I gravi problemi di gestione e di sicurezza del Centro di permanenza per rimpatri (Cpr) di Palazzo San Gervasio (Potenza), sono stati portati all’attenzione della Commissione europea dagli eurodeputati del M5S Piernicola Pedicini, Laura Ferrara e Dario Tamburrano.
In una interrogazione, i tre pentastellati hanno chiesto all’organismo esecutivo di Bruxelles di accertare se nel Cpr di Palazzo San Gervasio siano rispettate le norme della direttiva europea sui rimpatri ed osservati i diritti fondamentali delle persone; se la Commissione europea intende intraprendere delle azioni per verificare irregolarità e contrastare future tensioni sociali pregiudizievoli relative alla sicurezza pubblica di quella struttura; quali e quanti siano i finanziamenti europei impegnati ed effettivamente erogati per il suddetto Cpr, specificando nel quadro di quale fondo o programma della Ue siano stati acquisiti.
Nell’interrogazione, Pedicini, Ferrara e Tamburrano hanno messo in evidenza che il 23 aprile scorso alcuni parlamentari e consiglieri regionali del M5S della Basilicata avevano visitato il Cpr di Palazzo San Gervasio (PZ) per verificare le condizioni dei migranti ospitati, degli operatori che gestiscono la struttura e delle forze dell’ordine che garantiscono la sicurezza. A seguito della visita, la delegazione del M5S aveva riscontrato condizioni inumane e degradanti e aveva appreso che alcuni migranti avevano tentato il suicidio. Inoltre, aveva verificato le difficoltà delle forze dell’ordine nel poter garantire la sicurezza sia all´interno del Cpr sia nelle aree urbane di Palazzo San Gervasio e della zona, così com’era già avvenuto il 9 aprile a seguito di una rivolta dei migranti verificatasi nel Centro e culminata con la fuga di 22 migranti poi rintracciati e riportati nel Cpr dalla polizia.
Nell’interrogazione è stato infine sottolineato che i Cpr, con funzione di identificazione ai fini dell’espulsione, dovevano essere dislocati in aree esterne ai centri urbani e dovevano essere idonei a garantire l’assoluto rispetto della dignità dei migranti ospitati, invece, nella maggioranza dei casi, risultano luoghi di detenzione spesso improvvisati, che alcune organizzazioni non governative hanno definito “lager”, con l’aggravante che per gestire i problemi della sicurezza pubblica, le amministrazioni locali e le forze dell’ordine, spesso, vengono lasciate sole.