Giornata contro violenza sulle donne, intervento di Valeria Carolina Celeste Gucci, Responsabile Dipartimento Istruzione Fratelli d’Italia provincia di Matera.
Se domani non rispondo alle tue telefonate, mamma. Se non ti dico che torno per cena. Se domani, mami, vedi che il taxi non arriva, può darsi che io sia avvolta nelle lenzuola di un albergo, su una strada, o in un sacco nero. Può darsi cha sia in una valigia o abbandonata su una spiaggia. Non spaventarti, mamma, se vedi che mi hanno pugnalata. Non urlare se vedi che mi hanno trascinata. Mammina, non piangere se ti dicono che mi hanno impalata. Ti diranno che sono stata io, che non ho urlato, che erano i miei vestiti, che era l’alcol nel mio sangue. Ti diranno che è stato per l’orario, perché ero da sola. Che quello psicopatico del mio ex aveva dei motivi, che lo avevo tradito, che ero una puttana. Ti diranno che ho vissuto, mamma, che mi ero permessa di volare troppo in alto in un mondo senz’aria. Ti giuro, mamma, che sono morta combattendo. Ti giuro, cara mamma, che ho urlato davvero forte mentre volavo. Si ricorderà di me, ma’, saprà che sarò stata io a rovinarlo, perché mi riconoscerà nel volto di tutte quelle che gli urleranno contro il mio nome. Perché so, mamma, che tu non ti arrenderai. Però, per quanto tu possa volerlo fare, non imbrigliare mia sorella. Non rinchiudere le mie cugine, non vietare niente alle tue nipoti. Non è colpa loro, mamma, così come non è stata nemmeno colpa mia. Sono loro, saranno sempre loro (gli uomini). Lotta per le loro ali, visto che le mie me le hanno tagliate. Lotta perché siano libere e possano volare più in alto di me. Combatti perché possano urlare più forte di me. Perché possano vivere senza paura, mamma, proprio come ho fatto io. Mammina, non piangere sulle mie ceneri. Se domani sono io, mamma, se domani non torno, distruggi tutto.
Se domani tocca a me, voglio essere l’ultima.’
Ho voluto esordire citando questa commovente e forte poesia, scritta da Cristina Torres-Cáceres, nel settembre del 2017, dopo il femminicidio di Mara Castilla, una studentessa di 19 anni uccisa a Puebla, in Messico, dall’autista di un servizio di noleggio con conducente a cui si era rivolta per tornare a casa dopo una serata con gli amici, per ricordare oggi la Giornata Internazionale contro la violenza sulle donne. Anche la data del 25 novembre non è casuale. Questo giorno è emblematico per la lotta alla violenza sulle donne anche per ricordare tre sorelle coraggiose, le sorelle Mirabal (Patria, Minerva e Maria Teresa), assassinate brutalmente il 25 novembre del 1960 da mandanti del dittatore Trujillo, il dittatore che sottomise la Repubblica Dominicana tenendola nel caos per più di 30 anni in uno dei regimi più sanguinari dell’America Latina. Le sorelle Mirabal avevano tentato di contrastare il regime di Trujillo e, per questo, furono assassinate. Forse si può pensare che la violenza contro le donne sia soltanto lo stupro consumato, ma non è così. Questo è un reato odioso e molto grave, ma non è l’unica forma di violenza contro le donne. La violenza di genere non è solo l’aggressione fisica di un uomo contro una donna, ma include anche vessazioni psicologiche, ricatti economici, minacce, violenze sessuali, persecuzioni, compiute da un uomo contro una donna in quanto donna. Purtroppo, sovente, sfocia nella sua forma più estrema, il femminicidio. I numeri sulla violenza sulle donne in Italia, nel 2024, dimostrano che siamo ancora di fronte a un’emergenza nazionale. Sono 51 le vittime di femminicidio nel 2024, quasi 3mila le violenze sessuali nel corso del primo semestre dell’anno, sfiorano i 700 i casi di condivisione non consensuale di immagini e video intimi (il cosiddetto Revenge porn). E poi ci sono 33mila chiamate al numero antiviolenza 1522. Secondo il Ministero dell’Interno, dal 1° gennaio al 17 novembre di quest’anno, sono, appunto, 51 le donne che sono state uccise dal partner o dall’ex partner. Solo 7, invece, gli uomini vittima di una persona con la quale avevano o avevano avuto una relazione sentimentale. Questo ci dimostra che, quando a uccidere è il partner, nell’87,9% dei casi la vittima è una donna. Prevenzione e coraggio sono due dei fondamentali passi per sconfiggere questa piaga. Da insegnante e educatrice sento ogni giorno il dovere e la responsabilità di sensibilizzare i ragazzi, affinché questo fenomeno drammatico possa essere debellato del tutto. Prevenzione vuol dire parlare spesso e dialogare apertamente e con chiarezza ai giovani di come e cosa fare di fronte a casi di abuso o violenza sulle donne, madri, compagne o conoscenti che siano. Importantissimo è il coinvolgimento delle famiglie, purtroppo, a volte, la violenza parte dal focolare domestico. Quanti ragazzi assistono, ancora oggi, a violenze da parte del padre contro la madre, molte volte impotenti dal fare qualcosa, tendono a non parlarne con nessuno per vergogna o, peggio, per paura. Coraggio è l’altro passo che permette di denunciare chi usa violenza, molte donne hanno paura a parlare delle angherie subite e proprio per questa paura, spesso, il carnefice se ne approfitta e il femminicidio è il drammatico epilogo. Il supporto per le vittime è fondamentale, c’è il numero antiviolenza dedicato, il 1522, tantissime associazioni pronte ad aiutare e ad ascoltare e poi ci sono le nostre eccezionali forze dell’ordine, che tanto si impegnano per proteggerci e ascoltare il grido di aiuto delle donne in difficoltà. Impegnarsi tutti contro questa dolorosa piaga è una responsabilità e un dovere che toccano tutti noi.