Francesco Di Benedetto (Componente della segreteria provinciale di Fratelli d’Italia): “Il nodo, l’unico: Chiorazzo”. Di seguito la nota integrale.
Le interpretazioni che circolano degli incontri romani pro-Chiorazzo erano prevedibili.
Potremmo dire: come da copione.
Danno il senso per alcuni della mitigazione della “pretesa”, ma non della “rinuncia”, per altri una sorta di preavviso di consenso, da consegnare, come si dice, mano con mano.
Tutto elegantemente infiocchettato e diplomaticamente rivestito da approfonditi chiarimenti e da evidenti contropartite attese.
Staremo a vedere.
Ora il confronto è giunto al suo massimo livello.
Il nodo, l’unico modo è Chiorazzo.
Una richiesta che si era presentata sulla scena politica come pretesa.
Una sfida condotta contro tutti, considerata lesa maestà.
Come vi siete permessi di mettervi di traverso a bloccare la mia discesa, anzi la mi ascesa al “trono”?
E così non ci si passa per imprenditore subito, ma come cooperatore. Fa più effetto. Lo senti più vicino, uomo del volgo che, come tanti, nati lucani hanno assimilato tutta la romanità possibile per scalare i palazzi del potere, dando l’illusione di partire dal basso.
Dall’ultimo retroscena emerge che la Segretaria nazionale del Pd guarda con occhi diversi questa candidatura che si è costruita a tavolino con fare certosino e oltremodo funzionale, certamente non per volontà e scelta del partito, ma avvalendosi di un consenso sedicente laico e clericale.
Tutto questo ufficialmente smentito ad agosto, rifiorito con più lena a Natale.
Nella concitazione dei tempi in cui tutti sono obbligati a convergere la sola proposta di auto- candidatura è quella del “lucoromano” Chiorazzo, detto il Caterpillar.
Gli incontri a questo servono, a costruire a trovare soluzioni.
Lo avevamo previsto: il dissenso si sposta dal Presidente ai commensali da chiamare a governare.
Non si sorprenderà nessuno: presto saremo chiamati a registrare “la fumata bianca”.
Il mondo cooperativo gioirà, ma quello imprenditoriale, finora silente che farà?
Quanto vera e convinta fosse la condanna per l’autocandidatura si è visto: la nostra è solo terra e popolo di conquista. Tutti legittimano tutto.
Tutto passa per “convergenza e rafforzamento della cooperazione fra Pd e M5S”.
Basilicata, crocevia dei massimi sistemi.
Come se non bastasse si corona la riflessione con alto profilo teologico culturale.
“Il disagio dei cattolici sta diventando il muro del pianto”. Affermazione, immagine ardita. Un soccorso sfacciato, diretto iniziato con Avvenire, proseguito con suoi giornalisti su tematiche drammatiche, urgenza di pace, piegate, rese servili alla bassa cucina del potere da conquistare.
“Valori etici e religiosi che sono stati l’enzima di una democrazia fervida di valori umanistici!”
Ieri, non oggi.
Si mischia storia e attualità.
Figure eccelse di testimoni che hanno pagato anche con la vita la loro passione, il loro fare politica, il loro servire senza servirsene, non possono essere messe a confronto con personaggi da note vicende.
Quel mondo è oggi il germe fondativo del servizio agli ultimi e del volontariato fatto da migliaia di persone che nell’ombra, senza calcoli amano il prossimo tuo.
Con Zuppi, presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), mi va di affermare che occorre sempre ribadire la verità perché «un amore senza verità finisce per non amare davvero».
Un po’ di verità non fa male, anzi: se la conosci, la eviti!