ENI taglia costi e personale impiegati per il risanamento ambientale. Di seguito la nota integrale inviata dai consiglieri regionali Alessia Araneo e Viviana Verri (M5S) e Piero Lacorazza (PD)
Come si apprende dalle denunce effettuate da CGIL e UIL nelle ultime ore, parrebbe che la ditta Ecologica, attualmente impiegata all’interno dei cantieri ENI Rewind al fine di provvedere al risanamento ambientale, abbia subito la soppressione del turno di lavoro notturno.
Questo ridimensionamento, oltre a comportare il taglio di quattro lavoratori, determinerebbe la sospensione delle attività di controllo sui cantieri dei pozzi Costa Molina 2 e 3.
Esprimiamo dunque preoccupazione rispetto al rischio che un’attività così impattante sul nostro territorio, come quella quotidianamente svolta da ENI, risparmi sul costo dei servizi dedicati al risanamento ambientale e quindi lesini sul benessere della nostra comunità e del nostro territorio.
Un territorio, quello lucano, che ha dato tanto alla multinazionale del petrolio, forse anche troppo, per cui appare doveroso che non ci sia alcun taglio né sul personale né sulla sicurezza ambientale e sanitaria.
Aggiungiamo, inoltre, che la soppressione di un turno di lavoro con conseguente taglio del personale risulta essere in conflitto con il “Protocollo d’intesa per la promozione di iniziative finalizzate allo sviluppo sostenibile, alla tutela della salute e della sicurezza e dell’occupazione locale” c.d. “Patto di Sito” del 4 maggio 2021 stipulato tra Regione Basilicata, Eni, Cgil, Cisl e Uil, Confindustria Basilicata, Confapi Potenza e Matera, i sindaci dei comuni di Calvello, Grumento Nova, Marsico Nuovo, Marsicovetere, Montemurro e Viggiano, costituito da sette assi di intervento tra cui figurano la “Tutela della salute e della sicurezza” nonché la “Valorizzazione delle risorse umane” al fine di promuovere le condizioni favorevoli per mantenere e sviluppare l’occupazione lucana.
Per queste ragioni, chiederemo formalmente agli assessori competenti di interfacciarsi con ENI al fine di comprendere le ragioni di questo ridimensionamento, nonché di esorcizzare totalmente il rischio di un indebolimento della sicurezza ambientale e della tenuta occupazionale.
Da tempo abbiamo chiesto alla maggioranza di porsi alla guida del processo di transizione ambientale e dunque energetica che investe anche la nostra regione, nel tentativo di guidare il fenomeno, e non di subirlo, come invece è successo per Stellantis. Sulla transizione, tuttavia, Bardi tace (come su molto altro, del resto).
Il processo di transizione va discusso, e anche subito, per evitare che, tra qualche anno, alle conseguenze ambientali derivanti dalle estrazioni non si sommi pure la beffa del taglio occupazionale e del drastico impoverimento della cassa regionale.
La buona politica avrebbe già dovuto ripiegarsi su questo, invece si mena il can per la Val d’Agri, con buona pace della sicurezza ambientale e dei lavoratori.