G7, Vespe: “L’aborto è un diritto da mettere in Costituzione?” Di seguito la nota integrale.
Si sta discutendo sulla opportunità di issare sugli altari costituzionali il diritto dell’aborto come già fatto dagli (in)civilissimi franco-gallici di oltr’alpe. “E giusto che le donne abbiano gli stessi diritti dei maschi”, tuona l’ineffabile, progressista “barbarico” Macron. Si infatti l’uomo già gode di questo speciale diritto ad abortire fin dalla notte dei tempi! Nel 1981 ai tempi del referendum sulla legge 194 sull’aborto i termini della discussione erano completamente diversi e le ragioni degli “abortisti” sembravano essere piuttosto improntati ad un pur dolente senso di “necessità”. Questo perché la legge era ben consapevole della drammaticità per una donna di ricorrere alla interruzione della gravidanza (da ora in poi IdG). Una drammaticità dolente dovuta al fatto che almeno due valori fondamentali in quell’atto confliggevano e che solo uno di essi dovesse dolorosamente prevalere. Da una parte l’autodeterminazione della donna e, dall’altra, il valore della vita. Per Bobbio, laico anti abortista, come lo era Pasolini, non c’erano dubbi: il valore della vita è da ritenersi prioritario : “Sul diritto del concepito di nascere non si può transigere. È lo stesso diritto in nome del quale si è contrari alla pena di morte. Si può certo parlare di depenalizzazione dell’aborto, ma non si può essere moralmente indifferenti di fronte all’aborto. C’è anche il diritto della donna a non essere sacrificata nella cura dei figli che non vuole. E c’è il diritto della società della società in generale e anche delle società particolari a non essere superpopolate e a esercitare il controllo delle nascite. Di tre diritti: il primo, quello del concepito, è fondamentale; gli altri, quello della donna e quello della società, sono derivati. Il diritto della donna e quello della società, di solito addotti per giustificare l’aborto, possono essere soddisfatti senza ricorrere ad esso, evitando il concepimento. Una volta avvenuto il concepimento, il diritto del concepito può essere soddisfatto solo lasciandolo nascere”. Fin qui è Bobbio che parla. Quando la 194/78 afferma che l’aborto non può e non deve essere utilizzato come contraccettivo vuol dire proprio questo! Questo perché i cosidetti “diritti derivati” possono essere comunque garantiti senza ricorrere all’aborto. Per chi scrive poi il diritto alla vita è fondamentale, perché nell’Universo questo bene prezioso è molto più raro di quanto si possa pensare. Le condizioni per cui si è creata la vita nel creato sono uniche, forse irripetibili ed ogni forma di sua soppressione gratuita, violenta o meno che sia, è da considerarsi gesto supremo della stupidità umana! Non ci rendiamo conto che qui su questa briciola di terra che naviga sperduta nell’oscurità dell’universo, sta avvenendo qualcosa di straordinario che sta violando le leggi della Fisica. La legge sull’entropia ci dice che il nostro universo tende al suo massimo disordine, alla massima disgregazione fra l’altro amplificata da quell’energia oscura che finirà per “strappare” letteralmente il nostro universo. Eppure qui su questa briciola gli atomi, grazie alle leggi della biologia, si sono organizzati in modo sempre più complesso tanto da creare forme straordinarie di vita. Ecco la vita è quella piccola scintilla che sta stoppando e invertendo quella pulsione alla disgregazione che registriamo nell’universo. Una vita che si sta sviluppando in un sottilissimo, fragilissimo guscio di Terra non più spesso di 10 km. Come allora non ritenere la vita un diritto fondamentale primario da tutelare costi quel che costi ? Questo dovrebbe essere anche il fondamento della cultura ambientalista ma a quanto pare stanno loro più a cuore i kiwi liberi dagli OGM! Il Ministero della Salute ha emesso un vademecum sui primi mille giorni di “vita” del nascituro, comprendendo in questi mille giorni i primi nove mesi di gravidanza, implicitamente ammettendo che anche quel grumo di cellule nell’utero -così si esprimono i sacerdoti e le sacerdotesse che celebrano il diritto all’aborto- ha dignità di “creatura” da curare, Un vademecum approvato nel Febbraio 2020 nella Conferenza Stato-Regioni; ben lontano nel tempo dai fasti “oscurantistici” del governo Meloni presente! Ma come: se la maternità è voluta quel grumo di cellule viene trattato con la massima cura; al contrario, estirpato senza alcuna pietà se indesiderato, senza riconoscergli alcuna sostanza. Nella 194/78 sono ben presenti queste preoccupazioni e, soprattutto, viene riconosciuto il primato del diritto alla vita. All’art. 1 dice chiaro e tondo che la legge vuole evitare che l’aborto venga utilizzato come mezzo per il controllo delle nascite! All’art. 2 poi prevede l’apertura dei consultori a cui affida dei compiti che i seguaci di Macron dolosamente ignorano. I commi c. e d. di fatto affidano ai consultori il compito di proporre soluzioni agli enti locali come alle dirette interessate, utili a far superare le cause che potrebbero indurre la donna all’IdG. Ma non basta. La legge sempre all’art. 2 d. dice che i consultori possono avvalersi di associazioni di volontariato per aiutare la maternita’ difficile dopo la nascita. Poi all’art. 5 la legge è chiarissima! Il ruolo del consultorio è quello di avviare un dialogo discreto, delicato, rispettoso della donna per capire se c’è la possibilità di rimuovere le cause che la inducono all’IdG. Non svolgono un ruolo di tipo notarile di passivo adeguamento alla volontà della donna come la “mitologia sostitutiva” degli alfieri del diritto abortista sostiene. Cara Schlein non è affatto un reato o una violazione dei diritti che si tenti una “moral suation” perché l’IdG sia evitata! E’ questo il compito proprio dei consultori. Non c’è nessun attacco al “diritto” all’aborto per il semplice fatto che l’IdG nella 194/78 è ritenuta una drammatica necessità a cui si da la facoltà alla donna liberamente di ricorrere. La stessa Bonino ha preso atto che la 194/78 non parla dell’IdG come un diritto delle donne e, sentite sentite! davanti a Bruno Vespa ha ammesso che quella legge va cambiata! Cosa fare allora? La legge 194/78 proprio per la sua impostazione drammatica e problematica va assolutamente difesa ed attuata. Ma guarda cosa mi tocca fare:difendere la 194! Lo dice uno che nel lontano 1981 prese le botte da sedicenti extra-parlamentari di sinistra (a quei tempi ancora non esistevano i centri sociali) perché reo di averla osteggiata! Poi nei consultori non volete le associazioni anti-abortiste? Prendete piuttosto le associazioni delle coppie LGBT! Le ritengo autenticamente impegnate per la promozione della vita. Consentite loro di adottare i bambini che si salvano dall’IdG ai quali sapranno dare certamente amore ed affetto che si vuole negare loro!