La richiesta, espressa dalla Conferenza dei Capigruppo, rivolta al Ministero dell’Interno di votare il 10 febbraio per il rinnovo del Consiglio Regionale è una scelta antidemocratica perché escluderebbe la possibilità di partecipare a tante liste civiche. Infatti, non si tiene conto di aspetti procedurali definiti dalla nuova legge elettorale regionale (art. 10) che si riferiscono alla presentazione delle liste. In particolare, il comma 2, prevede la raccolta delle firme, solo presso i Comuni di residenza, nei quindici giorni precedenti la presentazione delle stesse liste. Questo significa che le operazioni di sottoscrizione delle liste, obbligate a raccogliere le firme perché non rappresentate da partiti e gruppi politici regionali, da parte dei cittadini direttamente agli uffici comunali avverrebbe a partire dal 26 dicembre, festività di Santo Stefano, comprendendo un periodo delle maggiori festività religiose del Paese. Un aspetto non secondario questo in quanto creerebbe non pochi problemi ai Comuni per garantire turni di lavoro del proprio personale persino nei giorni festivi. A mio parere si tratta di una questione non di poco conto che tira in ballo principi democratici e di partecipazione popolare in quanto di fatto scoraggerebbe i cittadini dal firmare a sostegno della lista condivisa. L’indicazione per il 10 febbraio è ancora più incomprensibile ed ingiustificabile perché dettata da una motivazione da parte di quanti non intenderebbero perdere giorni di campagna elettorale durante le festività natalizie e di fine anno scaricando sui cittadini il sacrificio delle proprie ferie. Per me la scelta più coerente resta quella di votare il 13 gennaio.