Riceviamo e pubblichiamo la lettera aperta inviata dall’associazione Liberascienza ai candidati lucani alle elezioni politiche 2013 e la replica du Nico Curci, Coordinatore regionale FARE per Fermare il Declino di Basilicata.
La lettera aperta inviata dall’associazione Liberascienza ai candidati lucani alle elezioni politiche 2013
Gentile candidato,
Liberascienza è un’associazione nata con la finalità di favorire un approccio trasversale al sapere,
umanistico e scientifico, a nostro avviso necessario per uno strutturato progresso sociale, economico e culturale. La nostra attività di divulgazione fonda le sue basi, oltre che in numerose attività che da anni svolgiamo sul territorio, sulla esperienza di un Magazine di approfondimento culturale che, partendo da un unico tema, consente a studiosi con formazione differente di declinarlo nelle varie misure del sapere, attraverso interventi che spaziano dalle scienze matematiche a quelle umanistiche.
È per questa nostra sensibilità che sentiamo particolarmente vicino il tema della ricerca scientifica e della cultura in generale, che è quasi assente dalla campagna elettorale che stiamo vivendo. Siamo convinti che entrambi questi aspetti hanno bisogno di un futuro migliore, fatto di investimenti strategici, di programmazione, di trasparenza e di incentivi al merito perchè riteniamo che tali operazioni politiche possano essere significativi fattori per uscire dal declino in cui l’attuale crisi economico-finanziaria sta conducendo il nostro Paese. Notizia di questi giorni è il massiccio abbandono dell’Università da parte dei giovani, ed è un fatto certo è che l’Italia investe meno della metà di tutti i suoi competitori in ricerca (circa l’1% del PIL). Siamo fortemente convinti del fatto che, nel momento storico che stiamo vivendo, l’unico modo per avere una economia sana e in crescita è investire in ricerca, innovazione, tecnologia ed educazione delle generazioni future. Ecco quindi che, essendo per noi questi fattori decisivi ora che andremo a scegliere coscientemente i nostri rappresentanti, domandiamo a chi si candida come pensa di relazionarsi e di agire in funzione di tali priorità.
Ritiene di impegnarsi, e se sì in che modo, per aumentare realisticamente la percentuale del PIL dedicata aricerca ed istruzione superiore? Come e dove pensa di trovare le risorse per questo aumento di investimento? Come pensa di procedere per realizzare percorsi di carriera per i ricercatori affidabili e meritocratici? Intende prodigarsi, e in che modo, per fare entrare o rientrare cervelli nel nostro Paese? Ritiene come noi indispensabile promuovere e rilanciare la cultura della Scienza e della Ricerca in un Paese come il nostro dove è stata da sempre trascurata? E se sì, come?
Questi solo alcuni degli interrogativi che ci poniamo e che condividiamo con chi si candida a guidarci per i prossimi anni: nonostante le apparenze, c’è un’Italia che non è esclusivamente ossessionata da IMU, patrimoniali e tasse, ma che vuole immaginare percorsi costruttivi e soprattutto collettivi di crescita.
Una illuminata azione politica dovrebbe inoltre mirare alla diffusione della cultura dal basso, rivolta alla cura e alla crescita di ciascun cittadino, unica garanzia per affermare un progresso certo, strutturato e solido. A tal proposito ricordiamo che lo scorso marzo 2012, Liberascienza ha proposto, con il suo Manifesto per la Cultura, una serie di iniziative in merito alla valorizzazione e fruizione della Cultura da parte dei cittadini lucani. Tra le altre, l’idea della creazione di una Bonus Card Cultura da spendere esclusivamente per attività di tipo culturale (cinema, teatro, musica, arte, libri, etc.), ad esempio a valere su parte delle royalties del petrolio. Pensa sia una iniziativa valida e, se sì, in che modo pensa di sostenerla?
Confidiamo vivamente che, a partire da questi interrogativi, si possa aprire un dibattito costruttivo e che questi temi possano rientrare a pieno titolo nella discussione pre-elettoralelettorale e nell’impegno concreto dei nostri futuri rappresentanti in Parlamento.
Liberascienza
Con grande piacere abbiamo letto la lettera che avete rivolto ai candidati lucani alle ormai imminenti
elezioni politiche nazionali. Siamo contenti perché essa contribuisce al dibattito politico ed è un piccolo segno di speranza per un rafforzamento del capitale sociale della nostra Basilicata.
Le risposte puntuali alle vostre domande sono tutte contenute nelle schede di approfondimento allegate ai dieci punti del nostro programma, scaricabili dal nostro sito www.fermareildeclino.it. Qui mi limiterò a esporre alcuni aspetti chiave.
Il tema dell’istruzione e della ricerca scientifica è per noi decisivo: si tratta dell’unica voce funzionale tra le uscite del bilancio statale, insieme con quella della protezione dell’ambiente, a non subire tagli nel nostro programma di riduzione della spesa pubblica. Ciò tuttavia non basta: noi di FARE per Fermare il Declino siamo convinti che in questo campo sia necessario operare una vera e propria rivoluzione.
I pilastri di questa rivoluzione sono due: autonomia e accountability (ossia verificabilità ex post dei risultati ottenuti). Prima di spiegare cosa essi implicano in concreto per l’università e la ricerca, vorrei spendere qualche parola anche sulla scuola, poiché la qualità dell’istruzione scolastica determina quella dei percorsi di studi superiori. Primario obiettivo di FARE per la scuola è una reale autonomia nella proposta di programmi e progetti educativi specifici, che permetta ai genitori una scelta informata per l’educazione dei loro figli. Tale autonomia consentirebbe l’attivazione di un’autentica competizione tra scuole. Qui entra in gioco l’altro pilastro, l’accountability: bisogna diffondere la cultura della misurabilità e confrontabilità dei risultati scolastici, rafforzando il ruolo dei test INVALSI. Questi sarebbero anche lo strumento adeguato per ridare dignità alla funzione degli insegnanti, le cui retribuzioni dovrebbero crescere in maniera proporzionale al rendimento del loro insegnamento e non, come avviene oggi, soltanto tenendo conto dell’anzianità di servizio acquisita.
Gli stessi principi vorremmo applicarli anche all’università italiana, affetta da una cronica presenza di baroni e spesso incapace di fornire le conoscenze e competenze adeguate per affrontare il mercato del lavoro. In questo caso, andrebbe rafforzato il ruolo dell’Agenzia di Valutazione del Sistema Universitario e della Ricerca (ANVUR) nell’attribuire i finanziamenti statali agli Atenei sulla base della produzione scientifica degli stessi, valutata attraverso il meccanismo della peer review (valutazione dei pari), che garantisce una misurazione del valore scientifico della ricerca universitaria universalmente accettata. Attraverso la competizione per le risorse, si attiverebbe un circolo virtuoso: da un lato si potrebbero creare centri di eccellenza specializzati verso i quali canalizzare le migliori competenze scientifiche, dall’altro gli studenti che devono scegliere l’università cui iscriversi avrebbero un segnale informativo chiaro sui costi e benefici della scelta.
Premiare il merito e le competenze nella scuola e nell’università è fondamentale per rimettere in moto la mobilità sociale nel nostro Paese. Perché altrimenti chiedere alle famiglie (o indirettamente a tutti i
contribuenti) di sostenere gli oneri dell’investimento in capitale umano dei giovani quando poi l’eccellenza non è premiata? O l’unica vera alternativa per un ruolo coerente con le proprie capacità è quello di migrare verso altri paesi più propensi a valutare il merito? Solo una rivoluzione liberale può affrancare la società italiana da logiche clientelari e rendite create da un’eccessiva regolamentazione dell’attività economica. È questa la rivoluzione liberale che ci proponiamo di attuare dalle aule parlamentari nella prossima legislatura.
Non molti progressi sono stati fatti da quando il sociologo americano Edward Banfield visitò la Basilicata negli anni ’50 e intravide nel “familismo amorale” la causa principale dell’arretratezza della società lucana del tempo. Per questo, riteniamo valida la proposta di Liberascienza di destinare parte delle royalties del petrolio a una Bonus Card Cultura: sarebbe un bel segnale per le generazioni future e potrebbe davvero contribuire a colmare quel ritardo di civicness (senso civico), senza il quale ogni processo di sviluppo sarà effimero. Riteniamo tuttavia che il tema richieda una più ampia collocazione nel processo di revisione precedentemente descritto, volto a valorizzare il capitale umano. Alla fine si tratta di spendere risorse pubbliche, i nostri soldi: non una goccia di queste va sprecata! Di questo potete essere certi: FARE per Fermare il Declino combatterà in Parlamento chiunque vorrà utilizzare il denaro pubblico senza aver prima effettuato un’analisi scientifica di costi e benefici dei programmi di spesa. Siamo sicuri che voi, come tanti altri italiani e lucani, ci darete fiducia sulla base di questi nostri impegni.
Nico Curci, Coordinatore regionale FARE per Fermare il Declino – Basilicata