Lo sviluppo del Mezzogiorno. Il tema scelto per il secondo dibattito serale che si è svolto in piazza Duomo a Matera per la festa nazionale del quotidiano Avvenire è stato sviscerato con ospiti illustri che per oltre due ore hanno coinvolto il pubblico presente sulla Civita cittadina.
La discusione, moderata dal giornalista Vincenzo Rosario Spagnolo, si è aperta con la riflessione di Nicola Gratteri, Procuratore della Repubblica di Catanzaro, considerato oggi il nemico numero uno della mafia, in particolare quella calabrese.
Nicola Gratteri mette subito le cose in chiaro: “Oggi la politica è più debole della mafia. Fino agli anni ottanta era il contrario. Oggi i politici chiedono pacchetti di voto ai mafiosi in cambio di appalti. E se la mafia è in minoranza, si tratta comunque di una minoranza organizzata. 35 anni fa il mafioso andava dal politico per chiedere un posto al figlio. Oggi la mafia è entrata nella Pubblica Amministrazione e gestisce la cosa pubblica, indirettamente anche grazie alla legge Bassanini. Faccio un esempio. Prima in ogni Prefettura c’era il Coreco e quando si faceva una legge per fare un piacere a qualcuno c’era comunque il timore che il Coreco te la bocciava, era un deterrente. Oggi il capomafia concorre all’elezione del sindaco e quindi anche del tecnico comunale. E’ evidente che c’è un rapporto diretto tra politica e mafia, che decide dove costruire e come fare per far diventare edificabile un terreno agricolo. Ho avuto modo di accertare negli anni che i mafiosi della ndranghentista fanno parte della loggia massonica deviata, che comprende medici, ingegneri e avvocati. Una persona presente ad uno di questi incontri mi ha detto che tra le persone incappucciate c’era anche un magistrato. Ecco perchè posso affermare che la mafia oggi è più forte per un precisa responsabilità di magistrati, polizia giudiziaria e politica, che non ha investito con uomini e mezzi per contrastare i fenomeni mafiosi sopratutto in Calabria e in Sicilia. Dopo il blitz di Montalto con l’operazione Crimine che risale al 1996 solo nel 2016 c’è stata una sentenza definitiva. Penso a Totò Riina, l’uomo di Cosa Nostra più odiato di Cosa Nostra. Riina ha avviato un ostracismo contro lo Stato ma alla Procura di Palermo nessuno toccava i fascicoli delle inchieste. Falcone e Borsellino erano due fuoriclasse che avevano capito quello che gli altri hanno capito dopo anche se ho visto persone che non hanno mai favorito il loro lavoro piangere dopo la loro morte. La mafia vive grazie agli sbarchi di 2000, 3000, 5000 chili di cocaina che arriva dalla Colombia e viene distribuita in tutta Europa. Ma il problema del mafioso oggi non è la ricchezza ma giustificare quella ricchezza. Oggi nessuno si scandalizza se vede noti professionisti a cena con noti mafiosi nel centro. In media ogni mese fermo 50 persone per due reati: per associazione di stampo mafioso o per spaccio di sostanze stupefacenti. E la mafia è come una metastasi di un tumore nel corpo. C’è assuefazione a quest mentalità che è difficile da estirpare. Una o due volte alla settimana ricevo persone che devono risolvere un problema. Su 50 persone 2 o 3 denunciano fatti gravi che fann partire indagini e quindi gli arresti. Faccio un esempio. Due veneti sono venuti a trovarmi perchè avevano perso due tendoni per un valore di 2 milioni di euro ed erano convinti che fossero stati trasferiti in Calabria. Abbiamo recuperato la refurtiva e questa è una buona notizia sopratutto perchè queste persone in futuro potranno denunciare un’estorsione o un’usura. Il problema in Italia è far funzionare il processo penale. Nel mio ufficio ci sono scaffali pieni di fascicoli fermi da 10 anni. Invece in Italia si discute su come modificare la prescrizione. Se voglio contrastare il fenomeno dei migranti non vado in Libia per bloccare un pezzo degli sbarchi ma devo andare nel Centro Africa per capire come costruire aziende, ospedali e creare quindi le condizioni per rendere vivibile quel territorio. I politici secondo me conoscono questi problemi ma non hanno la forza di agire legiferando in Parlamento. All’Università di Reggio Calabria insegno Economia della criminanalità e spiego ai ragazzi perchè non conviene delinquere. Faccio un esempio. In passato se incontravi un professore lo salutavi con rispetto, oggi fare il professore vuol dire avere un misero stipendio e quindi le nuove generazioni pensano solo di fidanzarsi con una bella donna che va in televisione ma non sa neanche la tabellina del cinque. Poi ci sono ragazzi che studiano, si laureano ma sono scoraggiati perchè non trovano lavoro. Lo scorso anno ho assistito alla laurea di un ragazzo figlio di un ferroviere e di una casalinga. Ha ottenuto la laurea con 110 e gli ho consigliato di fare il concorso per diventare Commissario di Polizia. L’ho ha superato e dopo un anno in cui guadagna 1800 euro dall’anno prossimo ne guadagnerà 2500 e potrà comandare un Commissariato. C’è spazio anche per chi arriva da un ceto sociale non facoltoso”.
C’è spazio anche per una domanda rivolta a Nicola Gratteri da due giovani studenti materani: Francesco Contini del Classico e Federica Miraglia del Liceo Scienze Umane. Gratteri sottolinea ai due giovani che non devono perdere la speranza per il futuro e di continuare a studiare se vogliono vincere un concorso pubblico. La raccomandazione c’è ma c’è anche una fetta per chi studia e vuole emergere. E lo studio deve partire dalle elementari. Quindi ai ragazzi consiglio di lasciare il telefonino fino alle 8 di sera e pensare solo allo studio”.
Sul palco arrivano anche Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia e Filippo Bubbico, vice Ministro dell’Interno. Nicola Gratteri è stato molto duro nei confronti della classe politica, Emiliano e Bubbico provano a difendersi. “Io ho lavorato come Magistrato nella direzione distrettuale antimafia di Bari dal 94 al 2003, prima ero alla Procura di Brindisi. Non ho mai avuto notizie di infiltrazioni mafiose nella politica (ma il pubblico non è convinto e lo fischia – ndr). Ho lottato per far accertare invece la presenza della Sacra Corona Unita, che ha invaso la Puglia e parte della Basilicata. E devo dire che la Puglia attraverso un alto numero di condanne e processi ha permesso di contenere in un limite fisiologico il fenomeno mafioso. Ecco perchè sono convinto che la Calabria non può risolvere il problema della ndrangheta da sola ma serve l’aiuto della Repubblica. In proposito il mio partito, il PD, in questi anni on mi sembra che sia stata capace di esprimere l’ansia di cambiamento”.
Il vice Ministro dell’Interno Filippo Bubbico respinge le accuse di Nicola Gratteri: “La debolezza della politica è chiara ma la subalternità della politica è figlia di un processo di delegittimazione della politica frutto di resposabilità interne e di forze esterne. Non mi riferisco solo alla mafia ma anche a interessi costituiti che impedicono alla politica si svolgere in pieno la propria funzione. Una politica forte può incidere sulla società e regolare i processi ecco perchè a mio avviso non bisogna fare di tutta un’erba un fascio”.
Era prevista a Matera anche la presenza del sindaco di Palermo Leoluca Orlando ma il primo cittadino, già a Roma, ha perso l’aereo per Bari e dopo aver raggiunto in serata la sua città ha comunque garantito il suo contributo attraverso un collegamento video con skype. Orlando ha ricordato come Palermo sia passata da capitale della mafia a capitale italiana della cultura e ha precisato: “Quando la smetteremo di dire che va tutto male nel Sud? Occorre recuperare una sana autostima perchè ognuno ha difetti ma gli aspetti positivi devono prevalere su quelli negativi. Quando ero piccolo si diceva “A chi appartieni?” Perchè se appartenevi ad una famiglia ricca e benestante avevi la possibilità di lavorare, se eri figlio di un operaio non avevi speranze dovevi rassegnarti a restare disoccupato. Voglio ribadire una cosa importante. La mafia non governa più la città di Palermo. Negli anni ’70 e ’80 la mafia era lo Stato e governava la nostra città. I sindaci normalmente erano amici dei mafiosi ma c’è stato anche un sindaco mafioso, Vito Ciancimino. Se il Procuratore della Repubblica o il Capo dello Stato vanno a cena con i mafiosi o a un battesimo di un figlio di un mafioso io credo che anche in Svezia ci sarebbe l’omertà. Noi siamo orgogliosi del lavoro che abbiamo fatto, sia per quanto riguarda la gestione dell’acqua, con il secondo acquedotto più grande d’Italia dopo quello Pugliese gestito interamente dall’ente pubblico sia per aver restituito ai palermitani la possibilità di reagire alla mafia. Ricordo don Pino Puglisi solo per dire una cosa. La Chiesa non si occupava di mafia perchè pensava che non avrebbe mai toccato uno di loro. Quando è stato ucciso don Pino Puglisi anche la Chiesa ha cominciato ad occuparsi di questo problema”.
Le conclusioni sono state affidate a Monsignor Gianfranco Todisco, Amministratore Apostolico di Melfi-Rapolla-Venosa. “Lo sviluppo del Mezzogiorno – ha evidenziato Todisco – passa anche dalla rivitalizzazione dei piccoli Comuni, a rischio spopolamento. Solo se riusciremo ad arginare il fenomeno della fuga al centronord da parte delle nuove generazioni si potrà vincere la sfida di uno sviluppo complessivo della nostra terra, perchè la Basilicata non è solo Matera e dobbiamo chiedere alla politica di investire anche sulle altre bellezze lucane, ad esempio quelle del nord della Basilicata”.
Michele Capolupo
La fotogallery del secondo dibattito per la festa nazionale di Avvenire (foto www.SassiLive.it)
Il programma delle altre tre giornate di Matera per la festa di Avvenire
“Il Mediterraneo e il mondo che cambia: il fenomeno migratorio” è il tema di mercoledì 28, che sarà sviluppato, attraverso il confronto tra tre grandi protagonisti: Enrico Letta, già premier e promotore, nel 2013, dell’operazione “Mare Nostrum”, Giulio Tremonti, già ministro dell’Economia, e Marco Impagliazzo, presidente di Sant’Egidio e promotore dei “corridoi umanitari”.
Di grande rilievo anche la giornata successiva, giovedì 29, quando sarà a Matera, per due distinti appuntamenti, il presidente della Cei, cardinale Gualtiero Bassetti; con lui, tra i numerosi ospiti chiamati a discutere di “Famiglia, giovani e lavoro”, il sottosegretario di Stato al Miur, Vito De Filippo, e il presidente dell’Anci e sindaco di Bari, Antonio Decaro.
Venerdì 30 giugno il segretario generale del Sinodo dei Vescovi, cardinale Lorenzo Baldisseri, il vescovo di Albano, monsignor Marcello Semeraro e il custode del Sacro Convento di Assisi, padre Mauro Gambetti, racconteranno il “Papa visto da vicino”.
Tutti gli appuntamenti sono introdotti dal direttore di Avvenire, Marco Tarquinio, e dall’arcivescovo di Matera-Irsina, monsignor Antonio Giuseppe Caiazzo, e conclusi dai vescovi delle diocesi lucane.
Nunzio Galantino, Lucio Brunelli, Enzo Fortunato e Vincenzo Orofino “battezzano” la festa nazionale di Avvenire a Matera: report e fotogallery primo dibattito
Tutti gli appuntamenti serali della Festa potranno essere seguiti in diretta streaming sul sito www.avvenire.it.
Festa nazionale di Avvenire a Matera, intervento di Angelo Chiorazzo ( fondatore della cooperativa Auxilium)
“La cultura è un fattore determinante per la crescita economica e il benessere sociale”. Per questo la Festa di Avvenire è un’occasione importante anche in vista di Matera 2019
“La cultura è per noi un fattore determinante della crescita economica e del benessere sociale, in particolar modo nel nostro Mezzogiorno. Auxilium ha sempre creduto nel valore determinante della cultura e per questo è orgogliosa di essere promotrice della Festa di Avvenire 2017, organizzata dal quotidiano della CEI insieme alla diocesi di Matera Irsina e all’Associazione Giovane Europa. In questi giorni saranno affrontati temi per noi fondamentali, come famiglia, giovani e lavoro, sviluppo del sud e lotta alle mafie, il Mediterraneo nei processi di cambiamento globali. E la presenza di così tante e autorevoli personalità del mondo politico, culturale ed ecclesiale del Paese e dell’Unione Europea fa ben sperare anche in vista di Matera Capitale della cultura 2019″.