“La nostra mozione impegna il governo a prendere una posizione chiara sul tema del glifosato, adeguandosi al principio di precauzione e alle più recenti normative europee che ne vietano l’utilizzo in pre-raccolta. Ciò significa anche adeguati controlli nei porti, dove continuano ad arrivare grani esteri contaminati. Come ci spiegano autorevoli scienziati, queste sostanze nocive vanno a finire nei terreni, nelle acque e nella nostra dieta mediterranea, con effetti devastanti sulla salute pubblica. E non è, come i difensori della chimica vorrebbero far credere, un fatto inevitabile ricorrere a questa sostanza né come erbicida né come disseccante per accelerare la maturazione del grano. Così come non è vero che i nostri grani non sono sufficienti, o qualitativamente adeguati, per la produzione di pasta, pane ecc. Chi lo sostiene sta difendendo interessi particolari che poco hanno a che vedere con l’economia agricola, con la tutela dei consumatori e con l’imparzialità e la responsabilità scientifica e istituzionale che la carica di senatore a vita comporta. Pretendiamo che gli standard di salubrità e sicurezza previsti a livello nazionale e comunitario siano applicati anche per i prodotti che provengono dai paesi extraeuropei. Abbiamo ampiamente dimostrato, nel corso della conferenza, che nel grano 100% italiano non v’è traccia di contaminanti. È questa la strada giusta da seguire, e sono felice che l’Aula, grazie alla nostra mozione, abbia preso coscienza della questione e si sia aperto finalmente un dibattito franco e trasparente”.
Lo ha dichiarato il senatore Saverio De Bonis, membro della IX Commissione Agricoltura del Senato, durante la conferenza stampa ieri a Palazzo Madama, dal titolo “Glifosato. Il governo manterrà gli impegni?”. Alla conferenza hanno partecipato in qualità di relatori, oltre ai senatori De Bonis e alla capogruppo del Gruppo Misto al Senato, senatrice Loredana De Petris, la dottoressa Fiorella Belpoggi, direttrice scientifica dell’Istituto Ramazzini, la dottoressa Patrizia Gentilini, onco-ematologa dell’ISDE Medici per l’Ambiente, Monica Di Sisto, della campagna Stop CETA/No Eu-Mercosur e il professor Giuseppe Altieri, agroecologo APS Cibus in Primis. Erano presenti anche i parlamentari Paola Binetti, Sara Cunial e Gregorio De Falco.
“La nostra mozione – ha dichiarato la senatrice De Petris –, che è il frutto di un lungo lavoro di studio e che grazie al dibattito è stata arricchita e aggiornata, ha segnato un risultato importante, con una larghissima maggioranza di 222 voti a favore. Discorso ben diverso è quello della mozione Cattaneo, che è stata approvata solo a livello formale. Come risulta anche dal verbale d’Aula, infatti, quattro senatori hanno votato per errore a favore, salvo poi far correggere subito dopo la votazione. Dunque, se l’esito non è modificabile, dal punto di vista politico cambia tutto. L’unica mozione su cui il governo deve impegnarsi è la nostra, in linea con l’intento maggioritario espresso dall’Aula”.
Gli interventi della dottoressa Belpoggi e della dottoressa Gentilini hanno dimostrato la pericolosità del glifosato e dei composti che da esso derivano, avvalorata da centinaia di studi scientifici internazionali. “La salute comincia dalla terra”, ha dichiarato Belpoggi. “In base alle nostre ricerche, il glifosato è il diserbante di cui si registra la maggiore presenza nelle acque superficiali italiane, insieme ad altri pesticidi”. In merito agli studi dello IARC, che fa capo all’OMS, la dottoressa ha precisato che la correttezza delle sue metodologie scientifiche non può essere messa in discussione “da scienziati che fanno politica”, e che lo IARC ha decretato il glifosato come “potenzialmente cancerogeno”. “Il problema – ha affermato Belpoggi – è che lo IARC è un organismo troppo indipendente, e questo dà fastidio a qualcuno”. La dottoressa ha poi illustrato alcuni importanti risultati dell’Istituto Ramazzini, tra cui non solo il livello di cancerogenicità ma anche l’interferenza endocrina, l’alterazione del microbiota intestinale e l’effetto di bioaccumulo del glifosato ecc, che dovrebbero convincere a “mettere fuori commercio questa sostanza, come previsto dalle leggi europee”.
Sulla stessa linea la dottoressa Patrizia Gentilini, la quale ha evidenziato la “tendenza riduzionista di alcuni approcci scientifici, che non prendono in considerazione la nostra interazione con l’ambiente circostante”. Gentilini ha peraltro evidenziato che “la presenza del glifosato aumenta la tossicità anche degli altri elementi di un composto”. In base a diversi studi stranieri e accreditati, il glifosato, oltre a interferire con le funzionalità renali, il microbiota intestinale ecc., può essere riconducibile a un “aumento dell’autismo del 33% e del rischio di interruzione della gravidanza. I danni che provochiamo con le nostre prassi sono un peccato grave di cui dovremo rendere conto. L’agricoltura deve diventare la fonte delle soluzioni, e non dei problemi. Se il nostro sistema immunitario è preservato dagli attacchi di pesticidi e altre sostanze nocive, può difendersi meglio anche da virus come il Covid”.
Nel suo intervento, Monica Di Sisto ha dichiarato: “Il Governo italiano ha l’occasione di fare la cosa giusta con questa mozione: ascoltare la lezione del Covid e rafforzare i controlli, il rispetto del principio di precauzione europeo e la tutela della salute a partire dalla terra e dal cibo. Le regole del commercio internazionale indeboliscono il sistema dei controlli e permettono a merci più economiche di buttare fuori mercato migliaia di aziende italiane che rispettano le regole. A partire dal caso Glifosate dobbiamo impedirlo”.
A chiudere la conferenza stampa il professor Altieri, il quale ha evidenziato i danni agroecologici provocati dal glifosato. “Fa male all’intero ecosistema. Il glifosato è fortemente nocivo per le piante, gli animali, le api, i suoli, le falde acquifere e l’uomo, come dimostrano tutte quelle evidenze scientifiche che la Cattaneo ignora o fa finta di ignorare”.
Anche le associazioni hanno avuto modo di esprimere la loro visione. “Proprio la pandemia – ha detto Simona Savini di Green Peace – ci indica che dobbiamo guardare al futuro, un futuro senza pesticidi. Ed è possibile farlo, usando i fondi pubblici per la ricerca e la riconversione ecologica del nostro sistema agroalimentare, e anche adottando consumi e diete più sostenibili”. Paolo Venezia, di Slow Food: “La sfida è cambiare tipo di agricoltura. Ce lo impone la crisi climatica che stiamo vivendo e la consapevolezza di quanto su questa incida un’agricoltura pensata su un modello industriale, ed è soprattutto a quel modello che glifosato ed erbicidi sono funzionali”. Manlio Masucci, di Navdanya International: “In un momento in cui in tutto il mondo si stanno approntando misure per vietare o fortemente limitare l’uso di fitofarmaci dannosi per la salute – in particolare il glifosato – è preoccupante che in Italia si assista ad un tentativo che va in direzione totalmente opposta e contraria a tutte le evidenze scientifiche raccolte dalla scienza indipendente. Chiediamo al governo che tenga conto che la salute dei nostri figli è molto più importante dei profitti delle multinazionali”.