Giovanni Caserta ha inviato una lettera ai Consiglieri comunali di Matera per chiedere l’intitolazione di una strada al senatore materano Michele Guanti. Di seguito la nota integrale.
Da tre o quattro anni almeno si registra una quasi frenetica corsa a trovare angoli, affacci e belvedere da dedicare a personalità materane e non. Tutte le strade, ormai, sono impegnate. Entrare nel merito è difficile e non è il caso. Ci sono, però, delle regole. La dedica di una strada, di un immobile pubblico è una cosa seria. In passato volli ricordare che, per legge, la dedica di un luogo pubblico richiede dieci anni dalla scomparsa del personaggio che si vuole onorare. La ragione è facile da capire. Sull’onda dell’emotività, troppo rapidamente e non sempre saggiamente si assumono provvedimenti. A volte si dà il caso che agiscono ragioni politiche, di partito, e persino familistiche. Chi correva di corsa a intitolare strade, fare monumenti e intitolare immobili pubblici fu il fascismo. Non c’è bisogno d spiegarne la ragione. Poi cambiano i regimi politici, cambiano persino le amministrazioni comunali e si cambiano i nomi alle strade. Spesso, rivalità di parte portano a meschine vendette. Che non è cosa moralmente difendibile. Né vanno sottovalutate conseguenze concrete e di spesa per chi in quella strada, in quel vicolo abita.
I dieci anni, secondo il legislatore,devono servire a maturare meglio la decisione, anche perché, nel frattempo, altre personalità arrivano che meritano di più. E si è costretti a trovare l’affaccio, brutta trovata, anche come vocabolo. Certo, rispetto ai dieci anni, ci può essere l’eccezione; ma riservata a personalità di indiscusso e indiscutibile prestigio (che nemmeno è facile a dirsi).
Non so se, attualmente, presso il Comune, per la toponomastica stradale opera una Commissione formata da persone che ,estranee alla amministrazione, abbiano una visione larga della storia presente e passata, cittadina e non. Persone, insomma, “super partes”.Una volta esisteva e io ne ho fatto parte. Garantirebbe, se non altro,regole che non si devono o non si dovrebbero eludere. Provo a indicarle: 1). Vanno conservati i toponimi, che fanno parte della secolare storia di una città. 2. Vanno evitati gli inutili doppioni. A Matera esistono Scuola “Stigliani” e via Stigliani Scuola “Torraca” e via Torraca, Scuola “Guerricchio” e Belvedere Guerricchio, Liceo “Emanuele Duni” e via Emanuele Duni, Cinema “Guerrieri” e via Guerrieri, Caserma “Lazazzera” e via Lazazzera, e simili.3. L’’intitolazione deve avere chiaro valore educativo o pedagogico, sia morale, sia culturale.Di ogni personaggio, perciò, oggetto di intitolazione,vanno indicate data di nascita e data di morte, professione ma anche evento o gesto per cui ha meritato l’onore.4. Va resa giustizia a personaggi del passato, che non hanno trovato chi, per personale e soggettiva conoscenza, li abbia ricordati. E’ opportuno, perciò, che la Commissione per la toponomastica, se esiste, o se si deve istituire, abbia un elenco di intitolazioni possibili, onde evitare la fretta del momento.Anzi, a scanso di errori o omissioni o parzialità, consiglierei di offrire ad ogni componente una copiadi due volumi diligentemente compilati dal compianto Antonio Giampietro: Lucania – Luoghi e personaggi della Storia, Altrimedia, 2005e Personaggi della storia materana, Matera, Altrimedia, 1999..
A suo tempo, facendo parte della detta Commissione, feci intitolare la strada a Raffaele Sarra, studioso della storia di Matera, medico e sindaco della città all’inizio del secolo scorso, tra il 1902 e il 1903, analitico e primo studioso dei Sassi, dimenticato. Altra strada feci intitolare ad Andrea Serrao, vescovo di Potenza, nel 1799 ucciso dai reazionari borbonici a Potenza. Spero che, considerato ilclima antipotentino che circola nella nostra città,nessuno, selvaggiamente, ce l’abbia ancora con me. A scanso di sciocchezze analoghe, voglio ricordare che Potenza ha intitolato una strada a Laura Battista, così come ha fatto Matera. L’intitolazione delle strade, non si trascuri la cosa, può essere anche ragione di dialogo e di superamento di municipalismi. Quanto ai toponimi, come membro della Commissione, feci conservare il nome di via Timmari alla strada che porta a Timmari, perché così popolarmente la si indicava.Oggi non voglio che mi si tolgano Pozzo Misseo, Papaglione e Stretta di San Vito.
Si diceva di personaggi del passato che tanto hanno influito sulla storia di Matera, purtroppo non ricordati. Penso in particolare agli anni 1945-1965, anni in cuici fu la svolta storica per l’Italia, per il Sud e per Matera, purtroppo rimasta – per il Sud e Matera – una gloriosa parentesi.Furono gli anni della grande svolta democratica e sociale. Nei Sassi non abitano più i contadini e nessuno più si ricorda di Michele Guanti, il cui nome echeggiava nei canti popolari, creati da Giuseppe Miriello durante le elezioni del 1948. Forse che non ha amici, tutti morti anche loro? Nel 2005 l’Amministrazione provinciale volle celebrare il 90° compleanno di Michele Guanti, nato il 1° novembre 1915, morto il 29 marzo 2013. Voglio ricordarlo sin da ora, quando sta per scattare il decimo anno. La celebrazione del 90° compleanno, il 1° dicembre 2005, fu voluta dalla Amministrazione provinciale allora retta da Franco Stella, uno dei più solerti presidenti dell’Amministrazione provinciale,che aveva la sacrosanta abitudine di rispondere a tutte le segnalazioni e i quesiti dei cittadini. Cosa che non ho trovato presso nessun altro. Non starò a dire quello che lessi quel giorno, in una manifestazione solenne, che vide la presenza assorta di Emilio Colombo, storico avversario di Michele Guanti. Alla relazione avevo dato questo titolo:“Michele Guanti: una vita per un mondo nuovo”. Ora posso e devo solo dire alcune cose essenziali.
Dirò che, laureato in giurisprudenza,figlio di un mastro muratore, Michele Guanti ebbe una formazione cattolica; nel 1944-46 aderì alPartito d’Azione. Nel 1946 fece la scelta di ”rivoluzionario di professione”, aderendo al PCI. Erano anni difficilissimi durante i quali l’adesione al PCI era motivo“ad escludendum”. Il comunista era figura da evitare se non radiare, perché sospetto portatore di progetti sovvertitori e atei. Guanti, per fare il “rivoluzionario di professione”, abbandonò il posto di impiegato presso il Consorzio di Bonifica, più sicuro e gratificato. Ricoperse subito, dal 1946 al 1956, il ruolo di segretario della Camera del Lavoro. Erano gli anni di occupazione delle terre e di morti.Ci furono, quando ministro degli Interni eral’on. Scelba, gli episodi tragici che videro cadere, uccisi negli scontri con la polizia, uomini e donne a Portella della Ginestra (1947), a Melissa (1949), a Isola Capo Rizzuto (1949), a Torremaggiore (1949), a Montescaglioso (14 dicembre 1949),a Venosa(1956). Il segretario della Camera del Lavoro era sempre in prima fila con i contadini, sotto gli occhi della polizia. A Montescaglioso anche Guanti gridò:“Non guerra ma terra”. Che male c’era?
Nel 1948 Michele Guanti fu candidato sindaco contro il democristiano Padula (eletto). Dal 1956 al 1960 fu presidente della Provincia. Furono anni dinamici. Creò borse di studio per ragazzi poveri e meritevoli, delle quali io per primo mi giovai.Istituì il Liceo Scientifico, l’Istituto Tecnico per Geometri e comprò il palazzo Malvinni Malvezzi.Istituì l’Istituto Tecnico Agrario. Dal 1963 al 1972 fu senatore, quando l’indennità di parlamentare si versava intera al PCI. Altro che Cinquestelle!Dal 1976 al 1980 fu di nuovo presidente della Amministrazione Provinciale. Nel 1947, nella grande Assise di Pozzuoli, dove si parlava di terra ai contadini, lui parlò anche dei Sassi, leggendo un lunga relazione, in cui parlò di case trogloditiche, povere di luce, di acqua corrente e di latrine”.Non era nemmeno arrivato Michele Bianco a parlarne in Parlamento. Più volte fu consigliere comunale. Vi pare poco, amici Consiglieri? E morì povero, come Michele Bianco.