Lettera aperta di Antonio Mattia, candidato presidente del M5S alla Regione Basilicata ai cittadini e al mondo produttivo lucano: “La Basilicata al centro del Sud e del Mediterraneo, con il programma regionale del M5S in 5 anni circa 30 mila nuovi posti di lavoro e stop spopolamento”. Di seguito la nota integrale.
Carissimi,
Ho deciso di scrivere questa lettera per informarvi direttamente sulle idee di fondo e sulle azioni principali che il M5S metterà in campo per la rinascita sociale ed economica della Basilicata dopo le prossime elezioni regionali.
Noi stiamo lavorando. Abbiamo ascoltato migliaia di cittadini e con loro ci siamo confrontati sulle cose da fare, in tutti i Comuni.
Ci siamo avvalsi degli approfondimenti e degli studi analitici di esperti di rilievo nazionale e internazionale ai quali va il mio sentito ringraziamento.
Nei prossimi giorni continueremo ad invitare le associazioni imprenditoriali e di categoria, le organizzazioni sindacali, il mondo delle professioni, dell’università, della ricerca e della cultura, le organizzazioni no profit, i comitati di cittadini e i sindaci ad un confronto sul futuro della Basilicata. Non ho alcun dubbio che questi mondi abbiano ancora la voglia e la passione necessarie per contribuire al bene della regione e alla tutela dell’interesse generale. Perciò saremo felici, qualora invitati, di partecipare alle loro iniziative.
Sono certo che conoscersi, parlarsi, confrontarsi, sia l’unica strada per evitare pregiudizi, valutazioni politiche parziali o di parte, strumentalizzazioni e false informazioni.
Agganciare il futuro
La Basilicata è stata per troppi anni ai margini del Paese e del Mezzogiorno. Considerata nelle sue caratteristiche “negative” (piccola, scarsamente popolata, economicamente insignificante…) ha subito un approccio provinciale e minimalista delle politiche dei governi locali. Ha subito l’assenza di una visione del proprio futuro testimoniata dall’assoluta mancanza di un’identità dello sviluppo. Fattori esogeni hanno determinato per decenni il destino economico e sociale di interi territori. Dalla chimica in Val Basento e Tito, dalla Fiat a Melfi agli impianti petroliferi della Val d’Agri e della Valle del Sauro. Tutte circostanze non provocate né ideate dalla classe politica e dirigente al potere ma causate da interventi esterni e spesso estranei alle vocazioni territoriali e alla configurazione socio-economica e antropologica della regione. Tutto questo ha costretto i governi locali, assolutamente impreparati ad affrontare processi di industrializzazione inediti e complessi, a rincorrere i sentieri tracciati da altri.
Sono stati anni di soccombenza ai grandi gruppi industriali nei quali gli asset caratteristici del territorio non solo non sono stati valorizzati in un’idea di sviluppo ma sono stati “depredati” ad esclusivo consumo dell’industrializzazione selvaggia. Acqua, paesaggi, boschi, fiumi, risorse antropologiche e eno-gastronomiche, risorse culturali, artistiche e storiche sono stati sacrificati sull’altare di uno “sviluppo” senz’anima.
È mancata una visione. Tale mancanza ha indebolito le energie vitali e le potenzialità del territorio. Ha impedito la creazione di una dimensione identitaria dello sviluppo più che necessaria in un mondo globalizzato.
Questo per causa di una sindrome politica della marginalità per cui la Basilicata è stata percepita dagli stessi governi locali nelle sue caratteristiche “minime” di “piccolo anatroccolo” maltrattato da tutti e destinato a sopravvivere in un mondo di giganti. In queste condizioni, il sogno, la visione, il riscatto economico e sociale di una terra diventavano impossibili.
La politica “minimalista” dei governi regionali precedenti si è perciò limitata a distribuire risorse senza alcuna coerenza dentro un’idea di sviluppo. Piccole e grandi infrastrutture realizzate come “spezzatini”. Programmazione auto centrica, escludente, paradossalmente destinata ad isolare la Basilicata dai circuiti economici internazionali e tuttavia destinata a distribuire risorse pubbliche a pioggia in una logica clientelare di produzione e conservazione del consenso elettorale.
La Basilicata ha visto così crescere la povertà, i fenomeni di fragilità sociale, di disuguaglianze, di malaffare, di clientelismo in un quadro di grave ritardo di sviluppo. Ha vissuto fenomeni di devastazione ambientale del territorio insieme alla crescita costante dei rischi per la salute dei cittadini.
La nostra proposta non è dunque un programma elettorale ma un Piano di sviluppo economico e sociale per la Basilicata del futuro. Un rovesciamento di vecchie e dannose logiche. Una svolta. Certi che il futuro è a due passi.
Un futuro che parte, oggi, da una visione condivisa con migliaia di cittadini, decine di esperti, attivisti del M5S. Una visione che si traduce in azioni, progetti, obiettivi, capaci di dare finalmente un’identità allo sviluppo.
Uscire dal minimalismo è una delle priorità del nostro Piano. La Basilicata non più area marginale e depressa ma centro fisico del Sud peninsulare, la porta d’Europa dei paesi mediterranei, potenziale crocevia dei commerci con i Paesi asiatici. Da qui bisogna partire per un viaggio che porterà lavoro, sviluppo, occupazione non solo in Basilicata ma nel Mezzogiorno e nell’intero Paese.
Sviluppo per noi non è solo crescita economica ma è partecipazione, fiducia, salute, istruzione, welfare, benessere ambientale, innovazione, coesione sociale, lavoro e dignità. Sviluppo è messa a valore economico del capitale naturalistico, storico, eno-gastronomico, artistico e culturale in un quadro di internazionalizzazione del territorio. Internazionalizzazione del territorio significa portare la Basilicata nel mondo e il mondo in Basilicata.
Il nostro Piano di sviluppo è oggetto da mesi di un positivo confronto con diversi ministri e sottosegretari del governo nazionale.
La Basilicata che vogliamo
La Basilicata, dunque, al centro del Mediterraneo e piattaforma di sviluppo per l’intero Mezzogiorno d’Italia. Finestra europea dei Paesi asiatici. Da centro fisico del Mezzogiorno a centro logistico del Sud che va collegato al porto di Taranto per ampliarne l’entroterra sia dal punto di vista fisico, autostrade, ferrovie, aeroporti, sia dal punto di vista amministrativo.
Questo richiede un approccio diverso alla programmazione e alle relazioni istituzionali con il governo, con le regioni limitrofe e con i players internazionali.
Il nostro Piano per le infrastrutture prevede investimenti pubblici e privati ed è già in fase avanzata di studio con i diversi players nazionali ed internazionali. Un Piano che, insieme con le altre azioni del programma, prevede circa 55-60 mila nuovi posti di lavoro in dieci anni.
L’Agricoltura oggi rappresenta il 5% del Pil lucano ma il suo sviluppo nei settori ortofrutticoli è destinato a far crescere la produttività. È necessario mettere in campo azioni volte a rafforzare le esportazioni delle nostre eccellenze anche attraverso piattaforme infrastrutturali dedicate al loro commercio come ad esempio un aeroporto cargo. Assieme a questo è necessario un piano per le bonifiche per rimettere a disposizione della regione terre oramai inutilizzate e alcune volte contaminate. In questo settore prevediamo si possano creare circa 3500 posti di lavoro 10 anni.
La regione è bloccata sul fronte Infrastrutture, nonostante i piani di programma Anas e nonostante le risorse europee. È indispensabile sbloccare i fondi già impegnati sul territorio per permettere lo sviluppo del retroporto di Taranto, un aeroporto cargo per gli scambi commerciali nazionali e internazionali, maggiori tratte di trasporto pubblico locale ed efficaci collegamenti stradali.
Col Piano infrastrutture prevediamo la creazione 40mila posti di lavoro, 20mila nei primi 5 anni.
Per quanto riguarda l’Industria, l’impresa lucana ha resistito, rimanendo stabile in termini di produttività, alla crisi industriale degli ultimi 10 anni. Tuttavia è importante un rilancio, attraverso la logistica integrata, lo sviluppo della ricerca e università, nei settori emergenti e maggiormente produttivi come aerospazio, automotive innovativo e manifatturiero. Attraverso queste azioni prevediamo un impulso dell’occupazione pari a 25mila unità in 10 anni.
A questa visione di infrastrutture per lo sviluppo vanno aggiunte due specifiche linee di intervento.
La prima, necessaria per attrarre giovani e personale qualificato riguarda l’innovazione nelle politiche di contrasto allo Spopolamento e nelle misure per l’occupazione giovanile. Prevediamo un’inversione significativa della tendenza demografica con un aumento di circa 10-20 mila residenti in dieci anni.
La seconda è mettere in moto un piano di inclusione sociale e di welfare che consenta fin da subito di produrre sostenibilità economica e sociale per quella parte di popolazione che è allo stremo e non può aspettare il dispiegamento di tutti gli effetti del Piano di sviluppo. Un Welfare dei diritti e delle opportunità, spazio e luogo di partecipazione e di produzione di capitale sociale. Massima attenzione alle persone con disabilità, agli anziani, alle bambine e ai bambini. Metteremo in campo un piano straordinario di contrasto alla povertà e alla povertà educativa. Faremo della Basilicata un laboratorio di sperimentazione avanzata del Reddito di cittadinanza con un piano di investimenti nei settori ad alta intensità di lavoro.
La Basilicata ha bisogno di una Sanità fondata sul diritto alla salute per tutti. Abbiamo messo a punto misure per una drastica riduzione delle liste di attesa. Abbiamo studiato un sistema per la valorizzazione dei piccoli presidi ospedalieri territoriali. Senza dubbio è necessario superare tutti i limiti delle politiche socio-sanitarie di questi anni. Una riforma, concertata con i cittadini e con tutti i portatori di interesse, che sia in grado di garantire sicurezza e risposte ai bisogni di salute dalle città alle aree rurali. Una riforma della governance complessiva del sistema sanitario in grado di abbattere costi inutili per ricavare ulteriori risorse a vantaggio dei cittadini.
Al servizio dello sviluppo vanno messe in campo tutti gli asset regionali: dal distretto dell’auto, al turismo, all’agricoltura, all’artigianato, dalla cultura all’arte, dal patrimonio artistico, paesaggistico, naturalistico all’eno-gastronomia e alle risorse idriche e forestali. Parte di questo capitale è stato dissipato negli anni, deprezzato, specie nelle aree che ospitano impianti petroliferi e parchi eolici selvaggi. La nostra principale risorsa tuttavia sono i lucani e in particolare i giovani. Un capitale umano da decenni mortificato e costretto all’emigrazione.
Sulle Questioni ambientali dobbiamo essere intransigenti e al tempo stesso tenere ben saldi i piedi per terra. Ci opporremo a nuove concessioni petrolifere, non per parte presa ma per salvaguardare le prospettive di sviluppo della regione. Chiederemo con forza la bonifica immediata dei pozzi dismessi. Il modello di gestione del petrolio basato sullo scambio di posti di lavoro e appalti promessi dai petrolieri in cambio di una gestione disattenta e omissiva della pubblica amministrazione sugli impatti ambientali e sulla salute dei cittadini deve trasformarsi immediatamente in un modello che mette al centro il rispetto dell’ambiente e della salute dei cittadini. Noi siamo per la chiusura degli impianti attivi. Qualora non ci fossero le condizioni e le ragioni legali per chiuderli, sarà prioritario, per il tempo che rimane, passare dal modello nigeriano cui ci hanno costretti a un modello di tipo norvegese che abbia le caratteristiche per diventare un modello originale lucano. Anche per questo attiveremo una task force sul petrolio.
Riteniamo che i lucani abbiano il diritto conoscere le quantità di petrolio estratte. Pretenderemo ispezioni e controlli pubblici sulle produzioni. Così come riteniamo fondamentale un sistema di monitoraggio pubblico, indipendente e di garanzia, sull’impatto degli impianti. Il Cova e Tempa Rossa possono chiudere subito o nei prossimi anni, tuttavia è indispensabile la costituzione di un deposito cauzionale per la rimozione degli impianti alla chiusura e per la bonifica delle aree interessate dalle estrazioni. In questo quadro di trasparenza e di ripristino della legalità riteniamo auspicabile una revisione degli accordi fin qui sottoscritti dalla Regione con le società petrolifere.
Dalla Basilicata delle discariche alla Basilicata del riciclo. Questa è un’altra necessità impellente a cui bisogna rispondere con atti immediati. Rivedere il Piano rifiuti e creare le condizioni concrete per la “Basilicata del riciclo”. Il riciclo dei materiali dovrà diventare un fattore strategico nella prospettiva di crescita, modernizzazione e sviluppo dei territori, non solo per ragioni ambientali ma anche per le rilevanti ricadute economiche e industriali.
Nel quadro di una nuova politica per l’ambiente, riteniamo non più rinviabile l’adozione di un Piano di tutela e di gestione delle acque, condiviso con i cittadini e ratificato da esperti indipendenti e di garanzia. Per causa di una politica scellerata la Basilicata è diventata una foresta di Pale eoliche. Su questa fonte energetica si sono scatenati appetiti e affari a danno dei cittadini e dei territori. Siamo di fronte a invasioni violente di paesaggi e di terreni agricoli e di aree archeologiche. Va fermata la corsa all’eolico selvaggio e vanno superate le situazioni insostenibili nelle quali vivono intere famiglie.
La Basilicata cade a pezzi. L’ultima tragica vicenda della Frana a Pomarico ci consegna l’imminente necessità di realizzare un piano, finalmente concreto, di tutela del territorio dal dissesto idrogeologico. Un piano che sia anche occasioni di lavoro e quindi di crescita di buona occupazione.
Trasparenza e fiducia
Per realizzare un Piano di sviluppo è necessario preservare le sfere vitali, pubbliche e private, della società lucana da infiltrazioni criminali e dai comportamenti illegali e corruttivi. Occorre superare drasticamente le pratiche clientelari e delle raccomandazioni. Queste sono le condizioni per ripristinare le basi di fiducia nella società lucana e un rinnovato rapporto di lealtà e trasparenza tra cittadini, istituzioni e politica.
Investiremo nei luoghi di produzione della fiducia e quindi nella scuola, nella ricerca, nell’associazionismo civico, nel volontariato, nella famiglia, nelle organizzazioni no profit autentiche. È urgente colmare il vuoto di fiducia creato in decenni di opacità amministrativa, di favoritismi, di privilegi inspiegabili che hanno mortificato migliaia di giovani e di famiglie costretti a piegarsi a logiche feudali o ad abbandonare la Basilicata.
Nostro dovere è innanzitutto creare le condizioni immediate di una struttura amministrativa regionale trasparente e lealmente vicina ai cittadini. Ecco perché riteniamo doveroso superare i privilegi, eliminare gli sprechi delle strutture regionali, introdurre forme di confronto diretto tra gli amministratori, i consiglieri regionali e i cittadini. Cittadini che hanno diritto a conoscere passo dopo passo gli sviluppi dell’attività amministrativa. Sulla base di quegli sviluppi valutare nel tempo utile l’operato degli amministratori anche per chiederne le dimissioni qualora non rispettino gli impegni assunti.
Riteniamo prioritario introdurre un metodo trasparente e meritocratico di selezione dei dirigenti con criteri simili a quelli utilizzati nel privato affidandosi a società riconosciute internazionalmente come essere le migliori e più indipendenti di Head Hunting. Allo stesso modo è importante garantire i cittadini sull’integrità dei pubblici amministratori rendendo pubblica la situazione patrimoniale prima e dopo l’incarico.
Un Piano di sviluppo richiede una pubblica amministrazione all’altezza delle sfide. Promuoveremo quindi un accordo con i sindacati per utilizzare le procedure dei fondi di solidarietà e innescare così un percorso di ringiovanimento del personale negli uffici della Regione e degli enti sub regionali.
Nel quadro delle azioni sulla pubblica amministrazione crediamo sia necessaria una verifica delle funzioni e delle missioni degli enti sub regionali e una revisione dei rapporti con le società partecipate. Una pubblica amministrazione che funzioni deve saper razionalizzare le risorse e renderle efficienti.
Anche in Basilicata va aperta una forte e attenta riflessione sulla necessità di attivare azioni normative per andare verso l’autonomia amministrativa della Regione. È una sfida che dobbiamo cogliere al fine di migliorare la nostra capacità e organizzazione amministrativa e per misurarci con le Regioni del Nord.
Cari cittadini,
fin qui vi ho illustrato in estrema sintesi solo una parte dei lavori in corso. Soltanto noi cittadini lucani possiamo dare una svolta alla Basilicata. Una regione che non deve più essere il risultato di un passato ma causa di un futuro possibile. Un futuro che è a due passi. Si può fare, facciamolo.
Un abbraccio affettuoso a tutti voi.
Cettolaqualunque avrebbe scritto una letterina a babbo natale più credibile.