Franco Vespe (Matera nel cuore): “Riflessioni sul patriarcato”. Di seguito la nota integrale.
Ma cos’è questo patriarcato? Perché viene declinato in questo modo così negativo ? Etimologicamente per patriarcato si intende governo del padre. Ovvero una organizzazione socio-familiare dove il riferimento è il patriarca che era solitamente l’uomo più anziano del gruppo familiare. Il patriarca riassumeva in se la virtù della saggezza e, nello stesso tempo, della forza e della ricchezza necessaria per garantire la massima protezione possibile al suo gruppo familiare o sociale che sia. In questa accezione era un patriarca Abramo. Esercitò la sua potestà nei confronti di suo figlio Isacco in un modo terribile. Decide di compiere la volontà di Dio ed è pronto a sacrificarlo. Ma poi la misericordia di Dio, il padre/madre dei patriarchi, ferma la sua mano. Sempre il patriarca Abramo cerca di salvare dalla distruzione Sodoma e Gomorra avviando un serrato dialogo con Dio riuscendo a strappargli la promessa che anche per un solo giusto salverà le due città. Poi non andò come il patriarca Abramo auspicava perché nessun giusto fu trovato. E’ un patriarca Noè. Grazie alla sua arca salva tutto il creato dalla distruzione del diluvio e sigla una nuova alleanza con Dio. Lo è stato, andando ai giorni moderni, Mao Tse Tung, il grande timoniere, che prende in mano un intero popolo per condurlo verso il riscatto e l’indipendenza, abbracciando il comunismo. Lo sono stati Stalin e Churchill nella seconda guerra mondiale quando riuscirono ad organizzare una coriacea, tenace resistenza contro il sommo male Nazista. Lo è Marlin, il pesce pagliaccio che, senza esitazione, abbandona il suo anemone per lanciarsi con sprezzo del pericolo alla ricerca del suo figlioletto Nemo catturato da un sub nel cartone della Disney. E’ un patriarca premuroso e protettivo, al limite dell’asfissiante, nei confronti del vivacissimo Nemo, il suo unico figliuolo, afflitto dal grave andicap di avere una pinna atrofizzata. Per trovare il suo figlioletto, accompagnato dalla smemorata Dory, corre pericoli immani. Rischia di essere divorato dagli squali, naviga controcorrente ad un banco di meduse, si fa inghiottire da una balena….Ci sono tanti patriarchi come Marlin anche fra gli umani. Nel Vangelo viene descritto un “feroce” patriarca di nome Giuseppe. Non esita a prendere tutta la sua “strana” famigliola per fuggire in Egitto pur di salvare dalle mani di Erode un Nemo non suo ma, nonostante tutto, amato fin dall’inizio! Marlin terrestri che hanno dedicato la loro vita per il loro Nemo. Hanno trascorso notti in veglia per assistere al proprio figliuolo malato in debito di ossigeno perché incapace di aggredire l’aria. Hanno affrontato lunghi viaggi notturni in treni della speranza accogliendo sulle proprie gambe in posizioni scomode, spesso seduti sul duro legno, pur di offrire un comodo appoggio alla testolina dormiente del suo figliuolo. Il suo sguardo attento sapeva cogliere anche i più impercettibili peggioramenti della pinnetta anchilosata del suo Nemo tanto da anticipare le diagnosi dei professoroni. “Ma Lei è un mago!” esclamavano. “No, semplicemente lo osservo ogni giorno, ogni minuto” rispondeva. Quando c’era il terremoto Marlin entrava, correndo contro-corrente rispetto ai fuggitivi, pur di correre a mettere in salvo il suo Nemo. Quando in quelle oziose giornate estive Nemo era triste, solo, perché costretto alla segregazione in casa, con sciabolate di luce che penetravano crudeli dalle serrande semichiuse, Marlin cacciava la dama, le carte, ogni gioco di società a portata di mano pur di trasformarsi prontamente in allegro compagno di giochi capace di sconfiggere la solitudine canicolare del proprio figliuolo. Il Patriarcato di Marlin è quello che piace di più e non dovrebbe andar perduto. Una idea che sempre è balenata nella mente di chi scrive è quella che, fra i motivi che potrebbero aver favorito la costituzione del patriarcato è quello dell’asimmetria e la non reciprocità fra uomo e donna nei confronti della natalità. E’ infatti questo un evento che vive intimamente quasi esclusivamente la donna. L’uomo ne è ineluttabilmente e disperatamente escluso come viene meravigliosamente espresso nel film di tre uomini ed un bebè (versione francese). Uno dei protagonisti si rammarica dell’inganno biblico che ha fatto credere che fosse l’uomo a generare la donna e la vita dal suo costato, quando invece avviene esattamente il contrario. E’ possibile che il regime patriarcale fosse stato concepito per compensare questa struggente asimmetria ? All’uomo viene dato il compito e l’incombenza di dare il nome e definire la linea genealogica dei nascituri. E’ l’uomo che avvia alla vita sociale i propri figli. Il patriarcato come strumento di responsabilizzazione dell’uomo che con la sua forza e le sue ricchezze, dovrà dare la giusta e misericordiosa protezione alla sua famiglia. Il pericolo ovviamente è che la sua forza si trasformi in violenza e volontà di dominio. E’ quel patriarcato pernicioso che esercita il padre di Gavino Ledda sul figlio nel romanzo autobiografico “Padre e Padrone”. Lo esercita il Padre (e la madre) della povera Saman uccisa perché non si è uniformata alle tradizioni ed ai comandi della famiglia. E’ quello che sdoganava il delitto di onore. Di questo patriarcato non se ne sente assolutamente il bisogno e, dal punto di vista giuridico-legislativo, esso è stato completamente espunto almeno in Italia da almeno 50 anni. L’unico remoto pericolo è che possa rientrare dalla finestra perché grazie al harakiri di un Occidente che ha deciso di cancellare la sua cultura, non si è altrettanto inflessibili con le devianze delle altrui culture. Oggi i casi dei tanti atroci femminicidi mettono in evidenza ben altre emergenze culturali ed educative. E’ il frutto più perverso di quella catastrofe educativa per la quale la frustrazione è bandita e la pedagogia dei “No” definitivamente abbandonata. Peccato che la vita poi ci infligga tante frustrazioni e ci neghi tanti sogni! Per menti deboli che non sopportano la frustrazione dei “No” della vita e …..delle donne, non rimane che opporsi con la violenza. Il patriarcato ovviamente, anche se quello temperato e misericordioso di Marlin, non può essere riproposto, tuttavia una rivalutazione culturale della paternità occorre farla. Una paternità che avvii alla vita sociale ed alla responsabilità i propri figli. Una paternità che possa essere esercitata dai padri, come dalle madri, in virtù di quel principio di reciprocità fra il femminile ed il maschile che sembra essere la cifra virtuosa ed innovativa della modernità.