Francesco Ambrosino, Candidato alla Camera dei Deputati per +Europa: “Non è credibile chi propone tagli drastici delle tasse senza preoccuparsi di debito pubblico, sprechi, e clientele. Con +Europa un programma affidabile per un futuro sostenibile”. Di seguito la nota integrale.
La leader di centrodestra ha affermato che, “il governo dei migliori ci ha regalato in 15 mesi un aumento di 116 miliardi di debito pubblico”. Ma in realtà l’affermazione è fuorviante. Quando si parla di debito non si guarda a questo in valore assoluto ma in rapporto al PIL per capirne la dimensione e la sostenibilità. Per fare un esempio concreto, la Francia, in valore assoluto, ha un debito pubblico di 2900 miliardi, più alto di quello italiano che è di 2770 miliardi, ma ha anche un PIL che si aggira intorno ai 2600 miliardi di € contro il PIL italiano che è di 1880 miliardi di €. Si capisce che in base alla produzione ponderata interna di beni e servizi è più indebitata l’Italia dove il rapporto debito/PIL è del 147% mentre in Francia, essendo meno indebitata, si aggira intorno al 111%. Quindi i numeri che ci interessano sono 147% e 111%. Il governo Draghi nei 15 mesi, quel rapporto lo ha ridotto da 151% a 147%. Se volessimo fare un piccolo esercizio di memoria, scopriremmo che le dichiarazioni della leader di FDI, durante tutta la permanenza del governo Draghi, non erano favorevoli alla salvaguardia dei conti pubblici. Strategia idonea a coltivare il proprio populismo e accumulare facili consensi. Per tutti i 15 mesi ha perpetrato le accuse verso il governo di essere troppo attento alle richieste di Bruxelles e poco sensibile ai bisogni dei cittadini. In questi giorni scopriamo, con piacere, una Meloni diversa, più moderata e attenta ai vincoli di bilancio, addirittura accusa i predecessori di non aver ridotto il debito (in valore assoluto). Strano! C’è però una sostanziale incongruenza tra le dichiarazioni e il suo stesso programma elettorale. Secondo le stime dell’osservatorio sul debito pubblico, le riforme previste da FDI richiederebbero maggiori spese per 110 miliardi di euro. Ma c’è di più, a ottobre il governo incaricato deve presentare il documento programmatico di bilancio che sarà inviato a Bruxelles per l’approvazione, perciò, quelle promesse rimarranno sulla carta. +Europa nel suo programma si occupa della riduzione del rapporto Debito/PIL con piani quinquennali di riduzione del debito pubblico e l’introduzione in Costituzione del principio di equità generazionale (anche Ursula Von der Leyen oggi parla di sancire nei Trattati la solidarietà tra generazioni) per evitare quelle scelte che creerebbero indebitamento che peseranno sui più giovani. Tutto scritto nero su bianco nell’interesse degli italiani e in continuità con la linea segnata da Draghi che ha aumentato il PIL senza fare un solo euro di debito. La stagione dell’indebitamento e delle promesse facili deve lasciare il passo ad una politica che preveda spese con coperture certe. E questo +Europa lo fa: ha inserito nel programma diverse proposte per le quali ha previsto le necessarie coperture. Si pensi: al recupero di 18 miliardi annui di sussidi per le aziende che producono carburanti fossili, alla legalizzazione della cannabis che porterebbe nelle casse dello stato circa 7 miliardi come risulta da uno studio dell’Università la Sapienza di Roma, alla drastica riduzione delle partecipate , spesso fonti di ulteriori debiti che sono sempre i cittadini a dover risanare con le proprie tasse. Non è credibile chi propone drastiche riduzioni di tasse senza incidere su sprechi, clientele e sugli enormi debiti che si formano nelle società partecipate, società in house, fondazioni pubbliche: si tratta di carrozzoni politici spesso creati per gestire il consenso. Più Europa è per una società realmente libera e liberale.
Set 16