Il politologo materano Franco Vespe in una nota esprime alcune riflessioni sul neonato Governo Draghi. Di seguito la nota integrale.
Mattarella ha alla fine dato mandato a Draghi il compito di formare il nuovo governo. La carta Draghi è stata la soluzione estrema a cui è ricorso il nostro presidente per salvare questa legislatura ai tempi del COVID. La politica ha fallito ed il nostro presidente è intervenuto con il bazooka affidando l’incarico ad un uomo a cui era davvero impossibile dire di no! Chi scrive non biasima affatto l’azione di Renzi che ha subito davvero uno sciocco quanto feroce linciaggio mediatico. Anzi! Non dobbiamo mai dimenticare che, dopo la disfatta di Caporetto, l’Italia cambiò governo, passando da Sonnino a Vittorio Emanuele Orlando e rimuovendoil suo capo di stato maggiore: il sanguinario ed incapace Generale Cadorna. Le cose andavano male e si ebbe il coraggio di cambiare. E quelli erano tempi di gran lunga più infelici di quelli di oggi! Siamo nel pieno di una pandemia senza precedenti, di una crisi economica spaventosa e dobbiamo disporre di finanziamenti del New Generation Plan (da ora in poi NGP) per 210 mld di Euro. Una cifra stratosferica che,per impiegarla, ha bisogno di competenze speciali che francamente difettavano al volenteroso Conte e dalla sua squadra. Il leitmotiv di Renzi è stato che, al contrario, questo era proprio il momento giusto per aprire una crisi perché si sarebbe dovuto decidere del futuro del nostro paese. Si dovrebbe passare dalla disfatta di Caporetto alla vittoria di Vittorio Veneto. Le sue critiche al NGP che si stava predisponendo erano in gran parte motivate. Non lo si poteva scrivere con le sole enunciazioni propagandistiche o infarcendolo di bonus a pioggia scriteriati. Il governo Draghi promette di rivedere drasticamente la filosofia del NGP dandole una impostazione strategica più robusta.O almeno: speriamo che sia così! La squadra formata da Draghi presenta infatti dei chiaro-scuri. Da una parte ha affidato i dicasteri più decisivi che saranno chiamati a scrivere il NGP a tecnici di sua fiducia. Gli altri dicasteri li ha affidati al ceto politico per farli giocare un po’, se si eccettuano quelli affidati ai leghisti Giorgietti e Garavaglia. Mi dispiace solo che Draghi non si sia affidato al Comitato di liberazione nazionale: ovvero a quella classe dirigente italiana che si è saputa affermare all’estero perché espulsa dal nostro paese per colpa di quell’ode alla mediocrità che si innalza imperiosa dalle nostre contrade.Per esempio chi scrive avrebbe chiamato la Prof.ssa Mariana Mazzuccato che insegna all’University Collage di Londra, a fare il ministro. Lei di economia dell’innovazione e del suo valore pubblico se ne intende! Sarebbe stata molto preziosa per la redazione del NGP. Non certo il bocconiano Colao che ha guidato in modo maldestro la task force della fase due. Tant’è che la Mazzuccato si rifiutò di firmare il rapporto scritto dalla task force guidato dal manager siderale. Il NGP deve essere sbilanciato sugli aspetti dell’innovazione e la ricerca in campo green ed energetico. La Mazzuccato ha ampiamente dimostrato che lo stato nel settore dell’innovazione,soprattutto in paesi iper-liberisti come gli USA, Gran Bretagna o la stessa Cina, gioca un ruolo strategico fondamentale. Sono proprio gli investimenti statali che creano innovazione (il debito buono). Il trasferimento tecnologico e le ricadute industriali e commerciali alle imprese si hanno solo su prodotti dell’innovazione ormai consolidati: ovvero quando il rischio ormai lo ha assunto ed assorbito tutto lo stato. Perfino il cosidetto “Venture Capital”-ovvero il capitale di rischio che un imprenditore dovrebbe mettere sul piatto per metter su un impresa con un supposto elevato tasso di sviluppo- spesso viene messo a disposizione dallo stesso stato! Basti pensare che il MISE di Calenda programmò di finanziare la transizione verso l’industria 4.0.Per la gestione del NGP c’è proprio bisogno che lo stato torni ad avere una visione strategica di sviluppo del nostro paese. Che centra alloraIl bocconiano iper-liberista Colao ?Più che portare commesse alle multinazionali, del quale è brillante epigono, non può fare. Il battutista Grillo avrebbe dovuto impuntarsi sulla Mazzuccato ed esigere che fosse messa al ministero che aveva chiesto di istituire. A proposito del M5S: dalla vicenda Draghi ne è rimasto stritolato. Avrebbe dovuto essere il partito faro e di riferimento, dalle radici programmatiche solide, ed invece si è fatto travolgere da alleanze con partitidalla robusta cultura di governo: Lega prima, PD dopo, Lega e PD adesso. Non è colpa solo della qualità del ceto politico che ha messo in campo. Si sa quando avviene una rivoluzione non tutto il nuovo è buono e sano. Solo il tempo farà la selezione. I suoi errori affondano nella notte dei tempi. Alle elezioni politiche del 2013, il M5S aveva sfiorato il primato con il 25% dei voti. Chi vi scrive era già iscritto in modo dormiente al movimento dal 2011 e si decise di diventarne un militante. Bisognava contribuire a questa nuova volontà di cambiare degli italiani. Nella sua pur breve, sfortunata, esperienza da militante, cercò di convincere gli attivisti che non era più forza di opposizione ma di governo visto l’ampio consenso raccolto. Doveva pertanto attrezzarsi per mettere in campo una classe dirigente all’altezza e che scrivesse un programma solido capace di abbracciare laicamente la complessità dei problemi senza trincerarsi dietro i tanti no a “prescindere” da duri e puri. Non è stato così e quello che sta vivendo oggi è la conseguenza di questa sua debolezza programmatica che li ha costretti alla fine in questi pochi anni di governo, ad improvvisare ed a contraddirsi ripetutamente. Di altre “oscurità” ne parleremo in seguito…