In vista delle prossime elezioni regionali riportiamo di seguito la nota inviata alla nostra redazione da Pierluigi Diso, che fa il punto sullo stato in cui versa il Partito Democratico in Basilicata. Di seguito la nota integrale.
La prossima fermata è Potenza e in molti si stanno già organizzando perché l’importante è esserci, anche all’opposizione, altrimenti si finisce nel dimenticatoio. Molti materani, chissà perché,continuano a ripetere che il loro leader è e resta Pittella, nonostante l’annus horribilis per quella famiglia e continua l’epopea di quella che l’onorevole De Filippo definì “familismo amorale”, cioè situazioni paradossali che sempre più caratterizzano la realtà di un paese allo sbando tra il qualunquismo del fare, i rapporti familiari in carriera e le furbizie per poter “campare”, o stare troppo bene. Occorre allora cercare nella ristrettissima cerchia di coloro che appaiono ancora in grado di smuovere la regione Basilicata, tanto che a breve si terrà la convention dei “liberi e forti lucani”, proprio per dare un contributo alla politica regionale allo sbando, perché in molti ormai chiedono un incubatore di idee verso le prossime consultazioni regionali, inglobante ma equidistante da ideologie di governo e di opposizione. Nonostante in regione in molti si erano dichiarati “renziani”, la Basilicata è stata l’unica regione in cui si è assistito alla restaurazione piuttosto che alla rottamazione.Urge un gruppo di esperti e meno esperti di politica per iniziare a ragionare sul cambiamento che il voto del 4 marzo ha portato all’Italia, rottamando la vecchia politica, per esplorare possibili terreni di condivisione, ma anche nella ricerca di un confronto con “l’atra parte”. Occorre creare da subito un progetto politico-culturale più reale che virtuale, che sia sintesi dell’evoluzione del sistema politico italiano verso la maturazione sociale e culturale dell’Italia di oggi, con un impulso modernizzante e di innovazione su importanti temi economici e sociali. Dal 5 marzo è venuta meno l’offerta politica del centrosinistra e la politica non è più nemmeno sogno e le alleanze si montano e smontano come fa mio figlio con le costruzioni Lego, così come la scelta elettorale di un partito non è più garanzia di un programma, ma è un’incognita.La politica tradizionale del centro sinistra è scomparsa e mentre la casa crollava i big si dimostravano arroganti, sapientoni, nonostante l’impoverimento del Paese, soprattutto al Sud. Ciò che si è verificato a giugno, con i campi ben delimitati, non è avvenuto certo per caso, eppure ancora oggi è evidente una scarsa attenzione per le scelte degli elettori e per i motivi che quelle scelte hanno determinato e la promessa elettorale vincente è stata quella del reddito di cittadinanza, tanto attesa al Sud che se va a picco si trascina dietro l’intero Paese.La politica non è più una scienza esatta, ma alcuni dovranno rendere conto e spiegare cosa sta succedendo in una involuzione senza fine dalla quale in molti presto scapperanno pur di non essere condannati all’insignificanza o perché sono stati incapaci di frenare il declino certificato ormai da molti sondaggi. Si tratta di prendere consapevolezza dei prossimi appuntamenti elettorali dai quali sarà difficile risalire la china e riconquistare un ruolo di alternativa credibile presentando proposte di governo concrete e praticabili che siano l’unica vera alternativa presente sul mercato della politica, anche se finora così non è stato tanto che il PD lucano si è affossato su Pittella. Ecco che l’altra sponda è la più credibile e può dare certezze al silenzio e alla vaghezza del PD proponendo contenuti chiari e condivisi, perché non bastano più gli slogan per richiamare tutti alle proprie responsabilità, evocando possibili disastri futuri e accusando la forza di governo attuale solo di populismo. Ad oggi il PD si è dimostrato un partito senza identità culturale, modello organizzativo, militanti; è un “Partito Disciolto” ed ha fallito perchè non ha dimostrato ancora, dal 5 marzo, di avere un programma attento nemmeno per il suo elettorato. Hanno vinto Salvini e Di Maio con le loro idee su Europa, globalizzazione, finanza, immigrazione, sicurezza. Il PD è oggi un partito defunto? Sì, tanto che molti sono già scesi dal carrozzone e abbandonato le famiglie. Poiché ancora adesso non si vuole sciogliere per non scegliere e ci si prepara alle prossime consultazioni elettorali regionali lucane ancora con le stesse facce non resta che stare alla finestra affacciandosi però sul giardino del vicino che è più verde (e un po’ giallo) e innaffiare quell’orto. Blindando i gruppi dirigenti sconfitti, vuol dire che il PD non vuole nemmeno provare a ripartire. Ecco che gli uomini liberi e forti devono provocare il cambiamento, con la spregiudicatezza che la situazione politica attuale richiede perché la politica dev’essere ancora sogno, cioè il regno del possibile e non del necessario.