprecata con atteggiamenti miopi.
Absit iniuria verbis.
Domenico Gallipoli
Tutta roba vecchia ampiamente sviscerata in campagna elettorale. ora la città ha democraticamente scelto e devi fartene una ragione. Ora bisogna guardare avanti