Gianni Rosa, consigliere regionale Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale: “Andremo nei centri accoglienza per rifugiati. Detto fatto: ieri, Matera e Nova Siri”.
L’avevamo detto e lo abbiamo fatto: andremo nei centri di accoglienza per rifugiati a verificare di persona quale sono le reali condizioni di accoglienza in Basilicata partendo da quei posti dove vi sono state, nelle settimane scorse, proteste. Perché è facile dire ‘raddoppiamo’ se poi non sappiamo dove metterli e cosa fargli fare, tanto i disagi non sono di chi decide, ma di chi subisce queste decisioni, sia Lucani che migranti.
Ieri, siamo stati a Matera e Nova Siri, accompagnati dagli assistenti della Auxilium e della Senis Hospis che lavorano con i profughi in queste due Città a cui va un sentito ringraziamento. Così come ringraziamo i migranti che hanno passato la giornata con noi e ci hanno spiegato i motivi delle proteste inscenate nei giorni scorsi.
Quello che a loro interessa è ottenere l’asilo e poter lavorare. Tuttavia i migranti giunti in Basilicata non provengono da zone di guerra.
Come il centro di prima accoglienza di Sasso di Castalda, anche quello nel borgo La Martella di Matera è al completo. Ospita 133 profughi, di cui 3 donne. Anche loro hanno protestato, qualche tempo fa, per le lungaggini burocratiche cui lo Stato italiano li sottopone per ottenere lo status di rifugiato e godere dei relativi diritti. 40 di loro non hanno ancora una data di convocazione per l’audizione in Commissione territoriale.
È vero però, anche, che questi ospiti, come quelli di Sasso, non provengono da zone di guerra ma da paesi poveri (Senegal, Nigeria e anche Pakistan), per questo 60 hanno già visto negarsi lo status e hanno fatto ricorso, che probabilmente verràrigettato.
La percentuale delle domande dei profughi che si trovano in Basilicata, che sono state accolte, è tra le più basse. Non sfiora neanche il 20%. Quasi tutti saranno destinati a rimanere clandestini. E poi? Poi andranno ad ingrassare le fila della clandestinità, mettendoli in una posizione debole che li renderà ricattabili. Insomma, lavoro nero, affitti in nero, zero istruzione, tutte piaghe che danneggiano non solo loro ma anche la nostra società.
Le proteste a Matera sono state un pòpiù ‘energiche’, diciamo così, tanto che sono dovute intervenire le forze dell’ordine: muri sfondati, qualche furtarello (ci dicono) di contanti e anche qualche bici. Per raggiungere il centro città. Perché loro, i rifugiati, vogliono stare in centro, anche solo per fare una passeggiata. Hanno torto? No. Non si può tenerli isolati dal mondo. Altrimenti di che integrazione parla Pittella?
È evidente che l’abbonamento tv per vedere le partite, la rete wifi, la scheda telefonica, i corsi di italiano che i ragazzi del centro tengono per loro, il letti a castello che non usano, non bastano.
Vogliono anche il biglietto per l’autobus ma i gestori del centro di accoglienza non possono garantire anche questa spesa.
A Nova Siri, la situazione è la medesima: su 36 migranti accolti, cinque hanno ottenuto la protezione umanitaria della durata di due anni, altri cinque, invece, hanno già fatto il ricorso in tribunale perché la commissione territoriale aveva respinto la loro richiesta. Tutti gli altri sono sempre in attesa di essere convocati.
Al centro di Nova Siri si sono attrezzati molto meglio. Fanno corsi di italiano e corsi serali per le scuole medie. Uno dei ragazzi ha anche trovato lavoro attraverso il progetto garanzia giovani e un altro, avendo imparato bene l’italiano, è stato assunto come mediatore culturale presso la stessa cooperativa.
Il sistema dell’accoglienza italiano, però, dimostra tutta la sua debolezza. Le lungaggini processuali della giustizia italiana e gli sbarchi incontrollati pregiudicano tutti gli sforzi sia dei reali immigrati che di chi li accoglie.
Su 36 immigrati di Nova Siri 2 lavorano, benissimo. Ma come mai dei 133 materani nessuno?
Forse perché i grandi numeri non aiutano la piccola Basilicata. I nostri Tribunali, pur essendo la Lucania poco popolosa hanno arretrati, pari, nelle debite proporzioni, a quelli delle grandi Città. Cosa accadrebbe se, come sembra, tutti i rifugiati facessero ricorso avverso il diniego della Commissione? Centinaia di ricorsi, oggi. Migliaia, domani. E i tempi della Giustizia si dilaterebbero ancora di più. 5 o 6 anni per vedere, magari, respinta la domanda di asilo.
Per questo siamo sempre più convinti che la direzione di sollecitare tramite Giorgia Meloni il Governo a prendere provvedimenti per accelerare l’iter dei richiedenti asilo sia la strada giusta.
Per questo riteniamo ancor di più che il raddoppio in Basilicata non sia fattibile: le strutture sono piene, il loro numero in proporzione alla popolazione lucana è già alto e, se già adesso ci sono segni di insofferenza, e non tra i Lucani, che sono popolo ospitale, ma tra i profughi stessi, cosa potrà accadere poi?
Se il Governatore imparasse che oltre gli slogan, oltre i buffet, ci sono esistenze che non possono essere trascorse solo a sopravvivere (e questo vale anche e soprattutto per i Lucani), magari si renderebbe conto che quella sul raddoppio è solo una grande operazione ‘commerciale’. Altro umanità e solidarietà.
Gianni Rosa, consigliere regionale Fratelli d’Italia – Alleanza Nazionale
Migranti, nota di Leonardo Rocco Tauro, Dirigente regionale Fratelli d’ Italia – A. N.: chiarezza ed immediatezza
Ho avuto l’occasione di visitare il centro Sprar ( Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati) di Nova Siri marina, unitamente al consigliere regionale, Gianni Rosa, che sta guidando le nostre delegazioni in giro per questi posti, e ad altri amici, per una visita autorizzata dalle competenti autorità. E’ stato un incontro interessante, per certi aspetti. Abbiamo verificato il buono stato dei migranti ospitati nella struttura situata nella via principale di Nova Siri Marina. Con giovani della cooperativa preposta che li assistono motivati e pieni di disponibilità.
Abbiamo anche interloquito con uno dei tutor specializzato di questi centri sparsi per l’Italia, che fungono da raccordo tra i centri di prima accoglienza e, appunto, le strutture che gradualmente li devono inserire ed integrare, per quelli che ne hanno diritto, in base ai termini fissati dalla legge in vigore in fatto di stranieri che giungono in Italia, nelle medesime comunità.
Dallo stesso professionista, abbiamo appurato che quelli che non hanno diritto al soggiorno ad una prima valutazione, possono fare ricorso, adendo fino a tutti e tre i livelli giudiziari italiani, con tempi, però, stratosferici, non certamente per colpa dei magistrati, ma proprio per l’elevato numero di coloro che appunto si appellano. Si parla addirittura fino a 6-8 anni ( si può realisticamente pensare che tutti possono essere assistiti per un tempo così lungo? ed in alternativa si possono veramente seguire tutti, nei loro movimenti? questo diventa un problema nel problema).
E siccome del problema non ne vediamo la fine, anzi, molto probabilmente, siamo ancora nella fase iniziale, fenomeno tragico orma planetario, che potrebbe anche durare decenni, cioè sino a quando si capirà che nessuna nazione al mondo può ospitare nuovi arrivati, e per un qualsiasi motivo, all’infinito, il tutto diventa emergenza.
Considerato che di emergenza si tratta, i provvedimenti legislativi e giudiziari devono essere altrettanto emergenziali, per esempio con una corsia preferenziale per questi tipi di ricorsi ( in Inghilterra c’è, perché non anche in Italia?). Trattandosi di esseri umani vanno accolti con dignità.
Con un percorso che faccia comprendere loro che a fianco di determinati diritti ci sono anche obblighi e doveri. Intanto comportamentali. Ma anche di rispetto per la storia, tradizione, cultura, usi e costumi delle nazioni accoglienti. Non si tratta di imporre loro il nostro modello di società a tutti i costi. Si tratta semplicemente di chiarire, in modo civile ma fermo, che le persone che chiedono di essere ospitati in casa altrui, devono loro adeguarsi ed accettare la nuova dimensione in cui si trovano a vivere. In quanto chi ha scelto, liberamente o meno, di venire in una nazione diversa da quella di nascita implica per lui l’accettazione, appunto, della nuova società. Dovrebbe essere cosa ampiamente scontata. Ma è sempre bene ribadirlo, senza stucchevole buonismo a tutti i costi, che in questi casi fa più male di tutto il resto. Questo perché tutti sono chiamati a fare la loro parte, dal legislatore agli operatori della legge, alle altre figure professionali che intervengono a vario livello. Con costi finanziari e logistici non indifferenti. Soldi sottratti ai nostri connazionali per aiutare quelli che stanno peggio di noi.E per i criteri delle solidarietà umana, o pietas cristiana, possiamo anche condividere. Anzi dobbiamo condividere. Non invertendo, però, i termini del problema. Perché nello stesso momento in cui visitavamo il centro per i migranti di viale Siris, venivamo a conoscenza che un cittadino di Nova Siri ( ma possiamo dire che casi come questo se ne contano, purtroppo, a centinaia di migliaia in tutta la nazione ) vive da moltissimo tempo in una roulotte di fortuna perché impossibilitato a sostenersi diversamente. Chiediamo troppo se anche queste persone del nostro Paese, altrettante sfortunate, ottengano un letto dove dormire e un pasto caldo, magari nella stessa struttura degli Sprar o altri analoghi centri di assistenza e tutela? Sarebbe un atto lodevole, ma anche una risposta di solidarietà alla pari.
Situazione migranti in Basilicata, nota di Latronico (Forza Italia)
“Chiederò ai prefetti di Potenza e di Matera di poter visitare alcuni dei centri di accoglienza dei rifugiati che sono presenti in Basilicata per verificare le condizioni di vita di queste persone, lo stato di avanzamento delle procedure amministrative per il riconoscimento dello status di rifugiato, e le azioni che si stanno attuando per valorizzare ed integrare i rifugiati”. Lo ha annunciato l’on. Cosimo Latronico (FI). “Credo che occorra, anche in Basilicata, un approccio che non smarrisca il senso di umanità di fronte ad una tragedia biblica e, nell’attesa che l’Europa ed il mondo occidentale facciano la loro parte, dare il nostro contributo all’altezza della nostra tradizione di solidarietà e di accoglienza. Ci sono storie positive che si raccontano, sia di accoglienza che di valorizzazione che vanno rese note ed incrementate. Anche una tragedia può essere un’occasione di crescita per tutti; sia per chi arriva da storie raccapriccianti e dolorose che per chi accoglie. La stima delle competenze e delle risorse umani presenti nei centri e nelle strutture di accoglienza, e’ un lavoro utile che può mobilitare attività ed iniziative di integrazione. L’iniziativa che intendo avviare servirà ad avere un monitoraggio ed a riferire nelle competenti sedi parlamentari”.