Follia (Volt Basilicata): “Buon compleanno Unibas, ma adesso rifondiamo l’Ateneo Lucano”. Di seguito la nota integrale.
L’università è il futuro sul quale investire. Ovunque, le università sono dei veri e propri “sviluppatori urbani”. L’effetto della presenza degli atenei non è, infatti, confinato all’interno dell’accademia, ma ha un’influenza più ampia sulla società e sull’economia del territorio.
Le università creano e attraggono capitale umano, talenti che poi tendono a stabilirsi sul territorio, con benefici nel medio-lungo periodo; aumentano la capacità innovativa grazie alle attività di ricerca; promuovono l’imprenditorialità; rigenerano e sostengono lo sviluppo socioculturale.
Gli atenei capaci di una visione integrata, legati identitariamente e funzionalmente al territorio, assurgono ad università civic: per il valore economico, sociale, artistico-culturale che producono e mettono a disposizione delle comunità di appartenenza.
Parliamo del valore economico. Per una media università, l’effetto reddito supera abbondantemente i 500 milioni di euro; i posti di lavoro riconducibili direttamente e indirettamente all’ateneo possono stimarsi in 13mila unità. Enorme il valore sociale: le università con i loro flussi di persone, di idee, di iniziative, con i loro insediamenti specie se radicati nel tessuto urbano, fanno da collante per il territorio.
È evidente che è in particolare modo nelle regioni marginali e tipicamente più soggette a fenomeni di emigrazione e brain drain – come la Basilicata – che la presenza di una università può avere rilevanti impatti virtuosi.
Ogni laureato che emigra corrisponde a circa 150mila o 200mila euro “regalati” alle città e alle regioni di destinazione: dovremmo tenere conto anche di queste cifre nel bilancio della Regione: la perdita finanziaria ed economica costituita dalla fuga dei laureati.
In Basilicata, purtroppo, l’università è al di fuori di qualsiasi discorso di organicità e di efficienza. Non rappresenta quel fattore di sviluppo – per la società e l’economia – che dovrebbe essere. Non lo è per la formazione dei giovani (in un territorio sempre più anziano l’innovazione sta nel ricambio generazionale); non lo è per l’impegno nella ricerca e per le idee in grado di fertilizzare il territorio e tradursi anche in opportunità imprenditoriali.
Le nostre imprese non ritengono necessario l’apporto dell’Ateneo locale e quando necessitano di conoscenze e competenze preferiscono rivolgersi ad altre sedi più prestigiose. Mentre le piccole e piccolissime imprese, legate a produzioni e a tecnologie tradizionali, non sentono la necessità di rivolgersi all’università in quanto tale.
Da questa distanza, se non diffidenza tra territorio e università della Basilicata, dobbiamo passare a una comune visione strategica.
L’Unibas, anzi, la Basilicata, non può permettersi il governo di un ateno orientato alla salvaguardia delle posizioni acquisite, con gli occhi rivolti al passato e non al nuovo che va costruito. Dobbiamo rimescolare le carte, perchè non si tratta di una questione di bottega ma di una vicenda che interessa l’intera comunità. L’università e la sua comunità hanno bisogno l’una dell’altra nell’ambito di un patto per il futuro.
Stiamo parlando di un Ateneo che ha appena mille immatricolati e poco più di 6mila iscritti: regioni più piccole – come l’Abruzzo o il Molise, per non parlare dell’Umbria – vantano una presenza ben più alta di studenti, spesso provenienti anche dall’estero.
Nelle Marche sono presenti addirittura quattro atenei (Università Politecnica delle Marche, Università degli studi di Camerino, Università degli studi di Macerata e Università degli studi “Carlo Bo” di Urbino) ai quali risultano iscritti 46.500 studenti, di cui quasi 3 mila sono stranieri.
Un altro esempio. Recentemente sono stati assegnati ben 271 milioni di euro a 180 Dipartimenti universitari di tutta Italia. La distribuzione dei fondi è avvenuta, come ogni anno, in base alle valutazioni dell’agenzia pubblica Anvur. Nessuno dei Dipartimenti dell’Unibas è rientrato tra quelli meritevoli.
Nella nostra regione, al contrario, stiamo assistendo ad un grande e costoso fallimento, finanziato per buona parte con i fondi della Regione rivenienti dalle estrazioni petrolifere: sappiamo che non potrà essere così ancora per molto.
La Basilicata, nelle sue molteplici dimensioni, deve vedere nella nostra università un bene comune, una risorsa preziosa da salvaguardare, stimolare, sviluppare. L’Unibas a sua volta deve confrontarsi e darsi carico, per la sua parte, della crescita culturale, sociale, economica della regione.
Eustachio Follia, Coordinatore Volt Basilicata