Emergenza siccità, Consigliere regionali Alessia Araneo, Viviana Verri: il M5s chiede interventi sulle reti idriche, l’azzeramento del canone irriguo e lo stato di calamità. Si utilizzino i fondi del PNRR a beneficio del territorio e degli agricoltori. Di seguito la nota integrale.
L’emergenza idrica, causata dalla perdurante mancanza di piogge sta mettendo a dura prova cittadini e agricoltori, destinatari, in questi giorni, di provvedimenti di limitazione del consumo di acqua per gli usi irrigui e potabili. L’acqua negli invasi lucani, infatti, è ai minimi storici (circa 200 milioni di metri cubi in meno rispetto allo scorso anno) e gli enti gestori corrono ai ripari con misure di razionamento.
Se il fattore climatico è certamente quello scatenante, a peggiorare la situazione concorrono, altresì, concause storiche legate allo stato di cattiva manutenzione delle condotte idriche, tanto che la Basilicata detiene anche in questo ambito il record negativo di regione con i maggiori sprechi di acqua causati dalle perdite provenienti dalla rete idrica.
Parliamo di situazioni ataviche alle quali si poteva e si doveva porre rimedio con l’utilizzo dei fondi Pnrr, mettendo in campo un adeguato piano di rinnovamento delle infrastrutture idriche: nel 2021 fu annunciato dall’allora assessore all’agricoltura Fanelli il finanziamento di tre progetti del Consorzio bonifica per un importo complessivo di 43 milioni di euro per l’efficientamento delle reti di distribuzione irrigua, per l’adeguamento dei canali irrigui consortili sinistra Agri (Recoleta-San Basilio) e per il completamento dell’adduttore Missanello. Non si conosce, ad oggi, lo stato di avanzamento di questi progetti che, portati a termine, consentirebbero un efficientamento nella distribuzione della risorsa idrica, ponendo un freno alle rotture e conseguenti riparazioni di emergenza, che determinano un aggravio di spese a danno degli enti gestori.
Parlare di emergenza idrica sembra quasi un paradosso in una regione che dispone di dighe e invasi con una capacità di accumulo di circa 900 milioni di metri cubi di acqua all’anno, ma che non possiede adeguate strutture di raccolta dell’acqua piovana (di cui solo l’11% circa riesce ad essere trattenuta) e non può contare su una rete di distribuzione efficiente in mancanza di adeguati investimenti, senza contare gli ingenti consumi di acqua dovuti alle estrazioni petrolifere: si stima, infatti, che per estrarre un barile di petrolio occorrano circa 8 barili di acqua.
A ciò si aggiunge una gestione della risorsa idrica complicata dalla miriade di enti che esercitano competenze in questo settore, tra Consorzio di Bonifica, Egrib, Acquedotto Lucano, quest’ultimo in condizioni di grave indebitamento, e la soppressione dell’Ente irrigazione (EIPLI) in favore della costituzione di Acque del Sud SPA, che si occuperà della gestione degli invasi di Puglia e Basilicata con una governance principalmente privatistica e una marginalizzazione del ruolo delle regioni (cui viene assegnata una quota residuale non superiore al 5% del capitale sociale).
In tutto questo, ad oggi, non abbiamo ancora un assessore con cui confrontarci e l’attesa sembra doversi protrarre ancora dopo la schiacciante sconfitta subita dal centrodestra a Potenza città, che complica ulteriormente il quadro degli accordi regionali di governo.
Chiediamo, per questo, che la Regione si faccia carico immediatamente di questa situazione decretando lo stato di emergenza e attivando un confronto con le associazioni di categoria e con la Cabina di regia istituita presso la presidenza del Consiglio dei ministri per il monitoraggio, il contenimento e il contrasto della crisi idrica. I lucani non possono più attendere.
Ritenendo, tuttavia, che le ragioni della crisi non siano esclusivamente climatiche, ma anche riconducibili alla discutibile gestione degli enti idrici lucani, chiediamo, inoltre, di riparare con urgenza lo sbarramento della diga di Senise per recuperare immediatamente 250 milioni di metri cubi; di azzerare a tutti gli agricoltori, almeno per l’anno corrente, il canone irriguo; di arrestare il percorso di privatizzazione delle acque lucane iniziato dal governo Meloni con la realizzazione di Acqua SpA; di risanare l’indebitamento di tutti gli enti idrici, rendendone più chiara e trasparente la gestione e, infine, di utilizzare e non dissipare i fondi del Pnrr affinché la Regione Basilicata rinnovi la rete idrica oggi ridotta a colabrodo.
Chiediamo, in definitiva, che il governo regionale intervenga tempestivamente, per evitare che anche gli agricoltori di una delle terre d’Italia più ricche di acqua scappino, assecondano il disegno di qualcuno di trasformare la nostra regione in un grande hub energetico da cui estrarre valore ma senza produrne.