Ferrone (PD), la ripresa economica e il rilancio dell’occupazione in Basilicata non possono passare attraverso l'”economia di guerra”. Di seguito la nota integrale.
“La ripresa economica e il rilancio dell’occupazione in Basilicata non possono passare attraverso l’ “economia di guerra” sostenuta dalla Presidente della Commissione Europea Ursula Von der Leyen e a ruota dal Presidente della Regione Bardi”. Lo sostiene il vice presidente della Provincia di Potenza Carmine Ferrone (Pd) che aggiunge: “la dichiarazione, a cuor leggero, di Bardi per il quale la nostra regione sarebbe pronta a diventare un polo di riferimento per l’industria della Difesa, vale a dire per la produzione di armi, provoca una immediata reazione di protesta. Non sappiamo di preciso a cosa si riferisca il Governatore e a quali possibilità di localizzazione di attività industriali di armamenti stia pensando. E’ questa una scelta – dice Ferrone – che non ci appartiene e che non appartiene alla cultura delle nostre popolazioni. Non si tratta semplicemente di affermare i valori del pacifismo e della non belligerenza quanto piuttosto di dire no ad una strategia industriale che contraddice l’opzione di sviluppo sostenibile e solidale che è invece la strada da seguire. Non ha alcun senso fare i primi della classe per offrire magari aree industriali e stabilimenti vuoti con incentivi per favorire questo tipo di investimenti anche esteri con il pretesto di creare posti di lavoro. Se poi si pensa di seguire l’idea peregrina del Ministro Urso di riconvertire i lavoratori di Stellantis e dell’indotto per attività della cosiddetta industria della difesa sono stati gli stessi lavoratori di Melfi a rispedirla al mittente con fermezza. I metalmeccanici non possono essere trasformatori in manodopera che pur di lavorare si arruola nella “Legione straniera”. E poi – afferma Ferrone – non ci sono reali connessioni tra automotive ed armi al punto che è stato lo stesso presidente Stellantis Elkann a rifiutare questa ipotesi. La transizione energetica e la sfida della nuova industrializzazione del settore auto vanno affrontate con progetti credibili che non sconvolgano la strategia di sviluppo eco-sostenibile che tiene conto innanzitutto delle nostre risorse naturali ed ambientali e soprattutto della professionalità acquisita dai nostri lavoratori”.